Il Giappone spegne l’ultima centrale nucleare

 

 

 

 

Domenico Mastrovita
Da sabato 5 maggio 2012 anche il Giappone torna a essere un paese denuclearizzato.La chiusura di tutte le centrali nucleari nipponiche è dipesa dalla volontà dell’opinione pubblica Giapponese a seguito del disastro legato al sisma (con conseguente tsunami) dell’11 marzo 2011, quando devastati onde anomale danneggiarono gravemente la centrale atomica di Fukushima con ulteriore
fuga radioattiva e pericolosi riversamenti nell’intero ecosistema.Il fabbisogno energetico del Giappone veniva coperto per un terzo dall’atomo “amico”; adesso, secondo quanto affermato dalle autorità governative del paese potrebbero verificarsi rischiosi black-out dovuti alla mancanza di energia (in special modo con l’avvicinarsi della calda stagione).Dalla seconda metà del diciannovesimo secolo il consumo mondiale di energia è costantemente aumentato, passando dalla combustione di biomasse (materiali legnosi) a quello di combustibili fossili. In conseguenza
di ciò sono aumentate considerevolmente anche le quantità di zolfo, carbonio e azoto presenti nella composizione dell’atmosfera, tali concentrazioni di anidride carbonica (CO2) si sono registrate anche in località molto lontane dai poli industriali che le hanno prodotte.La principale riserva di energia non rinnovabile conosciuta attualmente sulla Terra è rinchiusa negli ossidi di uranio, minerali rari
contenenti l’uranio 235. Questo isotopo radioattivo contribuisce al calore interno della Terra mediante un processo di decadimento nucleare spontaneo. Attraverso il suo decadimento indotto e controllato in un reattore nucleare, tale uranio sprigiona un’energia immensa (pari a due milioni e mezzo di volte superiore a quella generata dalla stessa quantità ricavata dalla combustione di carbone fossile). Le conseguenze di questa straordinaria scoperta furono le bombe atomiche sganciate nel 1945 sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. I superstiti all’esplosione iniziale subirono terribili menomazioni e molti di loro morirono dopo alcuni giorni. I materiali sprigionati dalla bomba
atomica colpirono genti a centinaia di chilometri di distanza.In seguito, l’energia nucleare è stata impiegata per la produzione elettrica e per la creazione di armi.Ci sono forti dubbi sulle reali possibilità di risolvere il fabbisogno energetico dell’umanità con l’energia atomica, basti pensare alle preoccupazioni che essa suscita: cosa fare con i residui dell’estrazione del combustibile nucleare; come garantire la sicurezza delle centrali nucleari; come affrontare l’annosa questione dello smaltimento delle scorie radioattive; in che modo fermare la proliferazione delle armi atomiche. Inoltre anche l’estrazione dell’uranio, come tutti i combustibili fossili, produce materiali di scarto, ma con l’aggravante che questi ultimi sono pure radioattivi.Ad oggi circa il 16% dell’energia mondiale è prodotta grazie all’ausilio dall’atomo “amico”.I maggiori paesi che dispongono di centrali nucleari sono: Stati Uniti (104 centrali), Francia (59 centrali), Giappone (53 centrali).Anche se il pericolo di fughe radioattive è rimasto elevato, la produzione di energia attraverso l’atomo è continuata e cresciuta nel tempo, non tanto da permettere al nucleare di rimpiazzare i combustibili fossili, ma comunque arrivando alla creazione di ben 435 centrali che utilizzano l’uranio 235.Un metodo per ridurre i rischi e smaltire tutte le varie scorie è quello di trasferire i residui radioattivi in depositi dotati di barriere in grado di assorbire, proteggere e controllare le radiazioni. Per nostra sfortuna però sono necessari 10000 anni affinché  l’uranio raggiunga un certo livello di
sicurezza per l’ambiente e l’uomo. Il cuore del problema rimane proprio quello di riuscire a controllare un’energia così forte su un pianeta tanto dinamico come quello che ci ospita.L’autorità giapponese ritiene possibili eventuali black-out ma almeno i cittadini potranno dormire sonni relativamente tranquilli sul rischio di altre potenziali fughe radioattive.Induce a riflessione come proprio il paese del sol levante,
prima vittima dell’arma atomica, abbia utilizzato così massicciamente l’uranio 235.Esistono alternative sostenibili e meno rischiose rispetto
al nucleare, occorre solo incentivarle.Diecimila anni sono tantissimi, trovare un posto tanto isolato quanto protetto (sia dalla forza della natura che dall’uomo) sarà un’impresa non da poco.L’energia si può ottenere anche in altri modi, i costi per l’umanità e il mondo sono incalcolabili, l’atomo così inteso risulta essere molto pericoloso e poco utile, occorre quindi ripensare e rivedere molte politiche energetiche, tenendo sempre presente l’impatto ambientale che si ha sul pianeta e sugli esseri viventi che lo popolano.

3 thoughts on “Il Giappone spegne l’ultima centrale nucleare

  1. “…Il cuore del problema rimane proprio quello di riuscire a controllare un’energia così forte su un pianeta tanto dinamico come quello che ci ospita”.
    Una riflessione centrale per il tempo sollevato! Il ‘900 è stato un secolo innovativo ma che ha messo nelle mani dell’uomo un potere smisurato, incontrollabile; un potere che, ancora oggi, rivela tutta la sua forza mortifera!

  2. L’energia si può e si DEVE ottenere anche in altro modo.
    Altrimenti a cosa servirebbe la ricerca?

  3. Speriamo che sia una decisione condivisa anche da altri paesi…e che ci sia una ricerca reale ed efficace e investimenti in fonti rinnovabili e pulite. Non possiamo davvero permetterci di distruggere la vita del nostro pianeta!

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