REGIONE e COMUNE: opposizione per non tacere … dice Salvatore Memoli

 

Aldo Bianchini

Avv. Salvatore Memoli - politico, giornalista e scrittore

SALERNO – In questi ultimi giorni mi hanno colpito le opinioni espresse da Salvatore Memoli e da Alberto Cuomo circa un supposto riaccreditamento politico dell’attuale governatore della Campania e più volte sindaco di Salerno.

Analisi oggettivamente corrette ed in gran parte condivisibili; anche per me che ho una visione leggermente diversa del fenomeno e, quindi, del problema legato al “sistema di potere politico deluchiano”.

Ma le analisi nascono per essere diverse e sta alla capacità dei loro ispiratori sostenere il necessario dibattito democratico teso a partorire, dalle varie analisi, la “soluzione finale” che almeno da trent’anni manca alla quasi inesistente opposizione contro De Luca sul territorio cittadino e provinciale, perché è proprio qui che il potere deluchiano non arretra di un millimetro e, pur se tra alti e bassi, continua a crescere.

Contrariamente a quella di Cuomo l’analisi di Memoli mi appare non solo più democratica ma anche più esaustiva; troppo tranciante Alberto, più aperto Salvatore che viene da una lunga esperienza politica. Un Memoli che democraticamente ammette: “molte cose sono giuste e corrette ma mancando un confronto dialettico tutto diventa facile per lui, anzi normale ed ovvio”.

Però se continuiamo a mettere nel mirino soltanto l’uomo e il personaggio De Luca si finisce solo per rafforzarlo; ci vuole, insomma, un nuovo progetto di “sistema di potere politico” che possa sostituire quello in vigore.

Il municipio di Salerno

Del resto se guardiamo all’indietro constateremo facilmente che il primo “sistema di potere politico” lo creò Alfonso Menna che con la sua apparente bonomia nascondeva una forte radicalizzazione del potere che diede l’avvio allo spregiudicato sacco edilizio di Salerno, poi seguì quello di Gaspare Russo che esternava l’incarnazione del potere senza tanti fronzoli, e dopo una parentesi oscura di tredici anni tra il 20/12/74 e l’8/3/87 con una marea di ben 14 sindaci (Clarizia – Mobilio – Cucciniello – Provenza – Ravera – Clarizia – D’Aniello – Borrelli – Visone – Clarizia – Salzano – Visone – Provenza e Scozia) arrivò il “sistema di potere politico” di Carmelo Conte che non fu nè peggiore e né migliore di quelli che l’avevano preceduto; infine dalle ceneri di tangentopoli venne fuori il “sistema di potere politico” per eccellenza, un sistema legato alla forza trascinatrice del suo leader Vincenzo De Luca che è stato capace di prendere le parti più importanti dei sistemi precedenti per miscelarle e cementarle per resistere nel tempo come un muro di gomma.

Se il centro destra e gli stessi oppositori all’interno della sinistra non saranno capaci di allevare e crescere un unico personaggio che possa rappresentarli il destino è segnato e De Luca continuerà ad auto riaccreditarsi, in barba a tutti quei timidi tentativi dell’opposizione che cadono sempre nel vuoto anche grazie ad un magistratura che da decenni vede in De Luca l’uomo della provvidenza per il bene della collettività (dichiarazione dell’ex pm Michelangelo Russo). Ma spesso è accaduto che quel personaggio dell’opposizione esce fuori soltanto a quaranta giorni dalle elezioni e non è mai stato uno solo. Quaranta giorni per abbattere un impero sono assolutamente pochi.

E non bisogna dimenticare che a questa lunga gestione personalizzata del potere politico ha contribuito alla grande anche il centro-destra; la storia cominciò nel 1993 con le elezioni comunali in cui la destra di Colucci e De Masi appoggiò nel ballottaggio De Luca in danno del comunque incerto Pino Acocella; per finire nel 2006 con due atti specifici.

Il primo compiuto solo da Edmondo Cirielli che nella commissione parlamentare per le autorizzazioni a procedere votò in favore della distruzione delle bobine di registrazioni ambientali contro De Luca e il suo voto fu decisivo in quanto il rappresentante della sinistra votò contro quella distruzione; il secondo atto è quello per le elezioni amministrative del 2006 (con lo scontro al ballottaggio  Andria-De Luca) in cui Nicola Cosentino e Edmondo Cirielli strinsero accordi elettorali con De Luca per il ballottaggio che si risolse con un clamoroso 56,09% a tutto vantaggio del sistema deluchiano.

A Salerno si ritornerà alle urne nel 2026, forse è già tardi per detronizzare i deluchiani; allora conviene zittire.

 

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