“Il Pianista del Teranga” di Abdou M. Diouf: un romanzo profondo e colto

 

da Vincenzo Mele

 

“Il Pianista del Teranga” è il secondo libro dello scrittore Abdou Mbacke Diouf. Pubblicato nel 2020 per GoWare, segue il successo della prima opera dell’autore, intitolata “È sempre estate” e pubblicata per la stessa casa editrice. Nato in Benin da genitori senegalesi, Diouf vive ormai in Italia da anni e parla un italiano molto più corretto di tanti di quelli che si ritengono a torto più italiani di lui; è laureato in biologia, specializzato in biologia molecolare, ottimo divulgatore scientifico, appassionato di musica e pallavolista professionista.

Il romanzo ha per protagonista un pianista dislessico e balbuziente che lavora in un bar chiamato per l’appunto Teranga, un uomo di profonda sensibilità che si innamora di una ragazza dal passato tormentato. Pur riuscendo con una certa fatica a scoprire qualcosa sulla giovane, il pianista fatica ad avvicinarla e a dichiarare i propri sentimenti a causa delle barriere che lei erge ogni volta che lui si accinge ad aprirsi. Non si tratta tuttavia della solita storia d’amore melensa, ma di una profonda e delicatissima indagine sull’animo umano, sulle sue sfaccettature, sui suoi meccanismi di autodifesa e sugli slanci che possono cambiarne le sorti.

I bizzarri frequentatori del bar, spesso più o meno velati riferimenti ad alcuni tra i personaggi della politica, della musica, dello spettacolo e della cultura preferiti dall’autore, gli oggetti che vi sono custoditi, dai bonsai sui tavolini ai quadri ed ai poster appesi alle pareti, la straordinaria figura del barista senegalese Samba, tutto questo e molto di più non solo costituisce una variegata cornice agli eventi, ma apre mille spiragli e spunti di riflessione per il lettore e lo invita ad interrogarsi sul nostro ruolo su questo pianeta e sulle ingiustizie a cui purtroppo rischiamo sempre più di abituarci.

Lo stile è fresco, giovanile senza essere stereotipato e senza palesi imitazioni, pienamente personale, probabilmente frutto dell’infallibile razionalità del metodo scientifico del biologo molecolare e della profonda umanità dell’’appassionato di musica impegnata. Tanti i riferimenti al cinema ed alla musica, mai ridondanti e sempre ben calibrati per poter essere colti da chi abbia un minimo di conoscenza dell’argomento. I temi dell’immigrazione, della dislessia, e più in generale della diversità, sono al centro delle mille storie concentriche che animano il Teranga; la narrazione scorre fluida ed appassionante, e tuttavia lascia qualcosa al lettore ad ogni capitolo, ad ogni pagina, spesso ad ogni capoverso grazie all’abilità dell’autore nel creare frasi e passaggi che restano piacevolmente impresse nella memoria e nell’anima.

Si potrebbe pensare ad un libro concepito per essere apprezzato dagli afrodiscendenti, ma non è proprio cosi: il linguaggio pacato ed informale, talvolta quasi hemingwayano, è alla portata di tutti, ma consigliato soprattutto ai giovani, i quali dovrebbero far proprio il messaggio dell’autore per costruire un domani un’Italia meno razzista, dove l’atteggiamento fascistoide nei confronti di stranieri, persone con bisogni speciali e, più in generale, gruppi di minoranza venga sostituito, come già successo in altre realtà più inclusive del nostro Paese, ad un sano melting pot che realizzi le potenzialità della diversità, somma ricchezza del genere umano.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *