BCC: storie a confronto… dalle dimissioni del presidente a quelle del direttore generale


Aldo Bianchini

SALERNO – E’ ancora una volta il quotidiano d’informazione “Ondanews” a darmi la possibilità (con la pubblicazione della notizia delle dimissioni di Antonello Aumenta – direttore generale della Bcc Sassano) di un approfondimento sulle motivazioni che hanno spinto alle dimissioni i due personaggi che hanno caratterizzato, nel bene e/o nel male, la vita stessa della Banca di Credito Cooperativo di Sassano; parlo di Antonio Calandriello (presidente per circa trent’anni) e di Stefano Antonello Aumenta (direttore generale almeno da un paio di lustri). Alla base delle due dimissioni ci sono, naturalmente, motivazioni completamente diverse e profondamente contrastanti, anche se insieme alla stregua di “padre e figlio” avevano dato alla Banca quell’immagini di perfetto funzionamento, di brande armonia e di concreta solidità.
Sembravano pendere l’uno dalle parole dell’altro, nemmeno la più piccola tra le pur possibili sbavature, per un periodo così lungo di stretta collaborazione, aveva toccato o intaccato quel rapporto solidissimo che il Presidente aveva costruito quasi in casa, artigianalmente e con grande senso di equilibrio e fiducia per il futuro della banca che entrambi sentivano sempre più vicina e sempre più parte di loro stessi. E per un lungo periodo anche all’interno della stessa struttura bancaria (e varie succursali) regnava un clima di serenità e di fervida attività nell’ottica di un unico disegno finale: il benessere dell’istituto di credito che loro governavano.
Del resto l’atteggiamento di Aumenta nei confronti di Calandriello e la sua dedizione assoluta alla banca, anche con orari di lavoro al di fuori della normalità, non facevano altro che consolidare nell’animo del Presidente la convinzione di aver fatto una scelta giusta ed oculata quando decise di conferire l’incarico di “direttore generale” pupillo che nelle intenzioni del plurideccenale Presidente poteva e doveva essere il suo successore. Questa che sto rifacendo, badate bene, è storia e la storia non può essere né travisata e né sottaciuta, mai; il compito di un giornalista è anche questo, riportare e tramandare cioè la storia. E il Presidente, sempre nell’ottica del benessere della Banca, al di là di ogni legittima e personale propensione al comando senza se e senza ma, aveva cercato negli anni, riuscendoci, di affiancare al “suo direttore generale” alcuni personaggi che dovevano andare a completare il quadro di gestione (che taluni patiti di esterofilia chiamano “governance”) e con il compito specifico di puntellare quei settori che apparivano più deboli rispetto ad altri, ed utili a garantire il salto di qualità che da più parti, compresa la Banca d’Italia, veniva richiesto. Ma come in ogni organismo di potere (e la Banca è potere !!) ecco affiorare i primi malumori, i primi dissensi, le prime prese di posizione, i contrasti palesi ma mai manifestati a viso aperto mentre iniziano e proseguono le trattative tra la Bcc Sassano e la Bcc Cilento (meglio nota come Banca del Cilento); arrivano anche le ispezioni della Banca d’Italia fino all’ultima (quella del gennaio 2015) nel contesto della quale nel verbale finale venivano scritti due capitoli molto particolari; il primo dedicato al Presidente e l’altro al Direttore Generale. Capitoli che, oltre alle solite censure (assolutamente previste e prevedibili nella gestione di una Banca), indicavano precisi momenti di incertezza nella conduzione apicale dell’istituto di credito. Momenti che potevano essere interpretati, perché non chiariti nei dettagli, sia come “cattiva comunicazione” che “come aperto dissenso” tra i due vertici principali della Bcc Sassano; insomma la Banca d’Italia nell’ultimo verbale ispettivo già ipotizzava un qualcosa che stava alle porte e stava per accadere. Gli attori in campo non hanno aspettato molto tempo, solo qualche mese e la frattura insanabile era ormai consumata: due liste contrapposte per lo svolgimento delle previste elezioni di maggio. Da una parte gli uomini vicini al Presidente uscente (Antonio Calandriello), dall’altra quelli capitanati dall’aspirante Presidente (Vincenzo Cammarano); il tentativo di conciliazione tra le parti, la dichiarazione del Presidente di lasciare dopo sei mesi, l’incertezza delle posizioni raggiunte e neppure gli inviti alla cautela vennero accettati. Il problema principale della rottura dei rapporti venne determinato, soprattutto, dal fatto che a sostegno della lista Cammarano si schierarono, più o meno apertamente, sia il direttore generale che il suo vice; ma naturalmente la frattura fondava le sue radici su lunghe e meditate riflessioni e probabilmente anche sulla lunga e allarmante caduta fisica del Presidente che, invece, stravinse le elezioni di maggio con una percentuale superiore al 70% degli aventi diritti al voto. Un successo senza appello per i perdenti ufficiali e molto pericoloso per quelli ufficiosi che si esponevano, così, agli strali del rinnovato Presidente che intendeva, come da documento assembleare, rinnovare cariche e incarichi per un nuovo “modello organizzativo e gestionale” dell’Istituto in modo tale da portarlo in ottima salute alle soglie della fusione. Sofferta ogni oltre limite la posizione del direttore generale legato al presidente da una lunga amicizia e, anche, da “amore filiale”; un direttore che, al di là di ogni considerazione personale, ha dato alla banca tutto se stesso entrando nella struttura per primo al mattino ed uscendone, sempre a testa alta, a tarda sera e svolgendo il suo lavoro sempre con la massima e riconosciuta professionalità. So benissimo che tutto questo non basta, che tutto questo si può perdere anche nel giro di un minuto e che bisogna sempre cercare di dare la giusta prevalutazione alle scelte che, seppure giuste e sacrosante (e io non so se quelle fatte da tutti siano state giuste e sacrosante !!), devono sempre andare nella direzione più obiettiva per non farle mai urtare con i valori delle rispettive esistenze di uomini, prima ancora che di manager e dirigenti. Ed è in questa direzione che bisogna vedere le dimissioni del Presidente Calandriello ben prima dei sei mesi annunciati nel documento assembleare; dimissioni che potevano, forse, portare verso un novo momento di riconciliazione e che, invece, hanno esacerbato, forse, ancora di più gli animi. La politica, l’economia, la finanza, l’imprenditoria sono meccanismi, a volte perversi, nei quali se si entra bisogna poi rispettare sempre le condizioni sulla base delle quali si è entrati; parlo ovviamente per linee generali che potrebbero anche non adattarsi a quanto accaduto all’interno della Bcc Sassano dove, però, è accaduto un fatto importante che non va sottovalutato; la scissione in due gruppi non è avvenuta soltanto per la gestione della banca ma anche, se non soprattutto, per l’indirizzo da dare alla fusione su due direttrici: Bcc Monte Pruno o Bcc Cilento.
Questa la ragione essenziale che ha dato, dopo il voto di maggio, una certa e sostenuta spinta pubblica da parte dei perdenti (che hanno costituito anche un Comitato) e il silenzio quasi ovattato dei vincenti. Silenzio rotto pesantemente soltanto qualche giorno fa nel contesto di una riunione itinerante che la nuova Presidente (avv. Rosa Lefante) ha organizzato in loc. Varco Notar Ercole per spiegare ai soci il lavoro e le iniziative attivate ai fini della fusione con la Bcc Cilento. Durissimo l’intervento dell’ex presidente Calandriello (almeno così raccontano le cronache !!) che avrebbe scavalcato di colpo ogni reticenza scendendo anche e negli aspetti particolari e personali dell’intricata vicenda; un fatto sicuramente da evitare ma che, in definitiva, ha fatto il paio alle esternazioni dell’aspirante presidente. E subito dopo ecco arrivare le dimissioni del direttore generale (precedute di un paio di mesi da quelle del vice direttore e di qualche settimana da quelle di un consigliere d’amministrazione) che se anche tardive denotano,se ce ne fosse stato ancora bisogno, un grande e profondo esame pubblico e personale in direzione del benessere della banca e del bene dei soci. Da questo punto di vista le dimissioni del direttore generale vanno salutate come l’atto di coraggio di un uomo che fino all’ultimo ha cercato di reprimere le proprie personali considerazioni e di esprimere il meglio di se in favore della banca andando anche a Salerno in Banca d’Italia insieme alla delegazione che rappresentava sia la Bcc Sassano che la Bcc Cilento. Cosa accadrà ancora prima della fusione ? Difficile rispondere; aspetto altre notizie, semmai da leggere su Ondanews, per poterle commentare.

6 thoughts on “BCC: storie a confronto… dalle dimissioni del presidente a quelle del direttore generale

  1. Caro Aldo, intervengo nella querelle bancaria non da socio ma da cliente, grazie all’improvvida affermazione fatta dalla presidente f.f. nel chiedere la smentita a Onda News perché le affermazioni riportate nei servizi … minano il rapporto fiduciario tra banca e clienti (sarebbe stato meglio limitarsi ai soci, i quali finora stanno zitti).
    Da libero pensatore azzardo alcune riflessioni;
    E’ evidente a tutti che il presidente dimissionario Calandriello comanda come e più di prima visto che si preoccupa di presentare personalmente la nuova dirigenza, della bcc cilento, ai clienti facoltosi della bcc sassano. Si fa riferimento a verbali, in parte secretati, della Banca d’Italia dopo l’ennesima ispezione e ognuno ne divulga quello più a suo favore: sarebbe bene una pubblicazione integrale. Gli incontri rionali organizzati dalla bcc sassano ma presidiati dagli uomini della bcc cilento non hanno alcuna valenza giuridica, gettano solo fumo negli occhi. Allora alcune domande al consiglio (ancora indipendente?) della Bcc sassano:
    Perché la bcc sassano deve fondersi? se i conti sono a posto come voi dite non vi è alcuna urgenza.
    Se i conti non sono a posto e quindi vi è una imposizione di fusione chi l’ha ordinata? perché? chi i responsabili? Il piano industriale di fusione con bcc cilento prevede che già oggi ( ma già da tempo) vi sia una presenza (occupazione) di funzionari della bcc cilento nella bcc sassano i quali a che titolo vi sono e a che titolo possono guardare le carte dei correntisti e quindi anche le mie? Vi è stato un esplicito assenso della Banca d’Italia che tali personaggi si siano potuti insediare ancor prima che la fusione sia non solo avvenuta ma nemmeno sottoposta ai soci?
    Infine la Banca d’Italia: se nell’ispezione conclusiva raccomandava un ricambio della governance con implicito riferimento alla trentennale presidenza, perché ne ha poi avallato la candidatura e rielezione, unitamente a consiglieri in palese conflitto d’interessi? ma la Viglianza nel caso della Bcc Sassano è a corrente alternata?
    Infine, per buttare benzina sul fuoco sperando che i soci si sveglino, corre voce che il sindaco Pellegrino sia in corsa per la Presidenza del Parco: dato che politicamente nel Pd il Vallo di Diano conta quanto il due di coppe rispetto al Cilento non è che qualcuno si è barattata la presidenza del Parco con la svendita (regalo) della Bcc?

  2. fanno quello che hanno sempre fatto, come vogliono loro senza rispetto delle regole e in particolare della morale comunemente accreditata… senza rispetto per la totalità degli agenti in causa! Il regno non è ancora finito, è palese.. la sa lunga la filastrocca il vecchio presidente, e sa pure come fare per evitare le opposizioni: se non è tirannia questa, nel 2015, qualcuno ne conosce una più forte?
    Perchè, non capisco, qualcuno che porta un interesse concreto non gli si oppone a dovere e lo mette a cuccia??? ci ha tentato solo Cammarano, senza successo… buonaserata, Paolo

  3. Cari signori, è ovvio che la fusione è stata obbligata da Banca d’Italia per gravi irregolarità sia gestionali che amministrative.
    E’ ancora più ovvio che quello che viene sbandierata come una manna piovuta dal cielo in ordine alla fusione dal (nuovo??) Presidente della BCC è solo fumo negli occhi dei poveri soci che neanche si rendono conto di quello che è già successo.
    E’ ovvio che il risultato finale di tale sconsiderata gestione è da ricondurre esclusivamente alla gestione dell’ ex Presidente che si è servito dell’ex Direttore da lui nominato all’epoca per poter continuare senza ostacoli la sua politica personale.
    E oggi ancora facciamo finta di non sapere?
    Siamo solo agli inizi…

  4. si, con l’ex direttore erano come culo e camicia e quest’ultimo gli ha tenuto il gioco finchè il vecchio non ha oltrepassato il segno, per disfarsi come ha fatto con tutti gli altri, tipo con il direttore che lo precedeva, il dott. Amato. Poi forse ha contato sulle sue amicizie politiche se non con la stessa Banca del Cilento per insabbiare gli scheletri accumulati, penso, delle irregolarità fatte coi suoi personalismi e scambi di favore.
    Un’altra cosa che ho notato che si è circondato di persone remissive e (senza offesa) poco preparate perchè lui doveva sempre fare il “superiore” col suo carattere orgoglioso e vanitoso… tanto in fondo i soldi non erano i suoi!! a lui quello che ha sempre interessato in modo primario erano che dirigeva e faceva sempre tutto quello che voleva e sistemava il figlio con le assicurazioni! Qui il bene comune non esiste proprio, ma solo la cerchia dei “simpatici”, persone remissive e un pò cieche che lo assecondavano in tutti i suoi capricci.

    1. Caro Paolo, vedo che sei ben addentrato, ma c’è di più..molto di più, mi piacerebbe approfondire con te anche in maniera riservata alcune tematiche di sicuro interesse.
      Un caro saluto

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