Elezioni 2021: cosa farà chi ha perso ? … intanto spunta “la politica di Parigi”

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Il nostro è il “Bel Paese” anche perché qui da noi dopo ogni tornata elettorale non si sa mai bene chi ha vinto e chi ha perso; difatti chi ha vinto dice che ha vinto e chi ha perso cerca tutte le motivazioni per dire che anche lui ha vinto perché … bla, bla, bla.

Detto questo e in considerazione del fatto che a livello locale è più facile indicare chi ha vinto e chi ha perso intendo oggi cercare di azzardare dei suggerimenti per chi ha perso a Salerno e in provincia di Salerno. Ricordo sempre ai miei lettori che io, non essendo tuttologo ma solo modesto osservatore della politica dagli anni ’60, preferisco fare le analisi delle situazioni che conosco bene e che per il momento racchiudo in Salerno, Teggiano, Montesano, Padula e Monte San Giacomo.

SALERNO:

L’apertura delle urne e lo spoglio delle schede ha riconsegnato la città a quel progetto deluchiano che va avanti da circa trent’anni; dunque Enzo Napoli è stato riconfermato sindaco sull’onda di una grande maggioranza che in termini strettamente numerici è ancora più evidente rispetto all’ultima del 2016 che sembrava inarrivabile. Lo è perchè, a ben vedere, questa volta la famosa “corazzata deluchiana” è stata costretta, almeno nel corso della più fantasiosa che concreta campagna elettorale, con due coalizioni che rispetto a tutte quelle che le hanno precedute dal 93 ad oggi. E questi due raggruppamenti, anche se riempiti troppo da nomi e nomenclature del passato, hanno comunque sfiorato il 33% dei consensi.

E allora per i due perdenti cosa resta da fare ? Tenuto conto che entrambi avevano nel mirino l’abbattimento del sistema deluchiano, dovrebbero cercare di trovare una sintesi civica su un progetto comune e lavorare sodo pedalando in sintonia per il bene comune. So, però, che questa è mera utopia; nella realtà sarebbe sufficiente che ognuno di loro, dopo un bagno di umiltà, si mettesse al lavoro nella ricerca di un personaggio da creare, crescere e lanciare quale unico rappresentante di ogni raggruppamento, soprattutto quello di centro destra.

In tal senso, se ho ben capito, si è espresso anche un potenziale elettore della Barone che sul gruppo “Elisabetta Barone Sindaca” (rapidamente rinominato “Elisabaroneconsigliere”) alle ore 9.20 di martedì 5 ottobre ha così postato: “Io sono moderatamente deluso, ma non più di tanto. Fin dalla prima riunione dissi che si trattava di una battaglia di lunga durata. Il risultato è non solo accettabile ma buono. Sono anche molto pratico e aspetto di capire quanti consiglieri siamo riusciti ad esprimere e cosa intende fare Elisabetta. Abbiamo 5 anni per coagulare una opposizione convincente. Altrimenti tutto questo resta un simpatico happening e niente di più. Se è così sono pronto a dare una mano. Ma è necessario che Elisabetta mediti bene sul futuro suo e nostro e qualche riunione di riflessione di gruppo. Ci vorrebbero anche dati precisi sui voti delle varie zone. Attendiamo notizie”. In parole povere l’anonimo autore del post non fa altro che dire esattamente tutto ciò che io sostengo da anni; per contrastare lo strapotere deluchiano non è possibile arrivare ogni volta ad una paio di mesi dal voto per scegliere i candidati.

TEGGIANO – MONTESANO – PADULA e MONTE SAN GIACOMO:

A Teggiano non c’è stata competizione; ha vinto l’unico candidato in corsa che si è riconfermato sindaco, anche sull’onda lunga del “sistema politico” instaurato dal consigliere regionale Corrado Matera, senza avversari. Michele Di Candia, inoltre, da qualche mese è anche il presidente della “Conferenza dei sindaci della ASL” di Salerno e punto cardine nel Vallo di Diano per la sanità pubblica. A Di Candia, quindi, il compito di continuare a lavorare per la sua città ma nell’ottica di garantire una sanità pubblica migliore per tutti i valdianesi. Da Teggiano parte un’alleanza Matera – Di Candia che può porsi all’attenzione di gran parte del Vallo, delle sue amministrazioni e dei suoi Organi comprensoriali.

A Montesano si sperava che l’onda rosa potesse condizionare la rielezione di Giuseppe Rinaldi. Così non è stato e Rinaldi ha stravinto rinconquistando la poltrona di primo cittadino, con il doppio dei voti rispetto a Rosa Campiglia che, se non vorrà abbandonare ogni velleità amministrativa, dovrà dare al suo schieramento (4 consiglieri) un assetto operativo credibile a cominciare dalla tutela dell’ambiente e dal sociale; nei suoi consiglieri ha tutte le risorse necessarie per dare il via ad una opposizione valida e temibile; in caso contrario si impantanerà nei controversi meandri del potere provinciale del PD a cui sembra far capo anche in considerazione che uno dei suoi ispiratori è stato referente del PD a Montesano.

A Padula sembrava tutto già scritto, invece la forza comunicazionale e relazionale di Michela Cimino ha dato la spinta giusta per far naufragare quella che sembrava una corazzata inaffondabile perché teleguidata direttamente da Salerno e condotta in loco sia da Paolo Imparato che dal candidato Dario Tepedino. Una sconfitta netta e senza appello che difficilmente potrà essere assorbita, qui a Padula c’è stato forse il primo vero cambio della guardia in favore di una classe dirigente più giovane e meno consumata. Il candidato sindaco Tepedino ho collezionato la seconda bruciante sconfitta dopo dieci anni dalla prima, probabilmente ritornerà alla sua attività di brillante avvocato. Per Imparato il discorso è diverso, dall’altro giorno non è più l’uomo in grado di sostituirsi a De Luca per l’accensione della luce a sud di Salerno. Distratto dalle continue battaglie contro lo strapotere di Accetta ha inanellato una serie di scelte sbagliate che lo hanno portato all’autodistruzione.

A Monte San Giacomo, il paese più socialista d’Italia, è accaduto di tutto e di più; dopo venti anni da sindaco e dieci da vice sindaco del suo paese e dodici anni da presidente della Comunità Montana l’architetto Raffaele Accetta si ritrova all’improvviso alleggerito di ogni incarico amministrativo o istituzionale; il duo D’Alto – Nicodemo lo ha messo al tappeto. La sconfitta è secca e forse decisiva per il suo allontanamento dalla politica. Non ha saputo valutare, o non glielo hanno consentito, l’impatto che la filiera istituzionale e politica (da Napoli a Monte San Giacomo passando per Salerno) che la D’Alto è riuscita a mobilitare in suo favore. Una filiera che inavvedutamente un candidato della sua lista, nel comizio di apertura del 7 settembre 2021, aveva molto ironicamente bollato come “la politica di Parigi di Angela” per beffeggiare la candidata accusata di dedicarsi poco al Comune e troppo alla sua cura personale. Un abisso di classe tra la D’Alto e quel candidato, al quale qualcuno farebbe bene a ricordare che a Parigi ci sono in rapida successione i “Campi Elisi” e “l’Arco dei Trionfi” per fargli capire che la passeggiata sangiacomese sotto i platani e il Comune sullo sfondo ricordano molto Parigi; dunque la nuova sindaca ha fatto benissimo a coniare un nuovo modo di fare politica. Difatti nelle ultime ore è stata proprio lei a camminare sotto i platani verso il Comune, scortata, si dice, da molti giovani professionisti locali che vogliono il cambiamento.

 

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