GIUSTIZIA/15: il rigurgito di tangentopoli !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Gli interventi del prof. Aniello Salzano (già sindaco di Salerno) e di Gaetano Amatruda (portavoce del governatore Caldoro) ospitati dal quotidiano “Il Mattino” domenica e lunedì scorsi mi danno la possibilità di dire la mia in merito alle <<presunte responsabilità>> del magistrato Michelangelo Russo (da poco ritornato a Salerno e in Corte di Appello, dopo esserne stato per anni un indiscusso protagonista, nel bene e nel male, fin dai tempi di tangentopoli … ed anche prima). Il dr. Russo in un suo recente intervento, ospitato da Il Corriere del Mezzogiorno il 10 giungo 2014, aveva cercato di dare alcuni consigli al dr. Raffaele Cantone (recentemente messo a capo di una struttura evanescente come quella dell’Autority contro la corruzione negli appalti pubbblici) ed aveva richiamato alcune sentenze della Cassazione, due in particolare, quelle della Fondovalle Calore e del Trincerone Ferroviario, due inchieste giudiziarie dei primi anni ’90 che sconvolsero gli assetti politico-istituzionali della nostra provincia. Sono praticamente d’accordo su tutto quello che Aniello e Gaetano hanno scritto; soprattutto lo sfogo di Aniello (innocente per antonomasia !!) mi offre lo spunto per alcune riflessioni, come dicevo, sulle presunte responsabilità di Michelangelo Russo. Per chiedere le scuse di Russo io non prenderei per nulla ad esempio  le scuse offerte dal magistrato Diego Marmo alla compagna di Enzo Tortora (il presentatore tv)  e dalla stessa non accettate; se analizziamo attentamente la lettera scritta da Francesca Scopelliti (già compagna di Tortora) si intuisce che molto furbescamente la stessa ha chiesto in maniera surrettizia le scuse per poi avere la possibilità di respingerle. A cadere nella trappola in maniera sciocca ed anche ingenua è stato il pm Diego Marmo che, è bene ricordare, in quel processo sostenne soltanto la pubblica accusa in dibattimento non avendo partecipato alle indagini preliminari tutte svolte dai pm Felice Di Persia e Lucio Di Pietro (che oggi è procuratore generale a Salerno). Michelangelo Russo non è così ingenuo. Con Gaetano Amatruda, in particolare, non sono assolutamente d’accordo su un passaggio della sua nota, quando scrive testualmente che: <<nel quadro di una serena rilettura della Mani Pulite salernitana, allargando la riflessione di Salzano in un clima di “rispetto della magistratura che qui a Salerno, da sempre e quotidianamente, mostra prova di grande equilibrio>>. E’ proprio questo il punto dolente, la magistratura qui a Salerno non ha dato prova di grande equilibrio, e per equilibrio intendo l’esercizio dell’azione penale in piena autonomia e indipendenza sia nei confronti della destra che della sinistra. Questo è il mio pensiero di cittadino prima ancora che di giornalista; in tutti questi anni ho visto troppe cose forzate che hanno prima spianato la strada per il famoso <<ventennio deluchiano>> e poi lo hanno tenuto e lo tengono tuttora a galla. In questo quadro che dura dal 1990 (cioè dalla grande vittoria socialista con il 33%) probabilmente Michelangelo Russo fu solo una pedina di quel disegno misterioso che tiene tante cose insieme in questo benedetto Paese, un disegno pilotato a turno da condottieri vecchi e misteriosi in quella che molto saggiamente il grande Sergio Zavoli definì <<la notte della repubblica>>. Non dimentichiamoci che la tangentopoli nacque da <<una lettera di un’associazione ambientalista di Aquara>> contraria alla costruzione della Fondovalle Calore ( De Luca, quindi, stia attento quando spara siluri contro le Associazioni). Le indagini inizialmente svolte da Michelangelo Russo al quale vennero presto affiancati Luigi D’Alessio e Vito Di Nicola portarono alla scoperta di una marea di piccole e grosse illegalità (a volte anche solo formali !!).  Fu così che <<tangentopoli>> dispiegò le sue ali a 360° anche sul famoso pacchetto dei 140 miliardi (vecchie lire) dei lavori pubblici divisi tra Fondovalle, Trincerone, Teatro Verdi, ecc.  E per correttezza va aggiunto che, come Diego Marmo ma al contrario, Michelangelo Russo non ebbe mai l’oppurtunità di portare i risultati delle sue indagini in dibattimento perché <<venne brutalmente fatto fuori>> da quello che era stato presentato come <<il team dei tre Di Pietro di Salerno>> per ragioni ancora oggi molto misteriose. Anche la comunicazione alla stampa dei primi clamorosi arresti della Fondovalle Calore venne data soltanto da D’Alessio e Di Nicola nell’assolato pomeriggio del 23 luglio 1992. E’ vero, però, che Michelangelo Russo fu l’ispiratore di tutte, o quasi, le inchieste di tangentopoli (aveva ed ha questo grande intuito investigativo che spesso non concretizza !!) ma è altrettanto vero (e sarebbe scorretto non ricordarlo) che altri magistrati affondarono subdolamente il coltello nella piaga, forse anche più di Russo. Anche per il Trincerone fu Russo a chiedere gli arresti ma ci fu anche un gip che li concesse ed un  gup che rinviò a giudizio gli indagati e che, infine, la pubblica accusa dinanzi al gup fece il bello e il cattivo tempo per indurre Marcello Rescigno a rinviare, comunque, a giudizio gli imputati; così come aveva chiesto un nuovo arresto per Salzano (inchiesta Seminario) ma un attento gip non li concesse. All’epoca Russo era già procuratore capo a Lagonegro anche se  spesso lo vedevano aggirarsi nei corridoi del terzo piano fino dinanzi alla stanza di Rescigno, ma ovviamente ci fu anche chi quell’atteggiamento sbagliato e fuori luogo glielo consentì. Altro che storie, la storia di tangentopoli bisognerebbe davvero ricostruirla e riscriverla. Io ci ho provato spesso, ma da solo è molto difficile. Una larvata risposta l’ha data lo stesso Michelangelo Russo rispondendo ad una precedente lettera di Enzo Napoli (sempre a Il Mattino) ed per la sua assenza dalla cerimonia di presentazione del mio libro su Vincenzo Giordano: << Io facevo e faccio il giudice e, dunque, non tocca a me dare risposte che soltanto la storia potrà fornire. Ho sempre pensato che Vincenzo Giordano non avesse mai messo nelle proprie tasche neppure una lira, ha però avallato, forse inconsapevolmente, un sistema di potere ormai sfuggito a qualsiasi controllo. Capisco che i politici devono rispondere al loro elettorato ma il “governo del fare” di allora sicuramente fece troppo in fretta scavalcando procedure e progetti esecutivi. Insomma un po’ come succede oggi nella “Salerno del fare” del sindaco De Luca; la fretta di dover fare a tutti i costi porta sempre a qualche distorsione e nessuno deve meravigliarsi se alla fine arriva la magistratura a rimettere le cose nel solco della legalità>>. Insomma anche Vincenzo De Luca è avvertito, l’antica presunta amicizia con il pm df’assalto forse non c’è più. Per concludere affermo che certamente Michelangelo Russo fu protagonista di una veemenza investigativa, più caratteriale che animata da rivendicazioni personali, ma è altrettanto vero che con lui e forse più di lui anche altri magistrati dovrebbero essere richiamati alle loro responsabilità. Per questo Russo non si scusa e non si scuserà mai.

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