I nuovi paesi emergenti a grandi potenzialità: ma è tutto oro quello che luccica?

 

Filippo Ispirato

Mentre l’Europa mediterranea è alle prese con un periodo prolungato di crisi, con la Grecia ormai soffocata dalle misure di austerità imposte dalla Trojka,ci sono diversi paesi asiatici e sudamericani che vengono tenuti sotto osservazione per le loro forti potenzialità di crescita.

I Bric, Brasile, Russia, India e Cina sono paesi che già da diverso tempo hanno rallentato la loro corsa e analisti, esperti di economia e mercati finanziari sono alla ricerca di nuovi eldoradi, in cui la crescita possa  avere un ritmo sostenuto ed in cui sia possibile investire.

La Coface, una compagnia assicurativa di credito e di investimenti francese, ha analizzato, in un suo report pubblicato il 25 Marzo scorso, la situazione economica e sociale di diversi paesi emergenti a forte potenziale di crescita, individuandone alcuni che potrebbero rappresentare delle buone opportunità di investimento in futuro: la scelta è ricaduta sui “CHIPP”.

CHIPP è l’acronimo di Perù, Filippine, Indonesia, Colombia e Sri Lanka. La selezione di questi cinque paesi si basa sull’analisi di tre gruppi principali di indicatori:

– il primo riguarda il tasso di crescita del loro Prodotto Interno Lordo; la crescita del Pil nel biennio 2010-2011 doveva essere maggiore rispetto alla media del decennio precedente (1999-2008) ed aver retto bene alla recessione globale del 2009.

Inoltre le previsioni di crescita per gli anni futuri dovrà superare il 4%, con una quota di esportazioni merci in rapporto al Pil non superiore al 40%, in quanto l’economia del paese sotto osservazione non deve dipendere quasi esclusivamente dalle esportazioni e dalle economie delle altre nazioni. 

– il secondo indicatore riguarda il tasso di risparmio interno, che deve superare il 10% rispetto al suo Pil. Questo poiché il paese, per finanziare i suoi investimenti in progetti sociali, economici ed infrastrutture non deve dipendere esclusivamente dal debito estero. Troppo spesso infatti, ricordiamo il caso Argentina, molte nazioni si sono trovate letteralmente strozzate dagli interessi sul debito nei confronti di banche di investimento, di altre nazioni economicamente forti e delle agenzie internazionali.

– il terzo criterio di selezione  riguarda il livello di corruzione, l’efficienza dell’apparato burocratico e il progresso del sistema finanziario ed economico presente nel paese; indicatore che ha escluso diversi paesi africani, Kenya in particolare, dove, sebbene ci siano forti tassi di crescita e nuove spinte al progresso e allo sviluppo economico, rimangono elevati i livelli di inefficienza della pubblica amministrazione ed il grado di corruzione.      

Questa nuova classificazione di paesi ad alta potenzialità di crescita preferirei definirli ad alto potenziale di reddito o di rendimento. Creare tante sigle, cercare spasmodicamente nuovi paesi o aree geografiche, settori innovativi nei quali cercare nuove opportunità dove investire il proprio patrimonio o il proprio fondo sovrano non è assolutamente sinonimo di crescita, e si assiste sempre più al predominare della speculazione finanziaria sull’economia reale. Ho parlato non a caso di speculazione finanziaria e non di finanza, in quanto la finanza, a mio parere, se correttamente utilizzata, funge da spina dorsale per un sistema economico.

Alle agenzie internazionali, e ancora di più ai mercati finanziari, non interessa tanto il progresso economico di una nazione quanto piuttosto il rispetto di rigide regole di bilancio e di contenimento del debito pubblico e l’andamento del loro mercato borsistico; questo a discapito del benessere sociale ed economico dei cittadini. La Grecia, senza aggiungere altre considerazioni, è l’emblema del fallimento di questa concezione. Quanto tempo dovrà passare prima che tocchi anche al nostro paese?

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