Salvatore Di Martino: un uomo venuto da lontano !!

Aldo Bianchini

RAVELLO – A causa della loro giovane età molti “cronisti” non conoscono le prime apparizioni politico-mediatiche del baldanzoso avvocato Salvatore Di Martino, già sindaco e attuale consigliere di minoranza al Comune di Ravello. Per quanto a mia diretta conoscenza Salvatore Di Martino è un “signore” che dalla politica ha ricevuto soltanto una serie interminabile di soprusi e angherie, tanto da restituirgli un “carattere focoso” che mal si adatta con il continuo “compromesso politico”. Questa è una mia personale convinzione  e, dunque, deve essere presa con il beneficio dell’inventario per non urtare la suscettibilità dei tanti suoi detrattori. Il personaggio Salvatore Di Martino venne a galla nei primi mesi della cosiddetta “tangentopoli di mani pulite” scoppiata il 17 febbraio 1992 con l’arresto del milanese Mario Chiesa. All’epoca fu l’unico politico che riuscì a non farsi travolgere subito dall’onda impietosa dell’assalto giudiziario nonostante la sua affinità ideologica con i socialisti di Carmelo Conte, se ben ricordo. In quel periodo storico Salvatore Di Martino era sindaco di Ravello e fu preso letteralmente di mira dal “gruppo di fuoco” de il giornalibro sud” (firmato da Pietro Ferraioli e dagli allora capo-redattore e redattore della redazione salernitana de “Il Mattino” Clodomiro Tarsia e Luciano Pignataro) che gli dedicò un grosso capitolo della pubblicazione. Il titolo del servizio era tutto un programma: <<A Ravello concerto di camorra – Le rivelazioni del pentito Cillari>>. Il servizio metteva in risalto il ruolo che secondo Pinuccio Cillari (un presunto pentito della camorra che tanti guai procurò ai socialisti !!) aveva avuto il sindaco Di Martino nell’operazione di vendita dell’Albergo Palumbo ovvero dello storico “palazzo Sasso” in cambio di una tangente di 300milioni di lire. La politica traballava pesantemente sotto i colpi di maglio dei magistrati ma Di Martino seppe resistere, ed anche alla grande, e riuscì addirittura a far sequestrare e ritirare dalle edicole la pubblicazione incriminata (io, però, ne conservo due copie originali) dopo un processo per direttissima che vinse brillantemente. Non ricordo perfettamente i dettagli della vicenda giudiziaria, so per certo che l’episodio fece scalpore e sembrava che dovesse essere preso a modello per la difesa di tanti altri personaggi (Carmelo Conte  in primis !!) attaccati da quel gruppo di fuoco de “Il Mattino” che aveva dato vita alla famigerata “Campagna dei quattro cantoni”  (pag. 169 del libro “Sasso coltello” scritto da Conte e pubblicato da Boccia Editore nel 1994). Così, purtroppo, non fu perché la vittoria di Salvatore Di Martino rimase un caso unico e passò alla storia come “la vittoria di Pirro”. Difatti poco tempo dopo la vicenda del Giornalibro la magistratura riuscì a bloccare il focoso sindaco di Ravello con una storia veramente fuori da ogni logica; una vicenda che, dopo aver determinato la caduta da sindaco di Di Martino, finì nelle secche del dimenticatoio. Ma non finisce qui. Per chi non lo sapesse è bene precisare che, anche se non sembra, le istituzioni sono vendicative e in molti non perdonarono mai a Salvatore Di Martino, reo di aver frenato il più diffuso quotidiano della nostra provincia attraverso il blocco del Giornaibro, la sua intraprendenza difensiva. Negli anni successivi l’ex sindaco si ribello ai controlli eccessivi e puntigliosi dell’Arma nei suoi riguardi, litigò con un dirigente della Telecom e tante altre cose messe in serie. Sempre se non vado errato, dopo diversi anni ritornò a fare il sindaco, poi cadde di nuovo. Fino a qualche giorno fa quando “sarebbe stato ” aggredito verbalmente o fisicamente (o avrebbe aggredito !!) da un altro consigliere comunale. Su questa vicenda, ovviamente, sono state scritte le diverse versioni presenti sul campo. Di certo resta un fatto inoppugnabile, cioè che Salvatore Di Martino, comunque si muova o qualunque cosa faccia, è un uomo che è sempre al centro dell’attenzione e sotto i riflettori. Da quel lontano 1993 la storia non è mai cambiata: il popolo lo vota ma la “casta” lo osteggia con tutti i mezzi a disposizione, compreso quelli giudiziari come avvenne per la vicenda del Giornalibro.

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