L’informazione soffre il ritardo della legislazione, rendendo più difficile il lavoro dei giornalisti nell’epoca degli smartphone.

da Pietro Cusati (Giurista-Giornalista)

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ necessario non dare mai per scontati i valori contenuti nell’articolo 21 della nostra Costituzione e fare attenzione ai   rischi di impoverimento della qualità dell’informazione nell’era digitale. La professione giornalistica è centrale nello sviluppo di una società democratica e nella coesione sociale.  I cambiamenti della professione , la riforma dell’Ordine, il rapporto con la comunicazione e la lotta alle fake news,sono stati gli argomenti trattati al convegno che si è tenuto a Firenze, nell’auditorium del Consiglio Regionale, dedicato alla libertà di espressione . “Lo abbiamo visto anche durante il covid. Questo Paese ha reagito e si è comportato in maniera esemplare e forse un piccolo merito ce l’ha anche l’informazione”. Lo ha detto Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, “l’Ordine dei giornalisti  è chiamato a un cambio di passo radicale. Dobbiamo essere in grado di non avere un atteggiamento di demonizzazione, ma di inclusione per quante più forme di giornalismo riusciamo a ricondurre all’ordine e alla deontologia, l’informazione soffre il ritardo atavico di una legislazione non al passo con i tempi. Norme come quella della  presunzione d’innocenza o sul diritto all’oblio hanno reso  più difficile il lavoro dei giornalisti. In uno scenario complesso come quello attuale, nostro compito è non demonizzare le nuove figure che ruotano intorno al mondo dell’informazione» ha detto Il Presidente Carlo Bartoli, auspicando una riforma dell’accesso alla professione per includere nei binari di deontologia e formazione chi attualmente ne è lasciato fuori.

Giampaolo Marchini, presidente di Odg Toscana e Fondazione Odg Toscana, ha sottolineato  che “«In questa fase di cambiamenti e incertezze tutta la categoria deve riconoscersi nei valori del buon giornalismo, con l’obiettivo di alzare il livello qualitativo del nostro lavoro e quindi garantire il diritto dei cittadini a essere informati. Il web ha stravolto i temi dell’informazione, il linguaggio e i metodi. Abbiamo ampliato la platea dei fruitori dell’informazione, ma abbiamo anche abbassato la qualità

dell’informazione. Il meccanismo dell”acchiappa-click’ ha portato a un peggioramento della qualità della notizia e assistiamo al dilagare delle fake news”. Le grandi possibilità legate al mondo dell’editoria digitale le ha ricordate Agnese Pini, direttrice de La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno e QN. «L’informazione, un tempo elitaria, non è mai stata così capillare e accessibile come oggi» ha detto Agnese Pini. «Anche se al pubblico mancano gli strumenti per gestire questo “potere”. Ecco perché l’Ordine è fondamentale: unico baluardo di qualità in un sistema così frammentato e complesso».Di informazione all’epoca degli smartphone e non solo ha parlato il professor Carlo Sorrentino, Ordinario di Sociologia dei Processi culturali comunicativi all’Università degli Studi di Firenze. «L’informazione ormai non ha più limiti, ma il rischio è soccombere al disordine informativo. In questo contesto è sempre più importante la funzione di intermediazione dei giornalisti, che se da un lato hanno perso il controllo del processo informativo, dall’altro sono davanti a una grande occasione».

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