Perché la Grecia non può uscire dall’euro, differenze con il caso Argentina

 

 

Filippo Ispirato

La Grecia sta affrontando un periodo economicamente molto difficile e potrebbe rischiare il default; secondo alcuni sembra essere tornati indietro di una decina di anni, quando a Buenos Aires il Governo argentino dichiarò bancarotta e decise di onorare solo in minima parte i debiti verso l’estero. Le casse pubbliche erano ormai asfittiche e il paese latinoamericano era reduce da un a decina di anni di privatizzazioni selvagge e di tagli alla spesa pubblica imposti dal Fondo Monetario Internazionale. Nella calda estate australe del Dicembre 2001 l’allora Governo De La Rua fu costretto a congelare i conti bancari degli argentini  e, dopo giorni di rivolte da parte del popolo stremato e stanco da continui tagli e con un tasso di povertà arrivata a superare il 50%, decise di dichiarare bancarotta. La situazione dell’Argentina è stata difficile, ma sicuramente meno di quella greca. Lo stato di insolvenza, chiamato default in gergo tecnico, è stata una soluzione relativamente più percorribile rispetto al caso greco; questo perché l’Argentina non era parte di un sistema integrato come quello europeo e non vi era un sistema sofisticato e di derivati finanziari legati al suo debito.La conseguenza negativa del default per Buenos Aires è stata quella di perdere credibilità sulla scena internazionale, ma al tempo stesso l’Argentina è riuscita a risollevarsi dalla crisi grazie a:

–       un cambio favorevole tra la sua moneta e il dollaro

–       la forte presenza di materie prime sul suo territorio

–       una nuova politica di nazionalizzazione, che le ha permesso di riacquisire delle fonti di reddito vitali per la sua economia (ultima in ordine di tempo la nazionalizzazione del colosso energetico YPF sottratto alla multinazionale spagnola Repsol)

–       la vicinanza geografica a stati quali Brasile e Cile in forte espansione economica e mercati di sbocco, e nuovi accordi commerciali con la Cina con il contemporaneo distacco commerciale verso l’Europa

La Grecia è in una situazione all’apparenza simile, ma in realtà il ritorno alla dracma potrebbe essere più difficile per una serie di fattori contingenti:

–       il suo mercato di riferimento è l’Europa e geograficamente è lontana da paesi in crescita, l’unico in forte espansione, la Turchia, è un paese con il quale ha avuto sempre forti tensioni sociali e culturali

–       non possiede materie prime e risorse come l’Argentina

–       ha un’economia essenzialmente strutturata sul turismo, agricoltura e sussidi pubblici, non detiene un apparato industriale forte da permetterle un’indipendenza economica

–       si verrebbe a creare un effetto domino che coinvolgerebbe altri paesi all’interno dell’Unione Europea. I mercati finanziari perderebbero la fiducia nei confronti di molti paesi in difficoltà dell’Eurozona e disinvestirebbero immediatamente e in modo massiccio da Spagna, Portogallo, Italia, Irlanda per mancanza di sicurezze su una loro permanenza nella moneta unica ed un loro ipotetico stato di insolvenza al pari della Grecia. Un’ipotesi che non fa dormire sonni tranquilli neanche agli Stati Uniti. Queste considerazioni sono alla base della probabile permanenza di Atene in Eurolandia, una soluzione fortemente voluta dai leaders europei, terrorizzati dall’effetto domino, ma anche dai politici e cittadini greci, che fuori dall’Euro non sarebbero in grado di recuperare il gap economico fin qui accumulato. Grande favorito alle prossime votazioni sarà Tsipras, il rappresentante del partito Syriza, la sinistra radicale fortemente contraria alle manovre di austerità.Tsipras, in maniera pragmatica, se dovesse ottenere la maggioranza dei voti, probabilmente chiederà alla Trojka di rimanere nell’euro, di ottenere nuove tranche di finanziamenti per le asfittiche casse elleniche e di rinegoziare le misure di austerità, spalmandole in un arco temporale più lungo, affinché non siano eccessivamente penalizzanti per i cittadini e che al tempo stesso permettano crescita e risanamento del debito. In tutti i casi spetterà al popolo greco ogni decisione in merito il 17 Giugno prossimo.

One thought on “Perché la Grecia non può uscire dall’euro, differenze con il caso Argentina

  1. Io sono fermamente convinta che,l’uscita dall’euro,per qualunque paese sarebbe un vero disastro!

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