L’ECLETTISMO DI GUIDO NATELLA ALLE STANZE DELL’ARTE

 

da Olga Marciano

Presentiamo stavolta Guido Natella, che dal 9 al 18 febbraio prossimi parteciperà, a Palazzo Fruscione con la sua Personale d’arte a “Le Stanze dell’Arte”, rassegna curata da Olga Marciano.

Di Guido Natella, “pittore” eclettico, il critico Luca Cantore D’Amore ha scritto “Guido Natella è, come tutti, quel che fa” e appunto dalle sue opere emerge il suo eclettismo pittorico, una verve artistica di ricerca pittorica che lo porta ad esplorare diversi stili e temi, ma anche ad operare tecnicamente in maniera diversa persino nello stesso ciclo pittorico, come nel caso di questo che presenta alle Stanze dell’Arte.

Nella fattispecie presenterà un intero ciclo che Lui stesso definisce concettuale, dove l’opera e il concetto stesso di questa è nel titolo e dal titolo è partita poi la creazione che altro non è che la spiegazione per immagini di quello. L’idea di mettere in correlazione opere pittoriche del passato, opere sacre, ma non perché rappresentano soggetti sacri, com’è pur vero in realtà, ma sacre in quanto sono sacri i pittori che le hanno prodotte, come Antonello da Messina, Jusepe de Ribera, Massimo Stanzione, Mattia Preti, Bernardo Cavallino etc., pittori cari all’artista che hanno segnato i suoi studi, soprattutto quelli del ‘600 napoletano; quell’idea appunto è nata dalle scuole di pensiero che vogliono l’arte del passato superiore a quella contemporanea e dall’altra parte un continuum spazio temporale che sottintende alle fondamenta e cioè: non esisterebbe l’arte contemporanea senza quella passata che regge il tutto.

Da questa ambivalenza concettuale nasce anche il titolo della mostra, ideato dallo stesso Cantore D’Amore: “OLTRE LA COLTRE da ieri a oggi tutta l’arte è contemporanea”, dov’è chiaro ed evidente che perfino un’opera del ‘400 o del ‘600 può essere letta in chiave contemporanea o dialogare tranquillamente con le problematiche attuali. Così non potendo utilizzare le opere originali e non volendo utilizzare delle stampe per poter dare l’idea di stare davanti al quadro antico, l’artista si è cimentato in una sfida personale, ricopiare tutte le opere dei suo grandi Maestri del passato tanto ammirati, quasi come un falsario, ognuno con la stessa tecnica utilizzata da questo o quel Pittore (ma anche con le stesse misure di questo o quel quadro), per poter trasmettere al fruitore stesso la materia pittorica vibrante di quel calore che solo la pittura vera riesce a trasferire. Successivamente su ogni quadro l’intervento e il gesto pittorico contemporaneo, non solo per spiegare il titolo e cosa c’è “oltre la coltre” o forse anche sotto la coltre dell’arte di oggi, ma anche per il puro piacere pittorico del mettersi in discussione, rischiando di rovinare la copia stessa prodotta con tanta fatica e tempo, dato che per ogni opera l’intervento personale è diverso, anche nell’uso di alcuni materiali utilizzati.

La mostra si apre con una serie di ritratti, che se da una parte sottintendono a quel concetto di cui sopra, del sostrato culturale sotto a quello contemporaneo, dall’altro vogliono anche sottolineare la stanchezza di quei soggetti e di quelle opere stesse, stanche ormai del fatto che la gente oggi si sia quasi dimenticata di loro solo perché di un tempo ormai lontano, tanto che alcune stanno quasi svanendo nei ricordi della gente e pittoricamente si mostrano sfocate ed evanescenti. Continua con alcuni lavori dove il soggetto stesso è utilizzato nella sua posa per tirare, o rimuovere chissà, davanti a sé uno strato di materia pittorica, più che altro una tenda fatta di colore che fa da schermo protettivo dell’antico e che contemporaneamente serve a svelare la grandezza del passato e di quei grandi artisti che hanno prodotto tali capolavori. Nell’opera con soggetto di Massimo Stanzione pittore napoletano, la sua Giuditta non presenta più la testa del generale Oloferne, ma sposta la “coltre” di questa contemporaneità che è dipinta come fosse del materiale dei sacchi dell’immondizia, quasi a dire al pubblico di spostare davanti ai propri occhi il buio culturale e artistico di oggi per godere di quella luminosità che Essa stessa mostra. Chiaramente non si possono spiegare in questo articolo tutte le opere, saranno esse stesse a svelarsi e a parlare al pubblico da giorno 9 di febbraio e lo faranno con la speranza di incuriosire e invogliare tutti a visitare anche i musei dove quelle opere, quasi stanche come detto, hanno ancora molto da dire, perché basta ascoltarle e scoprire che parlano sempre una lingua attuale e facilmente comprensibile anche oggi.

Ricordiamo che l’ingresso all’evento e libero. Per tutte le altre info www.stanzedellarte.com

 

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