SASSANO: Peter Y. Manson, scultore e pittore di strada

Michele D’Alessio

SASSANO – Cappello da cow-boy e barba incolta e con tanta estrosità, cosi si presenta  Peter Y. Manson, l’ultimo o dei pochi artista di strada rimasti, che vive alla giornata, visto che come dice qualcuno l’arte non da che vivere. Il pittore francese si trova nel Vallo di Diano per lavoro, ma anche per un’po’ di vacanza, lo abbiamo incontrato al Bar  Ninà in  Silla di Sassano mentre ritrae a carboncino due turisti austriaci sorseggiando un “Aglianico del Vulture”, in una calda ed afosa domenica mattina di luglio. Insieme agli amici, l’ingegnere Donato Benvenga e il giornalista giuridico Pietro Cusati guardiamo stupefatti la sua abilità artistica, che in poco più di 20 minuti ricompone in fotocopia i volti dei due turisti per caso a Sassano. Nato in un sobborgo di  Parigi, cinquant’anni fa, da padre artigiano (carpentiere) e madre casalinga. Secondogenito di tre figli. Dopo la maturità Scientifica si iscrive alla facoltà di Chimica dell’Università di Parigi, ma con scarsi risultati. Ritiratosi dall’università si mise a fare mille mestieri e iniziando a coltivare la passione per il disegno e l’arte in genere. In questi anni conobbe il suo primo amore, naturalmente italiano, che all’età di 28 anni lo porto a vivere a Roma, qui diventa pittore e scultore dell’arte figurativa, dipinge Chiese e soprattutto locali pubblici come i Bar di Piazza Fontana di Trevi e di Via Maroniti. La sua arte, negli anni, dopo essere passata attraverso gli sperimentalismi più avvertiti, trova una interpretazione squisitamente poetica della realtà. Artista a 360 gradi, alcuni critici dividono la sua produzione di capolavori, in opere sotto il nome di “Nature e paesaggi ” indicate dell’amore che egli trasmette nell’atto di dipingere le immagini di quel mondo vegetale che sembra veramente respirare di una vita autonoma. Nel recupero della natura nella sua essenza vitale, inserisce la figura di donna, uomini, bambini e animali, e diventando così anche ritrattista. Forse per questo le sue più seducenti opere ritraggono momenti di  acuta ritualità. Poi, il talento e la genialità artistica, la vena pittorica, sono fonte ispiratrice di scorci ed anfratti d’indubbio valore naturalistico con alberi e fonti d’acqua, come nel disegno che ci mostra, fatto nel Bar Ninà. Con una guerriera cinese in evidenza “Shangai Lill” simboleggiata da una Lanterna Rossa (Guerriere del 1900 della Siberia) e che combattevano per una distribuzione delle ricchezze in modo equo tra  popoli e le persone. L’opera che ha avuto come fonte d’ispirazione i racconti di Gontas.  “ …è la prima volta che vengo nel Vallo di Diano,- ha  commentato Peter Y. Manson – ho trovato una varietà di paesaggi naturali, un’ottima accoglienza ed ospitalità, anche se sono senza auto, sto cercando di visitarlo il più possibile, le chiese, la certosa , le grotte, i centri storici dei paesi, dove sto trovando tanta ispirazione artistica e molto spesso mi ricordano zone del Texas o delle Americhe…”. Prima di tornare a Supino in provincia di Frosinone, dove lo aspetta la sua nuova compagna di origine svedese ma newyorkese di adozione, Peter ci confida che il suo sogno è di fare una mostra, anche collettiva, magari per la prima volta, nel Vallo di Diano.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *