Ottavio Di Brizzi: dieci anni dopo … !!

 

Aldo Bianchini

SASSANO – Nel pomeriggio del 12 marzo scorso transitando in auto per Silla (frazione di Sassano) avevo notato un assembramento di persone intorno al famoso “Sassosano” che per espressa volontà del compianto architetto Ottavio Di Brizzi era stato sistemato in quel sito a testimonianza delle origini sassanesi. Pensai si trattasse della nuova inaugurazione di alcuni lavori di sistemazione delle aiuole intorno al macigno di pietra, insomma un po’ come fa De Luca a Salerno per ogni scalino io insegna, e tirai dritto; non immaginavo che si stava ricordando la memoria dell’architetto con la deposizione di una targa. Lo avessi saputo mi sarei, ovviamente ed educatamente, fermato; accade spesso, purtroppo, che nessuno mi avverta delle manifestazioni in agenda sia del Comune che delle altre associazioni presenti sul territorio, eccezion fatta per la Pro Loco dell’amico e attento Franco Biancamano. Neppure il corposo staff giornalistico di Valentino Di Brizzi è stato così accorto. Ho appreso della commemorazione qualche giorno dopo leggendo casualmente un report giornalistico di Chiara Di Miele su Ondanews; un report decisamente scarso di commenti e semplicemente cronachistico. Mi sono subito chiesto se una targa può essere sufficiente a ricordare un personaggio poliedricamente complesso come è stato Ottavio Di Brizzi. La risposta decisa è <<certamente no>>. Ci vuole ben altro per ricordare l’amico Ottavio che, almeno nel mio immaginario, rimane sempre e comunque un “uomo libero” da qualsiasi condizionamento, neppure di natura politica pur appartenendo egli stesso ad un preciso partito che poco più di venti anni fa cominciava a formarsi anche nel Vallo di Diano. Ottavio veniva da una convinta formazione socialista, quella dei cosiddetti “quarantiani”, e suo padre Giavanbattista  lo aveva inserito, a  volte anche a forza, in quel ristretto <<gruppo operativo>> che interpretò al meglio il credo politico del compianto deputato/senatore Enrico Quaranta e che si riassumeva in una frase ad effetto e dal grande impatto mediatico su intere popolazioni: <<Andate in mezzo alla gente e combattete>>. Più che una frase fatta era proprio un motto, una sorta di <<governo del fare>> preistorico e assolutamente innovativo per quegli anni. E nel periodo storico del dopo tangentopoli la frase di Quaranta ritornò più che mai attuale e Ottavio la seppe interpretare e fare sua al meglio, ma lo fece comunque con grande eleganza e con grande capacità aggregativa non sottraendosi ai rischi della battaglia in campo aperto quando si rendeva conto che non poteva più esserci una risoluzione concertata e dialogata. Non si fece mai ingabbiare né dai partiti, né dalle ideologie classiste e selettive e neppure dalle cariche che spesso veniva chiamato a ricoprire seppure tra critiche e polemiche, a volte anche aspre. Come ad esempio la sua nomina a coordinatore di Forza Italia (prima versione !!) del collegio elettorale del Vallo di Diano che, esattamente dieci anni dopo le premature scomparse di Ritorto e Quaranta, poteva trovare il suo nuovo leader nella figura del forzista Ottavio e non seppe o non volle fare la scelta utile per il rilancio dell’intero comprensorio. Ma Ottavio era capace anche di fare passi indietro momentanei in attesa di tempi migliori e, soprattutto, sapeva avvalersi della professionalità degli altri (qualche volta anche in maniera strumentale, ma mai spocchiosa !!) per raggiungere gli obiettivi che lui riteneva utili per l’intera comunità. All’epoca io facevo televisione a Salerno, una televisione d’avanguardia come nel Vallo ancora oggi non c’è sentore, e lui da <<assessore>> in una delle tante giunte Arenare venne a trovarmi a casa al Caiazzano per riferirmi di alcune problematiche che da solo non riusciva a risolvere data l’ottusità della giunta e dello stesso sindaco il quale con una mano faceva finta di dargli e con l’altra gli sottraeva tutto, potere e credibilità. Con la telecamera dell’amico Rocco Colombo e sotto la guida dell’ottimo regista Mario Frari confezionammo una serie di <<servizi televisivi>> che andarono regolarmente in onda su Italia/2 e che suscitarono ampio scalpore per il loro taglio assolutamente rivoluzionario per l’epoca: venivano denunciati, tra l’altro, il degrado in cui versava il cimitero, la raccolta dei rifiuti, le pulizie dei siti dove effettuavano le sagre e/o le feste, la ripetitiva assegnazione a ditte ben note dei lavori pubblici per la manutenzione ordinaria e straordinaria. La giunta andò letteralmente in tilt e, addirittura, un assessore fu indotto a scrivermi una lettera durissima con un taglio tra l’ironico e satirico. Ricordo che la lettera conteneva finanche un riconoscimento, ironico e fazioso, per la mia <<brillante attività di giornalista che veniva esaltata soprattutto nel periodo estivo quando godevo di un meritato riposo paesano>>, ma conteneva anche una sorta di minaccia subdola e squallida che il sindaco si preoccupò, quasi subito, di riportare nei canoni di opportuna civiltà. Capirono tutti che dietro di me c’era la spinta di Ottavio Di Brizzi (anche se non era mai apparso in video) che, per ironia della sorte, era anche un membro autorevole di quella giunta, anche se ancora per poco perché ci fu lo scontro durissimo, che lui volle con tutte le sue forze di uomo libero, tra le due <<grandi famiglie sassanesi>> dei Biancamano e dei Di Brizzi per la gestione del cimitero comunale con un epilogo giudiziario davvero fuori dal comune in danno del compianto Nino Biancamano. Questi era Ottavio Di Brizzi, prendere o lasciare, e mi piaceva così com’era, genuino e trasparente, anche se diverse sue punte caratteriali non mi andavano giù e, spesso, gliele contestavo. Ma era, innanzitutto, l’uomo capace di ragionare e di andare spesso contro gli interessi della “Di Brizzi group”  come quando, con spiccato senso ed equilibrio politico, liberò l’intera aerea dove ora sorge la Villa Comunale e sulla quale per decenni venivano depositate enormi strutture tubolari e piramidali del gruppo. Ecco Ottavio non avrebbe mai continuato a tenere in piedi quella obbrobriosa tabella laterale al parcheggio della BCC/Sassano perché si sarebbe reso conto che poteva creare impedimento alla popolazione con la mancanza di visibilità stradale e l’avrebbe rimossa nonostante le probabili mille ragioni in favore del gruppo contro la stessa Bcc. E qui si innestavano le vere capacità politiche e di sintesi che contraddistingueva la vita pubblica di Ottavio che purtroppo è durata poco, molto poco. Ricordo un importante viaggio verso Roma, con Valentino (il fratello che ha continuato l’attività politica) e Gaetano Arenare (allora sindaco), sulle tracce ministeriali post-mortem di alcuni specifici progetti elaborati dall’Ottavio architetto e, soprattutto, sulla base di nuove e ritrovate convergenze politiche tra il gruppo storico di Gaetano e quello nascente dello stesso Valentino che se ha un merito è quello di aver dato al nuovo rilancio politico familiare una veste più professionale e meno sentimentale. Come dire che a volte la morte cancella dissidi e antichi rancori per proporne, poi, dei nuovi. Ma la risorsa vera, l’anima e il cuore socialista, che vedevo nell’azione di Ottavio (ed in parte anche di Valentino) era tutta fondata sull’enorme esperienza e lungimiranza del padre, Giovanbattista Di Brizzi, che ha sempre incoraggiato l’attività politica dei figli, soprattutto di Ottavio, e che io non solo ho apprezzato nei lunghi anni in cui deteneva lo scettro di assessore ai lavori pubblici di Sassano ma anche per la grande sensibilità ed indipendenza dimostrata nel brevissimo periodo (molto breve per poter stilare un giudizio conclusivo !!) di vicinanza politica tra Valentino e mio figlio Giuseppe. Spesso quando lo vedo, vecchio e stanco, aggirarsi per Silla mi ritrovo a pensare al dolore di un padre per la perdita prematura di un figlio. Per Giovanbattista deve essere stato, come è, un dolore squassante e lancinante, insopprimibile e represso al tempo stesso; un esercizio durissimo di vita, quella stessa vita che, credo fermamente, l’uomo Giavanbattista avrebbe sacrificato volentieri in cambio di quella del figlio che una volontà superiore gli ha strappato per sempre in una tragica mattina romana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *