Prodi-Renzi: dopo lo scontro … qualcuno zittisca la Serracchiani !!

Aldo Bianchini
SALERNO – “Leggo che il segretario mi invita a spostare un po’ più lontano la tenda. Lo farò senza difficoltà”, è stata questa la frase pronunciata dal prof. Romano Prodi (fondatore dell’Ulivo) che ha mandato in tilt tutto l’apparato politico della sinistra, e non solo. Sul delicatissimo argomento si sono lanciati tutti, o quasi, e sono scesi in campo diversi pezzi da novanta della sinistra italiana, da Zingaretti a Pisapia e così via, tutti in favore del professore che comunque rimarrà nella storia come l’unico personaggio di sinistra ad aver sconfitto clamorosamente Berlusconi in due irripetibili occasioni elettorali.
Sul piano squisitamente politico il professore non mi ispira, sinceramente, molta fiducia; ma è un’impressione molto personale che conta davvero poco. Sul piano istituzionale, invece, il professore-ciclista ha segnato profondamente nel bene ed anche nel male la storia di questo paese; grande europeista e fortissimo sostenitore delle coalizioni che in politica secondo Matteo Renzi non pagano mai. E’ vero, alla lunga è stato così anche per Prodi, ma senza le coalizioni non avrebbe mai battuto l’ex cavaliere di Arcore. Come è altrettanto vero (ed in questo Renzi non ha tutti i torti !!) che la sua epoca è passata e che è giunto il tempo, attraverso la rottamazione mai decisamente attuata, di fare largo alla schiera dei giovani rampanti della politica italiana con tanto di 110 e lode di laurea; studio e laurea che sono cose completamente diverse dalla politica e che spesso cozzano tra loro.
Dicevo che Renzi, in fondo in fondo, non ha tutti i torti nel rottamare le vecchie balene della politica, ma neppure si può pensare di buttare in un angolo buio tutti coloro i quali hanno governato questo Paese per diversi decenni. Oltretutto Prodi è un personaggio che con Renzi ce la dovrebbe tenere a morte dopo lo sgarro fattogli dal rottamatore per l’elezione alla presidenza della Repubblica; credo che nessuno abbia dimenticato l’umiliazione che Prodi subì dopo averlo addirittura fatto salire in aereo dall’Africa verso Roma con la carica presidenziale già in tasca, per farlo poi rimanere con tanto di naso per via del cento franchi tiratori. Insomma, a mio avviso, Renzi questa volta ha esagerato nel chiedere che Prodi sposti più in là la sua tenda, anche perché il professore è un mite e non vendicativo come il baffino (D’Alema).
Ma questo di Prodi è soltanto l’ultimo degli errori clamorosi di Matteo Renzi che qualche anno fa se avesse nominato Massimo D’Alema al posto di Federica Mogherini per l’incarico di “alto rappresentante della politica estera europea” tutto sarebbe filato per il verso giusto e la sinistra non avrebbe perso il referendum, il partito non si sarebbe spaccato e lui sarebbe ancora lì, sullo scranno più alto di Palazzo Chigi. Oltretutto la figura del baffino sicuramente era ed è più carismatica di quella della “venere del Botticelli” che avrebbe fatto meglio a rimanere sulla rampa di lancio del già prestigioso incarico di ministro degli esteri che già occupava. Se c’è qualcuno che può contraddirmi si faccia avanti e scriva le sue opinioni in piena libertà.
Il dubbio è forte, ed a meno che non si debba pensare, tutti insieme, all’insipienza della politica generale nazionale affidata per volere di Matteo Renzi ad una squadra di “beate fanciulle e imberbi ragazzotti” ascesi perchè “unti dal Signore” alle massime cariche politiche del Paese, bisognerebbe credere nella involontaria scelleratezza delle scelte renziane che, comunque, non tengono minimamente conto dei necessari elementi di cautela e di prudenza. Almeno agli osservatori non può sfuggire il fatto che lo stuolo delle beate fanciulle e degli imberbi ragazzotti non ne azzecca nemmeno una e, peggio ancora, quando parlano fanno soltanto disastri; e mano a mano che il tempo passa i disastri sono sempre maggiori. Capisco che Renzi probabilmente li usa come suoi manutengoli e li lancia a seconda delle necessità, ma tutto dovrebbe avere un limite; soprattutto per quanto riguarda la governatrice Debora Serracchiani che appena apre bocca (in tv, sui giornali e sui social) fa danni che più danni non si può. Anche nella vicenda Prodi-Renzi è intervenuta, ovviamente a sproposito; la riforma della portualità, lo stupro migrante, tanto per ricordare qualcosa. Con quella vocina stridente e penetrante riesce a colpire sempre nel segno ma in maniera negativa, la gente a casa ha bisogno di tranquillità e non di pressione psicologica mediatica. Un’altra dura lezione per il rottamatore che ancora non riesce a fermare le beate fanciulle pronte ad immolarsi, alla Giovanna D’Arco, sul rogo renziano. Qualcuno fermi la Serracchiani, altrimenti saranno guai seri per tutti i renziani.

Largo ai giovani è non solo un monito ma un imperativo se davvero si vogliono fare le riforme, ma le esagerazioni alla fine guastano sempre e comunque. Ecco, comunque, il testo ufficiale di quella nota diffusa alle “idi di marzo” come se fossimo in piena “epoca cesarea”, un testo che lascia sinceramente perplessi: “”La riforma dei porti è rivoluzionaria. Abbiamo fatto un ragionamento sulla riforma che è rivoluzionaria ed è waximportante perché quello dei porti italiani è un volano di grande competitività per il Paese ma va messo in linea con quelle che sono le sfide globali che affrontano i nostri scali””. Capisco che a dire queste cose è il presidente della regione Friuli Venezia Giulia nonché vicepresidente nazionale del PD, capisco che le ha dette dopo un incontro con l’ex ministro Lupi, capisco che la Serracchiani è giovane e, forse, poco informata nonostante la sua ossessiva presenza su tutti i media nazionali a far da cassa di risonanza degli annunci dell’onnipotente Matteo, ma davvero ho difficoltà a comprendere come un argomento così delicato e complesso possa essere trattato in poche righe quasi a dimostrare che la sua risoluzione è dietro l’angolo. La riforma della portualità italiana, difatti, prevede l’accorpamento di tante Autorità Portuali in modo da renderle numericamente più controllabili; la stessa riforma, però, alla stregua di quella del riassetto dei tribunali, prevederebbe anche che un porto in crescita venga accorpato, se non proprio assorbito, da un porto fisicamente più grande ma strategicamente in decrescita e sull’orlo della crisi totale.

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