SCUOLA/3: i bambini e le maestre di Caselle !!

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Schiaffi e strattoni per fare silenzio, faccia al muro per ore, schiacciamento forzato del capo sul banco e/o sui libri; tutto questo, e chissà cosa altro ancora, sarebbe accaduto nella scuola di Caselle in Pittari che da qualche settimana è sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti della Procura della Repubblica di Lagonegro e che tiene banco su molti grandi network televisivi nazionali. L’esasperazione e la lacerazione del legittimo <<esercizio del mezzo di correzione>> che dovrebbe essere patrimonio genetico e del dna di ogni docente e che sicuramente lo è stato almeno fino ai tempi del mitico <<maestro televisivo>> Alberto Manzi con il suo programma <<Non è mai troppo tardi>> sulle frequenze dell’allora unico canale televisivo nazionale Rai/1, sembra ormai non far più parte di quel patrimonio che caratterizzava, quasi tutto al femminile, l’arte dell’insegnamento con il <<maestro unico>> nelle scuole elementari. Ruolo che era, ovviamente, patrimonio quasi esclusivo delle donne (l’esempio di Manzi come di altri maestri maschi era un’eccezione alla regola) perché a ragion veduta ritenute capaci di una <<pazienza innata e prolungata>> dell’essere donne e mamme. A fronte di questa pazienza innata e prolungata c’era una popolazione scolastica che era nata e cresciuta all’ombra del <<culto del maestro>> che se sotto certi e pochi aspetti poteva essere un fatto negativo, per tutto il resto era garanzia di assoluto equilibrio nel difficile e contorto rapporto tra docente-alunno-famiglia. Più di qualcosa in questo rapporto è cambiato radicalmente, innanzitutto la famiglia non si affida più totalmente e ciecamente alla scuola e per essa al docente di turno che spesso addirittura contesta violentemente; in secondo luogo perché  la popolazione scolastica giustamente allargata a tutti i ceti sociali facendo lievitare verso l’alto il tasso complessivo di irrequietezza e di insubordinazione; in terzo luogo perché il docente in genere ha perso l’antica autorevolezza e con essa la pazienza innata e prolungata. Dai tempi di Manzi sono accadute troppe cose, il ruolo del docente è stato passato più volte al setaccio ed è stato troppo spesso tenuto nel mirino come fosse l’unico problema del cattivo funzionamento della scuola. C’è un quarto fattore, non meno importante degli altri, che mette in evidenza come questi “presunti” episodi di violenza sui bambini vengono perpetrati quasi esclusivamente da insegnanti donne. E questo potrebbe dirla lunga, nel medio e lungo tempo, sulla tenuta psico-fisica dell’equilibrio educativo di un docente rispetto all’esercizio del mezzo di correzione che qualche volta tracima dalla sua normale e logica applicazione per sconfinare negli eccessi se non proprio nella violenza anche nella normalità del rapporto che, comunque, dovrebbe continuare ad esistere tra scuola-alunni-famiglie. A Sala Consilina si racconta che una mamma, pochi mesi fa, si sia recata nella scuola-materna (nell’ambito di un istituto comprensivo) della figlioletta per protestare contro un’insegnante rea di non <<imboccare>> la bambina che per questa <<disattenzione colpevole>> continuava a perdere peso. La maestra, educatamente (io non avrei avuto così tanta pazienza !!), avrebbe cercato di far capire all’insistente e maleducata mamma che forse era più giusto che cominciasse ad abituare a casa la bambina a non essere imboccata. Apriti cielo, ne è seguita una aspra discussione che, forse, è arrivata finanche nel consiglio d’istituto. Ho raccontato questo episodio realmente accaduto per meglio significare come sia diventato difficile il rapporto tra scuola e genitori. Per colpa di entrambi, naturalmente. Ma tutto questo di certo ha inciso profondamente sulla tenuta psico-fisica alla distanza della insegnante che, sebbene pimpante all’inizio di carriera, arriva sgonfia e svuotata di ogni interesse nel normale esercizio del mezzo di correzione a fine ciclo quando anche l’età non gioca più a suo favore, da qui la facile perdita di pazienza e l’abbassamento verticale delle capacità di trasmettere il sapere. Purtroppo tutto questo accade normalmente nelle scuole elementari che storicamente coincidono, almeno per il primo <<step prima-terza>>, con il periodo di maggiore elasticità dell’apprendimento di ogni singolo scolaro di tutte quelle nozioni utili per il resto della vita; e nessuno, forse, si rende conto della reale gravità del distorto utilizzo del mezzo di correzione. Il bambino, almeno secondo alcune correnti di pensiero, si forma sostanzialmente proprio tra la prima e la terza elementare, e quella formazione se correttamente ricevuta gli sarà utile per sempre. Purtroppo il nostro sistema scolastico, nonostante le tante riforme, non prevede l’esclusione da quel ciclo di studi, di tutti gli insegnanti che hanno superato una certa età e/o che non hanno superato appositi test psicoattitudinali che bisognerebbe inventare ed introdurre velocemente, e non solo nel mondo della scuola ma in tutte le altre  professioni. Se non si adottano questi semplici correttivi che in altri paesi sono in essere da decenni dobbiamo predisporci a commentare, di tanto in tanto, casi come quello di Caselle in Pittari.

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