NEUROCHIRURGIA: “Quella tangente per non soffrire” … le forzature della stampa !!


Aldo Bianchini

SALERNO – La notizia apparsa lo scorso 21 maggio su un quotidiano salernitano mi ha lasciato perplesso, per non dire esterefatto. L’ho fotografata e l’ho pubblicata a corredo di questo mio approfondimento, tanto per dimostrare (se ce ne fosse stato bisogno) che per i miei commenti faccio sempre leva su notizie acquisite direttamente o lette sui vari quotidiani. Per chi non riuscisse a leggere bene quanto evidenziato dalla foto riporto testualmente il contenuto dell’articolo pubblicato con il titolo di “Quella tangente per non soffrire”; ecco il testo: “”Al reparti di neurochirurgia nessuno parla. All’interno delle stanze ci sono molte persone anziane, spesso riposano. Accanto a loro qualche familiare preoccupato. L’altra mattina, però, al momento della dimissione dal reparto, dopo aver subito un intervento chirurgico, una donna andando via ha urlato contro il sistema denunciando ad alta voce di aver atteso un anno per avere quell’operazione. E se lei è stata penalizzata,altri raccont5ano in anonimato le proprie storie. Come il parente di un sessantenne con un tumore al cervello che, racconta il suo familiare, dopo diverse settimane di ricovero, ha dovuto cacciare tremila euro per essere operato. Una prassi che molti avrebbero seguito, molti di loro sono stati interrogati dai carabinieri ma non hanno né ammesso né negato””. Ho riportato in grassetto, così come sul quotidiano, la notizia che è apparsa in una specie di finestra per attirare ancora di più l’attenzione del lettore. E su che cosa doveva attirare l’attenzione del lettore: sul nulla !! E’ solo questa la risposta che una persona normale può dare dopo aver letto una simile notizia. Ma di cosa stiamo parlando, mi ha chiesto un lettore dinanzi l’edicola, ma questi sono ridotti peggio dei soloni che si spacciano per esperti sulle tv nazionali e dicono un sacco di cazzate nei vari talk show incentrati, ormai, solo sulla cronaca nera o di malaffare. Secondo me l’articolo sopra pubblicato va ancora oltre, se possibile, rispetto alle trasmissioni televisive che ci propongono esperti in giudiziaria che, probabilmente, non conosco nemmeno il più semplice degli iter processuali. In questo articolo si va oltre la più prolifica delle immaginazioni; si descrive un reparto ospedaliero in maniera da catturare la psicologia del lettore, poi si inventa una dimissionata che grida per le scale (di queste cose ne sono sempre accadute !!) e infine facendo leva sul senso di pietà, di cui ognuno di noi è portatore, si spara la notizia “tremila euro per essere operato”; fortunatamente questa volta senza la necessità di nasconderli in un giornale. Ma è il finale che deve far riflettere; probabilmente il giornale per non andare incontro a spiacevoli contestazioni anche da parte dell’autorità giudiziaria tira fuori dal cilindro il colpo di scena e scrive “molti di loro sono stati interrogati dai carabinieri ma non hanno né ammesso né negato”. E allora di cosa parliamo ? Assolutamente incredibile la nuova formula giuridica scoperta dal giornale “né ammesso e né negato”, come se il dichiarante avesse la possibilità di dire “non ammetto e non nego”. Fortunatamente tutti sanno che davanti ad un giudice chi deve rilasciare una dichiarazione giudiziaria ha tre possibilità: confessare, proclamare la sua innocenza o dire di non ricordare. Quindi si può agevolmente concludere che ci troviamo di fronte ad una notizia senza sale e senza pepe, una notizia che, però, è stata pubblicata facendo uso del grassetto e di una finestra per meglio evidenziarla all’attenzione del lettore. Se questa non è forzatura della notizia, vorrei cortesemente essere spiegato che cosa è. Ovviamente io non so se i medici Luciano Brigante, Renato Saponiero, Takanori Fukushima e Gaetano Liberti sono o meno colpevoli e nell’attesa di saperlo dovremmo tutti usare una maggiore moderazione nell’acquisire e nel rilanciare notizie che alterando l’immaginario collettivo della gente possono produrre danni devastanti alle persone interessate, alle loro famiglie ed alle loro carriere. Fino a qualche anno fa non c’era questo accanimento mediatico ed anche esasperando qualche notizia il tutto veniva presentato in maniera più decente e nei limiti di un accettabile “diritto di cronaca”. A rovinare “la prassi” sono arrivati i grandi talk show televisivi nazionali che hanno inondato le nostre case con una marea di esperti (tra i quali tantissimi novelli criminologi !!) che sparano esilaranti cazzate scavalcando e stravolgendo ogni più semplice dettato giurisprudenziale, per non dire investigativo; lo vediamo tutti i giorni e in tutte le salse per Massimo Giuseppe Bossetti e Yara Gambirasio, per don Graziano e Guerrina Piscaglia, per Domenico Maurantonio il ragazzo morto precipitando dalla finestra dell’albergo, per Trifone e Teresa i due fidanzati uccisi davanti una palestra di Pordenone, per Veronica Panarello e Loris Andrea, per Michele Buoninconti ed Elena Ceste oppure per Antonio Logli e Roberta Ragusa, ma ce ne sarebbero tanti altri. Non c’è trasmissione, anche quelle più leggere, in cui non si parli di questi omicidi ed ogni conduttore annuncia sempre, per ogni puntata, una novità eclatante che poi si rivela una clamorosa cazzata. Le forzature vanno evitate; come ? non lo so e non spetta a me dirlo. Però vanno quantomeno disciplinate, altrimenti non si va da nessuna parte; nel senso che non si porta alcun contributo all’accertamento della verità ma si rovescia una montagna di fango sui protagonisti di queste vicende prima ancora che vengano condannati dalla giustizia in via definitiva.

One thought on “NEUROCHIRURGIA: “Quella tangente per non soffrire” … le forzature della stampa !!

  1. Mi meraviglio che si meravigli Direttore….certe cose le conoscie meglio di noi.Le cose , brevissime che scrivo non le scrivo per Lei.
    Senza vocazione, Direttore,il giornalismo non è un mestiere da fare. Nasce da questo la mia delusione, il mio risentimento, la mia tristezza dinanzi allo stato del giornalismo nostrano, dove ho la percezione che ci sia qualcosa, se non proprio di bacato, di distorto. Certo ci sono suoi colleghi bravi e dignitosi, che apprezzo e stimo; ma complessivamente trovo una contiguità, un ossequio, un servilismo nei confronti del potere che sono il contrario di quel concetto di ‘quarto potere’ che dovrebbe caratterizzare il lavoro del giornalista”.
    E’ chiaro che ogni uno la racconti secondo la sua formazione,usi il suo stile, ma deve partire da un fatto che sia certo, non da una “panzana” senza fonte o riferimenti.
    Chiaramente non mi sto riferendo al caso “neurochirurgia” di cui non conosco niente ma è un parlare generale e non specifico.
    Il Giornalismo non è un semplice mestiere, non un modo di guadagnarsi da vivere, ma qualcosa di più, che ha una grande dignità e una grande bellezza, perché è consacrato alla ricerca della verità. Ecco il suo valore morale, avvertibile nel modo di raccontare, nel presentare i fatti. Certo la scuola, anche una scuola ad hoc, aiuta, ma è propedeutica, perché nessuna scuola potrà mai insegnare la missione, non dà quella cosa in più di cui uno ha bisogno: la vocazione. Molti giornali locali,quelli che dovrebbero essere le scuole, mi hanno dato l’impressione di essere frequentati da seminaristi senza vocazione. Se uno fa il meccanico e lo fa bene, nulla da dire; ma se uno fa il prete, per farlo bene deve avere qualcosa in più. E il giornalista è come il prete: deve avere la chiamata, la vocazione, sentire la missione”.Non scrivere “fesserie” per vendere. Si inizia male e si finisce peggio.

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