CAVA – Senatore: «Galdi sarà giustiziato da coloro che ha silurato»

Da avv. Alfonso Senatore (pres.ass. Città Unita)

CAVA de’ TIRRENI – La fine di Galdi, novello Tarquinio il Superbo. Galdi è ormai out. E’ finito, prima ancora dei suoi predecessori. Nulla ormai potrà più salvarlo. Prepariamoci, anche mentalmente, psicologicamente e rassegnatamente, alle prossime imminenti elezioni anticipate. Egli ha commesso lo stesso identico errore marchiano e macroscopico commesso dal duo Messina-Gravagnuolo: hanno lasciato sul campo di battaglia leoni politici feriti-idrofobici. Questi, come inesorabilmente accade in natura, lo faranno a brandelli. Il sindaco ha avuto il coraggio, e di questo gliene va dato lealmente atto. Ma come per gli altri suoi predecessori, questo è il coraggio della follia pura, del senso di onnipotenza patologica, del suicidio politico. A tutto ciò si aggiunga, senza apparire dei soloni, un pò noiosi, nostalgici, e anzianotti, che non si premia, anche se forti elettoralmente, chi non merita (Monti docet!!), punendo con violenza impressionante e inaudita, anche dal punto di vista professionale e personale, a sangue vivo, chi in una situazione fallimentare e generale, ha concorso in complicità a consumare una bancarotta politica fallimentare. Si parla tanto di amministrazione giovanile, poppante e infantile. Sono, forse, giovani: Laudato, Napoli, Adinolfi, Passa, Barbuti, Baldi, Muoio, etc. etc. e i tremanti reduci riconfermati che ancora per poco hanno salvato la pelle politica? Anche i risultati politici sono stati “giovanilmente” parlando e non solo sufficienti e idonei per la città? Ne vedremo delle belle. Assisteremo ad attacchi violenti, frontali tra bande, diretti ed indiretti, da dietro le siepi, da vili e anonimi sicari e da noti mandanti. Nulla di nuovo sotto il sole, nulla di nuovo sotto le stelle. Passata la nottata, non avremo una città ben governata. Anzi! Ci sarà una faida spaventosa degna d’essere paragonata a quelle della camorra, della ‘ndrangheta, della mafia,  associazioni tutte interessate alla penetrazione nel potere politico-elettorale. Non vorrei vestire i panni del sindaco stralunato e sbandato (ma questo è niente ancora!!), e navigante a vista, all’ ombra dei cipressi. Egli, ha sbagliato non oggi  (con il secondo rimpasto, il primo è stato puerile, vergognoso e ridicolo: cambio di posti tra gli assessori, la vecchia quadriglia che ben conosciamo, anticipatrice della fine. Come il Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare nulla) ma appena insediatosi. Il governo dei più votati, ma anche dei più incapaci. Egli si è circondato, ed è stato ingabbiato dal nulla, da politicanti da strapazzo, alcuni ladri di polli, altri pirandellianamente  in cerca di autore, inetti, incapaci, arroganti, ignoranti, saliti di c…, e quasi tutti, poco, ma poco, pochissimo, trasparenti, se non nella biancheria intima.
A questo punto ci viene da osservare e dire: sono forse giovani, Galdi, Laudato, Salsano, Passa, Adinolfi, Barbuti,  etc. etc…? E’ tutta bravissima gente, un po’ “soluticcia”, della mia epoca di venticinque e più anni fa, quella per intenderci bene e meglio “abbrina”. Questi sono improponibili, non perchè anziani ma perchè, con umiltà, potrei dirne di cotte e di crude, di peste e corna, e anche alcuni meriti. Un mio vecchio concetto (vecchio non come anagrafe, ma come politico che non ha mai rubato, mai “leccato”, mai sottomesso ai potenti, sempre servo solo della sua amata città: Cava de Tirreni; in parole povere uno con la schiena dritta e con gli attributi ): non è vero che tutti i vecchi sono da buttare, ce ne sono molti, saggi, con le “p…” grosse come la luna piena d’estate, e giovanissimi, invece, sbarbatelli, ladruncoli, da parte di padre, appena nati. Così come ci sono giovani validissimi e vecchi che non dovrebbero essere mai nati e mai dovrebbero nascere. Altrettanto dicasi di chi ha tantissimi voti raccolti in modo a dir poco discutibile, ma poco di tutto, in primis di materia grigia e viceversa. Bisogna sempre con lealtà ed equilibrio, fare le dovute differenze. Non si può fare di tutta una erba un “fascio”. Mi auguro che i pochi lettori che mi onorano della loro pazienza e lettura, non si soffermino troppo sul termine “fascio” per accusarmi di apologia del fascismo. C’è chi provocatoriamente mi ha chiesto se diventassi sindaco cosa avrei fatto e soprattutto come avrei gestito il potere e governato: alla De Luca, alla Cirielli militare e politico, naturalmente con le dovute proporzioni e con i migliori uomini  e donne di Cava, alla Monti, a prescindere dai colori, dai vecchi rapporti, dal passato e dalle bandiere. Cava è in ginocchio in attesa del colpo di grazia, ha bisogno di una amministrazione, all’insegna della pace Agustea e della concordia, con tutti coloro che l’amano, anche con i nemici vecchi e nuovi. Galdi sarà giustiziato politicamente da coloro che ha silurato, così come capitò ai suoi tre predecessori. Ai miei nemici politici più acerrimi, non ponti d’oro, ma cristianamente e democristianamente, il perdono, la resurrezione, purchè si navighi non a vista con le ancore a bordo, con lo stesso obiettivo, l’identico programma, gli stessi valori eterni tra cui: l’onestà non solo intellettuale. Ma questa è pura utopia per diventare sindaco di Cava, un grande onore si intende, non dovrei essere come sono: sono troppo un uomo libero dal bisogno (grazie a Dio, alle mie famiglie, e alla mia professione), privo di scheletri nell’armadio, e con passato illibato, ma pieno di cadaveri politici per mia mano, politici, sulle spalle, fitte di cicatrici ancora sanguinanti; troppo amante sfegatato di Cava, del popolo cavese, e del popolo in generale. Ciò non viene perdonato e consentito dalla cosiddetta elite politica, dai poteri forti  particolari e discutibili, i quali anzi da tempo immemorabile auspicano che la mia scomoda persona, finisca al più presto politicamente parlando e non solo. Ma questo giorno non lo vedranno mai, fino a quando ne avrò la voglia e la forza come un gladiatore instancabile. Questo naturalmente non mi provoca rimorsi o ripensamenti. So bene che per colpa del mio carattere indomabile e indocile del mio (per alcuni aspetti), brutto carattere, non ho avuto in politica la stessa fortuna che ho avuto in famiglia, nella professione, dove il mio forte e nello stesso tempo dolce carattere è l’ideale per i clienti: mai arrendersi; non vendersi; non lasciarsi avvicinare e compromettere. Mai. Ma, con forza ed orgoglio, posso dire, che la politica che cambia tutto e tutti, non mi ha cambiato affatto e per nulla. E di ciò ne vado fiero!

 

 

 

 

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