Opinioni a confronto sul nucleare

 

Valerio Rossi Albertini
La settimana scorsa ho partecipato ad un dibattito televisivo a tre, su Skytg24, con il ministro dell’ambiente Corrado Clini e il presidente del Forum nucleare italiano (ed ex presidente dell’Enel) Chicco Testa.L’occasione era l’imminente spegnimento dell’ultimo reattore nucleare giapponese, ufficialmente per controllarne la conformità ai criteri di sicurezza; in pratica, per sospendere (per parecchio tempo) l’esperienza nucleare in tutta la nazione.Infatti, il popolo giapponese, che non era stato scoraggiato neanche dalle due esplosioni atomiche subite al termine della seconda guerra mondiale, dopo la disastrosa esperienza di Fukushima, ha indotto le autorità ad una moratoria che potrebbe rivelarsi definitiva. Eppure, l’opinione pubblica in Giappone è sempre stata ossequiosa alle decisioni governative e, prima del 2011, non si conoscevano manifestazioni di piazza nelle strade di Tokyo o di Osaka. L’esperienza di Fukushima è stata così traumatica che i giapponesi preferiscono rinunciare al 30% della propria energia elettrica, anche a costo di razionare temporaneamente le forniture, piuttosto che esporsi a nuovi rischi. Chicco Testa ha commentato dicendo che centrali più sicure (dette convenzionalmente di “quarta generazione”) risolveranno presto il problema e il nucleare rifiorirà. Peccato che non esista neanche un prototipo di queste centrali, anzi, neanche un progetto di fattibilità completo in tutte le sue parti. Si prevede che occorreranno dai venti ai trenta anni perchè tali centrali diventino una realtà produttiva. E
nel frattempo? Il ministro Clini pensa che la ricerca in questo settore, nonostante le evidenti difficoltà, non debba essere interrotta. Certo che no! The show must go on, su tutti i palcoscenici della scienza. Il problema, però, è che non abbiamo venti o trenta anni per risolvere le emergenze della conversione dalle fonti tradizionali (combustione di gas, carbone, petrolio), a quelle alternative: Ammettiamo pure, per ipotesi, che riuscissimo a sostenere la situazione per questo lungo periodo di tempo. Ai ritmi attuali di consumo, tra vent’anni le scorte di uranio si saranno assottigliate al punto che, per elementari leggi di mercato, il costo sarà esorbitante e il nucleare non rappresenterà più un’opzione vantaggiosa, neppure sotto il profilo economico.Quindi, fatte salve le esigenze della ricerca sull’atomo, bisognerebbe tentare di concentrare le esigue sostanze disponibili in quei settori che sole possono garantire la generazione di elettricità nell’ immediato futuro. Nei laboratori italiani, abbiamo collaudato tanti dispositivi avanzati per la produzione (e l’immagazzinamento) di energia pulita, che aspettano solo investimenti adeguati per poter essere perfezionati e immessi nella filiera produttiva.Gli imprenditori da noi, si sa, sono sempre stati piuttosto timidi. In questo periodo di crisi del credito, poi, sono addirittura spaventati. Solo un impegno cospicuo di capitali pubblici può garantire il successo di questa impresa di importanza vitale, ovvero il rilancio dell’Italia in un settore strategico per il futuro del paese. E’ stimato che il giro di affari planetario nel settore della conversione energetica nel prossimo decennio sarà di diverse migliaia di miliardi di euro. Dobbiamo attrezzarci per competere, altrimenti la crisi finanziaria, attualmente di origine speculativa, diventerà strutturale. Infatti, saremo costretti a continuare ad acquistare tecnologia dall’estero a caro prezzo, più ancora di quanto stiamo facendo adesso, con grave squilibrio del
bilancio tra importazioni ed esportazioni e la conseguente emorragia di denaro pubblico e privato.Il convoglio della cosiddetta “terza rivoluzione industriale”, cioè quella dell’alta tecnologia, è in arrivo. Cerchiamo di non perderlo! Restare a piedi ci obbligherebbe ad una faticosissima rincorsa, su un terreno molto insidioso e accidentato….

 

10/05/2012

Valerio Rossi
Albertini

 

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