Aumento della tassazione: soluzione alla crisi?

Filippo Ispirato

Dagli ultimi dati di Bankitalia emerge sempre più chiaro il periodo di difficoltà che sta attraversando il nostro paese, alle prese con la crisi del sistema economico legato all’enorme debito pubblico accumulato a partire dagli anni ’60 e che difficilmente accenna ad invertire la sua rotta. Gli italiani dal 2009 risparmiano sempre meno: questo dato, a prescindere da qualsiasi ricerca di tipo statistico da parte di grandi istituti quali Bankitalia o Istat, è oramai tristemente noto alle gente comune alle prese con i prezzi in continuo aumento, un inasprimento della pressione fiscale ed un mercato del lavoro sempre più precarizzato. I vari Governi che si stanno susseguendo sono alle prese con delle soluzioni anti crisi, ultimo fra tutti il Decreto Salva Italia, presentato ai giornalisti la sera del 4 Dicembre in conferenza stampa, con l’intenzione di portare l’Italia fuori dalla difficile situazione economica, dalle turbolenze dei mercati e dalle speculazioni dei trader.  Una manovra che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto colpire tutti, politici in primis, e favorire, attraverso lo sgravio alla tassazione delle imprese, il mercato del lavoro.  Purtroppo siamo costretti ad osservare come ancora non si è riusciti ad arrivare, a distanza di oltre 10 giorni, ad una versione definitiva della Manovra Finanziaria, soggetta a continui cambiamenti per ogni punto in seguito alle discussioni con le parti sociali. Non è ancora chiara la stesura definitiva del pacchetto di interventi; qualunque siano le soluzioni adottate il mio augurio e che si cerchi di limitare l’inasprimento della tassazione.  Aumentare la tassazione attraverso qualsiasi strumento (Imu/ici, patrimoniale, superbollo sui titoli, prelievo sui capitali scudati o blocco pensioni) avrebbe, a mio parere, un effetto benefico nel brevissimo periodo ma si innescherebbe già nel medio un circolo vizioso che porterebbe ad una drastica riduzione dei consumi e ad una fuga di capitali dall’estero. La riduzione dei consumi riguarderebbe in particola modo il ceto medio, in quanto con meno reddito disponibile a causa di maggiori imposte, il cittadino comune con un budget di spesa inferiore sarebbe costretto a ridurre i consumi e a preferire i prodotti di bassa qualità. Tali prodotti, fabbricati sopratutto all’estero nei paesi in via di sviluppo con  costi per manodopera inferiori e leggi ambientali meno restrittive, aumenterebbero le esportazioni, con la conseguenza che il nostro deficit e la bilancia commerciale con l’estero peggiorerebbero. La classe agiata, l’upper class, invece, con l’acuirsi dei controlli, la tassazione sui capitali scudati ed una patrimoniale corposa potrebbero intensificare i trasferimento all’estero delle proprie attività e dei propri capitali  verso altre nazioni, Svizzera e San Marino in primis. Già oggi si assiste ad un aumento dei depositi bancari in Ticino, e trovare una cassetta di sicurezza disponibile dove poter custodire del contante o l’oro è diventato molto difficile perché gli istituti di credito elvetici sono già quasi al completo. Una tassazione maggiore porta alla contrazione del risparmio e alla riduzione della base imponibile nel medio periodo, con l’aggiunta dell’indebolimento ulteriore dell’economia del nostro paese; ci sarebbe da chiedersi se con una seria lotta agli sprechi, soprattutto nella politica e in alcune sacche del pubblico, non si avrebbero effetti molto più efficaci e duraturi?

2 thoughts on “Aumento della tassazione: soluzione alla crisi?

  1. Leggo sempre con molto interesse i Suoi articoli. Sono cittadino italiano orgoglioso di viviere in un paese ricco di cultura, arte, turismo e non solo, ed è un peccato che i nostri patrimoni non solo finanziari, ma anche culturali (vedi fuga di cervelli), vadano altrove a cuasa di una cattiva politica

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