Ravello: cosa non funziona

Renato Messina

RAVELLO – Questi ultimi giorni di un Agosto non troppo caldo sono stati arroventati da una polemica che non accenna a placarsi. Per chi fosse stato in vacanza senza essere disturbato da queste vicende locali farò un breve riassunto. La Regione Campania ha approvato una sovvenzione di quattro milioni di euro alla Fondazione Ravello. Questo finanziamento rientra in un programma più vasto detto PAC (Piano di azione e coesione), mirato ad utilizzare le risorse che l’Unione Europea ha messo a disposizione delle regioni (e che le regioni stesse rischiavano di perdere se non capaci di utilizzarle). Ma cos’è che ha scatenato il putiferio? Molto semplicemente un sospetto conflitto di interessi tra il presidente della Fondazione (On. Renato Brunetta, capogruppo PDL alla Camera dei Deputati) e la Regione Campania, guidata sempre dal PDL. I rappresentanti locali di  PD e SEL non si sono lasciati sfuggire di sottolineare questo aspetto e ne è nata una bella polemica estiva.  Ma è davvero il conflitto di interessi il problema principale? Se guardiamo come è costituita la fondazione possiamo comprendere meglio alcune implicazioni. La Fondazione Ravello (www.fondazioneravello.com) è formata da alcuni soci fondatori, ovvero Regione Campania, Provincia di Salerno e Comune di Ravello e da due soci ordinari (Ente provinciale per il Turismo di Salerno e Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania). Se da una parte il Consiglio di amministrazione rappresenta giustamente i tre soci sopramenzionati, anche nel Consiglio Generale di Indirizzo (CGDI) sono presenti nomi di un certo peso (anche politico) come, ad esempio, Edmondo Cirielli e Filippo Patroni Griffi. La considerazione che ne deriva è che quindi, essendo una fondazione con una connotazione politica marcata, difficilmente si libererà di queste tipologie di sospetti. In fondo poco importa se attualmente colui che assegna i fondi sia dello stesso partito di colui che li riceve; questo è semplicemente un caso esplicito in una struttura fatta per essere lottizzata. Cosa potrebbe mitigare questo fenomeno? Dove sono i “mecenati” privati a sostegno della cultura locale? Lo Statuto di Fondazione Ravello prevede che il CGDI sia formato da un massimo di 15 membri, dei quali 9 nominati dai soci fondatori (enti locali), 2 scelti per cooptazione dai nove di prima ed i restanti nominati dai soci ordinari.  I 9 rappresentanti dei soci fondatori (e solo loro) nominano (e revocano) anche il Presidente della Fondazione ed il Collegio dei Revisori dei Conti (art. 5 dello Statuto). Per risolvere il conflitto di interessi basterebbe che il CGDI revocasse l’incarico dell’attuale presidente Brunetta. Si deve poi tener presente che per diventare soci ordinari bisogna essere “graditi” o “invitati”, che è necessario il voto a maggioranza assoluta dei presenti e dei soliti 9 rappresentanti dei fondatori e che è richiesto un versamento di circa centomila euro (minimo). Se ne deduce evidentemente che la partecipazione dei privati non è ben accetta. Fortunatamente sul sito della fondazione esiste un’apposita pagina intitolata “I pericoli”, riferita ai pericoli che il patrimonio culturale di Ravello rischia di correre (e che evidentemente la Fondazione pensa di contrastare). Tra questi ne spicca uno che cito testualmente:”Le faide politiche e sociali, che spesso dilacerano il tessuto antropologico e che fanno trionfare la grettezza del “particulare” e dell’immediato sullo sviluppo complessivo del paese e delle sue future generazioni.” Ridurre l’influenza della politica sulla Fondazione sarebbe il miglior modo per evitare il suddetto “pericolo”, che la Fondazione stessa ha identificato. L’aspetto quindi che mi preme sottolineare è l’assoluta mancanza di membri indipendenti all’interno della Fondazione. Questa potrebbe essere una possibile via per assicurare una vigilanza efficace sulla parte più “politica” di Fondazione Ravello e almeno limitare  i casi di conflitti di interesse.

3 thoughts on “Ravello: cosa non funziona

  1. Caro Renato
    penso che l’unico modo per risolvere tutti i conflitti di interesse tra enti è quello di ridurre gli enti. Quindi via tutte le fondazioni costituite da enti pubblici. Faccio osservare che è auspicata da gran parte della popolazione l’abolizione delle provincie. Le fondazioni sono solo un artifizio dei politici per generare consigli di amministrazione ecc ecc.. Filosoficamente esattamente il contrario di abolire le province. La pubblica amministrazione, dicono i politici in pubblico, deve essere semplificata e qui si sta facendo esattamente il contrario. Stanno creando del lavoro parassito. Penso di avere espresso chiaramente il mio pensiero.

  2. Ma Ravello non ha tra i suoi mecenati l’ineffabile ministro Brunetta , che si scaglia contro il ” malcostume degli italiani ed intanto lui , ABUSIVAMENTE, ha fatto trasformare , con i soldi dei contribuenti , una minuscola catapecchia, sita proprio sotto villa Rufolo in un grazioso villino per accogliere lui e la sua SPOSONA ?
    Gran bell’esempio, degno di un seguace del cavaliere ( io so io e voi non siete in c—- ) come diceva Alberto Sordi ! don Brunetta diventato prof universitario grazie a sanatorie e si permette di fare il censore .
    Mio dio come siamo caduti in basso!

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