Elezioni 2020: De Luca, i 5stelle e la Campania … l’appello di Piero è già un ricordo (1)

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – La politica, si sa, è fluida e imprevedibile; soprattutto cambia con una velocità impressionante. Del resto se viviamo in un mondo che corre a velocità astrale non possiamo certamente pensare che soltanto la politica possa rimanere insabbiata in tempi biblici come era una volta. Oltretutto anche masse impressionanti di elettori si spostano da un partito all’altro ad ogni turno elettorale.

Soltanto mercoledì 23 ottobre scorso l’on. Piero De Luca lanciava un appello da ultima spiaggia “Uniti e compatti per sostenere il governatore alle prossime elezioni regionali”; un appello che lasciava intravedere un dietro le quinte clamorosamente difficile per Vincenzo De Luca, che in sede regionale stava vivendo gli attacchi continui della pentastellata Valeria Ciarambino al grido “Mai con De Luca in Campania” e che in sede locale era in atto lo sfaldamento delle zoccolo duro elettorale del governatore, come constatato dallo stesso Piero a Teggiano in occasione del convegno “Il nuovo PD nel mezzogiorno – Ripartiamo dal Vallo di Diano” per l’assenza di almeno 11 sindaci del PD sui 14 presenti sul territorio.

Questi due campanelli di allarme avevano indotto l’on. De Luca a lanciare l’appello prima di compiere, forse, scelte irrevocabili di collocazione dentro o fuori il partito; un appello, secondo me, sbagliato e soprattutto intempestivo.

Le dinamiche della politica, nel giro di dieci giorni dal convegno di Teggiano alle elezioni in Umbria, hanno stravolto le posizioni in campo e il governatore Vincenzo De Luca tira subito un sospiro di sollievo; paradossalmente il sospiro di sollievo lo ha tirato anche la Ciarambino (come scrivono i giornali) nell’ottica di una completa ignoranza delle dinamiche sopra citate e sull’onda di una ormai istituzionalizzata assenza di un vero progetto politico (con un a base, una classe intermedia ed una classe dirigente) che nel mondo del Mov 5 Stelle fa ancora capo alle esternazioni, a volte farneticanti, del presunto leader storico Beppe Grillo ed all’insoddisfazione cocente dei vari gruppi met-up (zeppi, gremiti di bocciati dai partiti tradizionali che invece di incontrarsi e discutere sulle strategie politiche da rilanciare, tentano soltanto di far crescere il loro presunto potere personale).

Ora è di nuovo il governatore che detta le regole del gioco; e mentre la Ciarambino si lecca le ferite nascondendosi dietro il paravento del “in Umbria abbiamo capito che noi siamo l’unica alternativa ai due poli”, De Luca già grida dalla sua tv (Lira Tv di Salerno) che il PD dovrà chiedergli scusa e pregarlo di rimanere al suo posto. Inoltre gli stessi presunti nuovi candidati alla carica di governatore, Edmondo Cirielli e Stefano Caldoro, hanno rapidamente fatto un passo indietro nell’attesa di tempi migliori e, soprattutto, della decisione irrevocabile della mitica Maria Rosaria Carfagna per la sua candidatura verso una elezione molto improbabile.

Insomma in dieci giorni è cambiato proprio tutto, e si è passati dall’appello drammatico di Piero De Luca ai messaggi mediatico-trasversali di Vincenzo De Luca. E via, avanti così verso una primavera densa di scontri, di delusioni e di grandi soddisfazioni politiche.

Nei panni dell’on. Piero De Luca uno sfizio, però, me lo farei passare, anche per lavare l’onta delle numerose assenze dei sindaci valdianesi al convegno di Teggiano; se fossi in lui organizzerei subito un altro convegno per prendere atto numerico di quanti “sindaci peones” faranno lentamente ritorno all’ovile, dopo i recenti timidi tentativi di sottrarsi al dominio deluchiano.

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