CILENTO: Al termine del viaggio nei progetti delle Aree Interne (IV parte)

 

da Nicola Femminella

 

Prof. Nicola Femminella (storico)

Al termine del viaggio compiuto all’interno dei due progetti “La Strategia Nazionale delle Aree Interne in Campania”, “Vallo di Diano” e “Cilento Interno”, (lo concludo qui, riportando le Schede d’intervento per l’Area del Cilento Interno), ho posto alcune domande all’ex Presidente della Comunità Vallo di Diano, Raffaele Accetta che ha dedicato gran parte del suo mandato nel predisporre tutti gli atti per raggiungere il prestigioso risultato.

 

AREA “CILENTO INTERNO” (22  progetti)

Le Schede di intervento e in grassetto le Linee d’azione

Il rafforzamento della PA

Assistenza tecnica

Servizi digitali

Efficientamento energetico della PA

La filiera mediterranea

Il paniere mediterraneo

Home restaurant

Tutti a dieta!

Il bosco come risorsa

Uso sostenibile del patrimonio boschivo

Innovazione nella tradizione

Cooperative di comunità

Artigiani innovatori

Il Cilento accogliente

L’ospitalità cilentana

Circuiti cilentani

Il Club di territorio

Il benessere del Cilento

Farmacie rurali

La permanenza del medico di famiglia

Infermieri di comunità

Formazione per infermieri di comunità e operatori socio-sanitari

Servizi digitali per la salute

Scuola presidio di cittadinanza

Scuole aperte

Supporto a bambini migranti e minori non accompagnati

Un ponte tra istruzione e lavoro

Razionalizzazione e il potenziamento dell’offerta di servizi di TPL

Un hub trasportistico nel Cilento – studio fattibilità

Un hub trasportistico in Cilento – servizi integrativi di trasporto

 

 

D. Il mega “Area Progetto Vallo di Diano” è in corso di attuazione. È noto l’impegno tenace, suo e dei suoi collaboratori, per inserire, qualche anno addietro, il Vallo di Diano tra le 72 aree interne in Italia, beneficiarie di un cospicuo finanziamento che potrà davvero segnare il rilancio e la crescita del Vallo di Diano e dell’intero Cilento, visto che anche quello del “Cilento Interno” ha tagliato il medesimo traguardo. In breve, quali sono stati i passaggi e le difficoltà più difficili.

R.  L’iter per la definizione della “Strategia d’Area per il Vallo di Diano” iniziò il 10 luglio 2014, con l’incontro tenutosi presso la Certosa di Padula con la Delegazione Tecnica presieduta dall’ex Ministro Fabrizio Barca. Da allora il percorso di elaborazione ha richiesto numerose tappe, per un percorso condiviso e “non calato dall’alto”. Individuata l’Area del Vallo di Diano dalla Regione Campania tra le 4 Aree Progetto per l’applicazione della SNAI a gennaio del 2015, con la sottoscrizione del “Protocollo di Intesa Istituzionale di Scopo”, i Sindaci dei 15 comuni del Vallo di Diano definirono il percorso e i criteri per la elaborazione della “Strategia”, scegliendo il criterio della massima partecipazione e un metodo di lavoro fortemente innovativo. Il 28 febbraio 2015 si costituì a Padula il “Partenariato locale “Città Vallo di Diano” quale “luogo di incontro” per i tanti soggetti che a vario titolo potevano contribuire attivamente all’elaborazione del programma fatto di progetti di breve e lungo periodo, per promuovere uno sviluppo inclusivo e sostenibile al fine di   contrastare lo spopolamento e la marginalizzazione sociale ed economica del territorio.

Per la definizione della ”Idea Guida”, la cittadinanza fu invitata a partecipare ai Focus territoriali, come esponenti di associazione, portatori di interessi vari o semplici cittadini, con forme di partecipazione e condivisione dal basso.

Un lavoro lungo e complesso: furono coinvolti, in ottemperanza agli indirizzi di riferimento (libro bianco della Governance Europea) 94 soggetti, di cui 24 autorità pubbliche, 41 parti sociali ed economiche, 29 della società  civile e per ogni comune  3 interlocutori privilegiati che costituirono i cosiddetti 45 “innovatori comunali”. Tali soggetti istituzionali e pubblici parteciparono compilando questionari, per definire una comune consapevolezza sull’orientamento strategico dello sviluppo economico e territoriale, condividendo l’obiettivo, ormai consolidato, del rafforzamento della Città Vallo e del Polo culturale-ambientale. Per raggiungere l’obiettivo fu fondamentale l’apporto della Conferenza dei Sindaci, uno dei pilastri indicati nel “Preliminare di Strategia d’area”.

L’insieme di tutti i soggetti citati ha prodotto la “fase di ascolto”, diventata “Laboratorio di Ascolto Permanente” con riunioni laboriose e affollate. È servita però per rafforzare la coesione territoriale e a focalizzare il tema della biodiversità del Vallo, il patrimonio naturale e culturale come motore di sviluppo, le nuove generazioni come capitale sociale e motore d’innovazione e il miglioramento di mobilità, sanità e istruzione, legati tra loro dal drive “turismo”.

D. Cosa significa questo risultato per le comunità del Vallo di Diano e quali apporti potrà determinare un progetto di così ampia portata sul loro futuro?

R . Credo che questo risultato sia stato fondamentale per individuare e definire il nostro futuro. Abbiamo compreso che il capitale umano con i suoi saperi ed il suo saper fare, è una risorsa su cui investire per avere uno sviluppo della Città del Vallo. È sorta una diffusa fiducia sulla capacità delle comunità locali di essere protagoniste, specialmente se si colma il deficit di coesione, rafforzando i legami della fiducia e collaborazione, mitigando “comportamenti individualistici” che incidono negativamente sulle potenzialità del territorio.

Da   più   parti   è   stata   sottolineata   l’importanza della partecipazione delle scuole. Sono state coinvolte le classi IV e V degli Istituti Secondari Superiori, alle quali è stato sottoposto il “Documento del Preliminare di Strategia”, dopo aver con i propri docenti redatto un documento nel quale hanno immaginato il futuro aspetto del Vallo di Diano nel 1936. Tale studio è servito per correggere l’Idea Guida che inizialmente era tutta centrata sulla Biodiversità naturale e culturale a cui sono stati aggiunti i temi del capitale umano e dell’innovazione, voluti dagli studenti. L’Idea Guida si è quindi ampliata divenendo “Città Montana della Biodiversità e dell’Innovazione”, muovendosi intorno al concetto di “giovani come capitale”, per arrestare lo spopolamento del territorio.​

Preziosi contributi hanno fornito le associazioni culturali, di volontariato, imprenditoriali, gli ordini professionali, molti cittadini e giovani, “perché le istituzioni non possono agire, se non hanno alle spalle un territorio che le spinge”.

D. Ora che siamo entrati nella fase di attuazione degli “Accordi di Programma”, quali sono gli errori da evitare, perché gli obiettivi siano compiutamente raggiunti dall’attuale governance dell’Ente comprensoriale presieduta da Francesco Cavallone?

R.  Gli errori da evitare sono la divisione e la frammentazione delle scelte progettuali soprattutto in questa fase di attuazione, anche per la scelta dei progetti da candidare per intercettare le risorse del PNRR.

La Comunità Montana, nell’espletamento delle proprie funzioni, ed in particolare nella costruzione della Strategia d’Area, ha conquistato un ruolo fondamentale nell’accompagnare il percorso di candidatura del territorio Vallo di Diano quale Area Interna della regione Campania, che deve essere mantenuto. Infatti,  avendo svolto il ruolo di capofila ha espresso una   forte  governance  locale, avendo ottimizzato   una   serie  di   funzioni (Pianificazione Urbanistica, Funzioni Catastali, Protezione Civile, Statistica, istituzione ufficio VAS, CUC, servizi   sociali   tramite   il   consorzio   Piano   di   Zona,   Accordo   Quadro   per   l’utilizzo   di   tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), Gruppo di ricerca ” Progetto Cultura Vallo di Diano”, Sub Ambito Distrettuale-SAD- “EcoDiano” per la gestione associata dei rifiuti contro perforazioni petrolifere, mega impianti, TERNA E SNAM, antenne e altro).

Tutto questo non si deve disperdere ma rafforzare per migliorare la qualità della vita dei residenti. Occorre, a mio avviso, insistere sulla consapevolezza delle enormi potenzialità del territorio, far sì che i giovani rimangano, non solo per i svolgere i progetti di servizio civile, ma per realizzare nuovi percorsi per l’innovazione e il cambiamento. Lo devono fare da protagonisti. L’auspicio è che questa prima esperienza delle Aree Pilota, possa creare condizioni migliori per poter affrontare le prossime sfide. Questo significa dare concreta attuazione a quanto riportato nel documento programmatico dell’attuale esecutivo dell’Ente, la cui visione del territorio è stata identificata con la sinergia, la coesione la integrazione. Dopo la lunga fase pandemica dovuta al COVID 19 è necessario avere un approccio diverso che induca gli enti territoriali ad essere più concreti nel dare priorità a quelle iniziative e interventi, che garantiscano al sistema economico e sociale di poter reggere all’onda d’urto delle difficoltà del futuro.

 

Ringrazio Raffaele Accetta e aggiungo: la mole di documentazione predisposta dai due gruppi di lavoro è per davvero voluminosa e ha richiesto alcuni anni per la sua definizione. Tuttavia contiene indirizzi e messaggi degni di essere letti attentamente, perché, perseguiti e realizzati, potrebbero aprire nuovi orizzonti per le aree interne e corrodere la secolare Questione Meridionale. Mi piace a conclusione riportare la nota che segue, riguardante il ruolo della scuola tratta da “La Strategia Nazionale delle Aree interne In Campania” Relazione sullo stato di attuazione. “Area interna Vallo di Diano” Allegato 1 strategia d’area, pag. 13

“LE INVERSIONI DI TENDENZA E I RISULTATI ATTESI In questo percorso la scuola gioca un ruolo importante per raggiungere l’obiettivo del consolidamento della sperimentazione di una logica “inversa” dell’alternanza scuola-lavoro, polo di innovazione da trasferire nel territorio. Ecco dunque che la sperimentazione, l’innovazione tecnologica a scuola farà da supporto ai bisogni delle imprese nei settori dell’agricoltura, dell’ambiente, dei beni culturali. La scuola, dunque, diventa un sistema aperto, in continuo scambio tra interno ed esterno con una forte integrazione nel contesto economico, sociale e professionale. La prospettiva di tale sperimentazione sarà, da un lato, la possibilità per la scuola, attraverso il FABLAB, di farsi “impresa” trasferendo innovazione alle imprese del territorio, dall’altra l’inserimento lavorativo di figure professionali capaci di gestire l’innovazione. I risultati attesi, dunque, sono l’aumento delle competitività del tessuto imprenditoriale esistente, grazie all’innovazione trasferita dei giovani, e la nascita di start up che possono fornire un vero e proprio ‘esercito di riserva’ di potenziali neo-imprenditori. Se tale potenziale fosse attivato, avremmo un’espansione del numero di imprese giovanili, con tutto ciò che tale incremento comporterebbe, in termini di crescita del Pil e dell’occupazione dipendente indotta.”

 

 

 

 

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