CEMENTO/7: alla conquista di Salerno – “Moscatiello e il Clan Forte, fusion impossible”

 

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Qualcuno si chiederà cosa “ci azzecca” il processo contro Giovanni Moscatiello (attuale sindaco di Baronissi e segretario generale della Provincia), imputato per presunta collusione con il “clan Forte”, con l’inchiesta giornalistica sui giochi politico-imprenditoriali-affaristici che hanno portato alla conquista ed alla spartizione di tutti i grandi lavori pubblici effettuati in Città e in giro per la provincia. Le due cose sono strettamente connesse perchè, gira e rigira, i nomi dei politici, degli amministratori, degli imprenditori, degli affaristi e dei camorristi si intrecciano e si incrociano sempre. Come in una sorta di infernale girone dantesco che tutto rimescola nell’unico interesse del “Dio denaro”. Sono passati ormai molti anni da quando la Procura della Repubblica di Salerno pose nel suo mirino Giovanni Moscatiello, l’uomo ovunque dell’allora astro nascente  Vincenzo De Luca. I non addetti ai lavori difficilmente ricorderanno che Moscatiello maturò una grande esperienza amministrativa e finanziaria alla corte di Michele Figliulo, mitico sindaco di Valva del dopo-terremoto e grande amico (tuttora) del sindaco di Salerno, in qualità di grand-commis del Partito Comunista nella veste di segretario generale del comune per la gestione degli appalti per la ricostruzione del paese andato letteralmente distrutto. Entrambi, sia Moscatiello che Figliulo, finirono nelle spire di un caotico processo con oltre trenta imputati e nessun arrestato. Anita Mele, pm, fece la pazza ma non ci fu niente da fare: a Laviano aveva arrestato tutti, a Valva nessuno. Probabilmente fu decisiva la forza politico-giudiziaria della Coop. Argenta (socio pesante della famose Coop. Rosse) del famigerato Donigaglia, detto “gamba di legno”, proprio quello che secondo le rivelazioni del defunto Vincenzo Ritonnaro si era recato presso la segreteria provinciale del PCI (siamo a cavallo degli anni 91-92) per colloquiare con l’allora segretario del partito (chissà chi era !!) e, forse, per ridisegnare la mappa degli appalti e delle spartizioni partitiche. Questi i nomi e le storie nate subito dopo il terremoto dell’80 e protrattesi fino ai nostri giorni; questa in sintesi la storia (quella più conosciuta) del grande amministratore Giovanni Moscatiello che unisce il suo  destino al prorompente sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, salvo ad abbandonarlo clamorosamente e rumorosamente agli inizi del 2011 dopo circa trent’anni di assidua e fedele collaborazione, da Valva fino a Salerno. La storia del “clan Forte” nasce, invece, almeno una decina di anni prima per l’accaparramento dei grossi lavori di “movimento terra” (che le cronache hanno dimostrato essere molto redditizi e molto appetiti dalla malavita organizzata) per i lavori della galleria ferroviaria Salerno-Nocera denominata “Santa Lucia” e del tunnel da Fratte a Sala Abbagnano per il completamento della tangenziale di Salerno. Il clan Forte spadroneggia e spara, senza pietà e senza guardare in faccia a nessuno. Siamo nei primi anni ‘70 e la scena tecnica è dominata dall’ing. Alessandro Macchi (grande progettista dei due trafori) che viene addirittura rapito in maniera rocambolesca e mai dettagliatamente chiarita. Macchi, dopo diversi anni d’oblio, ritorna imperiosamente sulla scena insieme all’amico arch. Nicola Pagliara per la progettazione del Grand Hotel Salerno (del gruppo Chechile, molto vicino sempre a De Luca, almeno fio a poco tempo fa !!) e dei futuri due tunnel che dovrebbero unire il porto commerciale alla zona del Cernicchiara: altri enormi lavori di movimento terra e nuovi probabili interessi della malavita organizzata. Come si vede la storia e le storie si ripetono e si intrecciano con una metodicità spaventosa. Se questo è il quadro, come si fa ad accostare forzatamente la storia di Giovanni Moscatiello a quella del clan Forte in un’azione giudiziaria quasi da “mission impossible” come ha cercato di dimostrare in aula l’avv. Giovanni Sofia in una difesa accorata in favore del suo assistito. La Procura, invece, ci ha sempre creduto anche se, così come per Valva, non è mai riuscita ad andare oltre l’avviso di garanzia e le accuse processuali. Troppo debole e destinato fatalmente a cadere l’accostamento di Moscatiello ai Forte senza prove conclamate e senza, soprattutto, riscrivere la vera storia di Salerno e delle grandi battaglie per la sua conquista. Alla prossima.

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