L’attualità del pensiero del Maestro Leonardo Sciascia nel romanzo Il giorno della civetta, pubblicato nel 1961 dalla casa editrice Einaudi : ‘’gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà ‘’.

 

 

da Pietro Cusati (giurista-giornalista)

Leonardo Sciascia

A 61 anni dalla pubblicazione del romanzo ’’Il giorno della civetta’’, Il racconto che trae lo spunto dall’omicidio di un sindacalista,avvenuto a Sciacca nel 1947, ad opera della mafia, l’attualità del pensiero  del  Maestro  Leonardo Sciascia, l’illuminista della verità, espresso nelle parole del padrino Siciliano, don Mariano :“Io ho una certa pratica del mondo, e quella che diciamo l’umanità e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini, i mezz’uomini pochi, che mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più in giù: agli ominicchi che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora di più: i pigliainculo che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…”. In crescita  i mezz’uomini e gli ominicchi o la categoria di quelli che Sciascia chiama volgarmente i “pigliainculo” che, in carenza di “uomini”, sono in balìa dei mezz’uomini e degli ominicchi e dei quaquaraquà? Così va il mondo, potremmo per lo meno evitare le anatre e il loro continuo quaquaraquà? I quaquaraqua  trovano apprezzamenti solo da altri quaquaraqua? Sono oggetto di ludibrio da parte di ominicchi? Leonardo Sciascia, una figura esemplare del secondo Novecento, intellettuale irrequieto,narratore e saggista, lo stile inconfondibile del “maestro di Racalmuto”, uno degli scrittori più affascinanti del XX secolo. Sciascia, nato nel 1921, consegue il diploma magistrale nel ’41 e lavora al Consorzio Agrario a Racalmuto, conoscendo la realtà contadina e la società siciliana delle campagne, fino al 1949 quando diviene maestro elementare. Come scrittore debutta nel 1950 con un volume di poesie,Favole della dittatura (recensito da Pasolini). Per tutta la vita ha “indagato” gli scorci dell’umanità declinata e declinante del nostro Tempo.  Romanzi come “A ciascuno il suo”, “Todo Modo”, “Il giorno della Civetta” “La scomparsa di Majorana” “Gli zii di Sicilia” restano  come lumi . I suoi romanzi trovano la propria forma in un’abile chiave gialla, come genere coinvolgente che nasce dalla sua ricerca illuminista della verità, ma corretta,vincitore del Premio Pirandello nel 1953 e autore di ‘La corda pazza’, scritti che sin dal titolo rimandano alla teoria espressa nel ‘Berretto a sonagli’, da un’essenziale nota pirandelliana, per la vena ironica di fondo legata a quella impossibilità obiettiva di distinguere tra le diverse ottiche della verità e della menzogna.

 

 

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