Vassallo/21: “cold case”, la resa di Roberti !!

 

Aldo Bianchini

POLLICA – “”E’ anche questo il momento per invitare chi sa affinchè parli e ci aiuti a raggiungere la verità … Angelo Vassallo è una vittima che aspetta giustizia. Mi prendo interamente la responsabilità dell’indagine. Non avrò pace fino a quando non scopriremo il suo assassino. Quando ho lasciato Salerno ho avvertito un senso di incompiutezza per non essere riuscito a scoprire i responsabili del suo omicidio””. Con queste parole (fonte Il Mattino del 15 set. 2013) il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, già procuratore capo a Salerno, ha messo a mio avviso la parola fine al caso dell’omicidio del sindaco pescatore. Il caso è chiuso, dunque, anche se quello di Angelo Vassallo è’ destinato a rimanere un “cold case”, un caso irrisolto. E rimarrà così per sempre perché i casi di assassinio non possono mai essere archiviati per la loro stessa genesi ed anche quando dovesse intervenire un decreto di archiviazione è sempre possibile riaprirlo in fretta e furia qualora emergessero nuovi elementi. Il procuratore Roberti quelle parole le ha pronunciate dal palco dell’Arena del Mare di Acciaroli in presenza del presidente della Camera Laura Boldrini e di Dario Vassallo e sono subito apparse, anche ai più riottosi, come pietre tombali sull’intera vicenda. Una vicenda nata male, condotta peggio e finita malissimo. Gli investigatori si sono troppo presto intestarditi a seguire, essenzialmente, soltanto la traccia più facile ma meno logica (per dirla in termini investigativi puri !!), quella che portava al giovane e piccolo puscher Bruno Humberto Damiani che non era e non è all’altezza di intrattenere rapporti a così alto livello (traffico internazionale di droga !!), anche se grazie ad una favorevole situazione economica familiare  riesce da circa tre anni a vivere ben protetto in terre boliviane. L’episodio che aveva colpito l’immaginario degli investigatori racconta di un paio di calci rifilati al Damiani nella piazzetta di Acciaroli direttamente dal sindaco pescatore che voleva allontanare quel fastidio irritante da quello che era il luogo-immagine della cittadina della costa cilentana. Tutto qui, forse neppure Angelo al di là della sua stessa bravata credeva davvero che Bruno fosse l’anima nera di Acciaroli; probabilmente quei calci servivano a far  crescere nell’immaginario della gente il ruolo e la funzione del sindaco-pescatore-sceriffo. Tutto qui, anche se gli inquirenti non hanno voluto credere nella bravata ed hanno danno all’episodio un peso esagerato. Le indagini, quindi, hanno imboccato da subito un solco sbagliato, come sbagliata e farraginosa fu la fase iniziale quando sul posto arrivò per primo il sostituto procuratore Alfredo Greco seguito a ruota dal procuratore capo Giancarlo Grippo, entrambi della procura della repubblica di Vallo della Lucania. In quella occasione ci fu quasi un “moto di stizza” da parte della DDA di Salerno che rapidamente estromise “legittimamente”  dalle indagini prima il pm Alfredo Greco e subito dopo il procuratore capo Grippo. L’estromissione di Alfredo Greco grida ancora vendetta ed in questa estromissione va ricercata, forse, la causa principale della clamorosa debacle investigativa, perché di questo si tratta, che piaccia o no. Alfredo Greco conosceva innanzitutto benissimo Angelo Vassallo che gli era devoto amico personale; ma non basta, Greco conosceva e conosce alla perfezione luoghi e personaggi dell’intero tratto di costa cilentana e conosce anche benissimo il padre di Bruno Humberto Damiani. E chi meglio di lui poteva e doveva condurre, con  il suo stile e il suo garbo, l’indagine delicata e complessa dall’inizio alla fine. E’ vero che col senno di poi tutto è più facile e pontificare diventa un gioco da ragazzi, ma nessuno riuscirà mai a convincermi che in quella occasione, quando Alfredo Greco giunse sul luogo del delitto ed apparve sugli schermi dei grandi network televisivi nazionali, non si sia alzata intorno a lui una cortina impenetrabile di incomprensioni e di lotte intestine provenienti addirittura dai palazzi romani dove qualcuno avrebbe mal digerito un successo clamoroso sul campo di Greco che era stato costretto, nella stessa Procura che aveva rigenerato e guidato per un decennio, ad un ruolo di subalternità per via di decisioni incredibili e incomprensibili del CSM che, ovviamente, giustifica il suo atteggiamento con il rispetto della legge (quella voluta da Mastella sulla longevità dei Procuratori Capo). Un magistrato che è riuscito con grande autorevolezza a ridare la giusta serenità al rapporto cittadino-giustizia, almeno nel territorio di competenza della Procura di Vallo. Non dimentichiamoci che in quella Procura, prima di Alfredo Greco, era accaduto di tutto e di più con l’arresto di Nicola Boccassini e del suo sostituto Anacleto Dolce. Quello che sembrava dover essere il trampolino di lancio per il magistrato Alfredo Greco si è, invece, rivelato il punto di caduta per impedirgli prima la scalata alla Procura di Nocera Inferiore e poi a quella di Salerno dove, nel frattempo, era arrivato Franco Roberti. L’omicidio Vassallo, a mio sindacabile giudizio, ha sigillato un periodo molto brutto e tempestoso all’interno di un distretto giudiziario che non riesce a trovare una serena pacificazione dopo il tremendo scossone di tangentopoli che una ventina di anni fa sconvolse tutta la nomenclatura politica dell’intero territorio provinciale. Ed a farne le spese, purtroppo, potrebbe essere stato proprio il sindaco pescatore Angelo Vassallo che, probabilmente, per molto tempo ancora rimarrà in attesa di giustizia.

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