Iran: la ripresa delle negoziazioni sul nucleare

Maria Chiara Rizzo

Dopo una lunga notte di lavoro, ieri mattina la stampa internazionale ha dato la notizia della conclusione dell’ accordo sul programma nucleare iraniano, a seguito delle negoziazioni internazionali tenutesi a Ginevra tra l’Iran e i sei paesi negoziatori (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Regno Unito e Germania). Sebbene si tratti solo di una “bozza” di accordo, dunque del tutto provvisorio, i cinque membri del Consiglio di Sicurezza e la Germania hanno portato a casa un primo risultato, ovvero un contenimento del programma nucleare, in cambio di un alleggerimento delle sanzioni economiche che gravano, in forma diversa, sulla Repubblica islamica da oltre 30 anni. L’accordo definitivo arriverà tra sei mesi.

Premesso che al di sopra di una data percentuale di arricchimento l’uranio non servirà solo per la produzione dell’energia e per scopi medici, i sei negoziatori hanno cercato di imporre all’Iran una produzione in linea con obiettivi “positivi”, escludendo la possibilità di fabbricare armi di distruzione.

A grandi linee l’accordo prevede l’impegno da parte dell’Iran di rivedere il suo programma e sottoporlo ai controlli periodici di ispettori internazionali. Più nello specifico nei prossimi 6 mesi il paese islamico si impegnerà a:

–       bloccare l’arricchimento dell’uranio al 5%  (fino a tale percentuale la lavorazione servirà a produrre un combustibile utile per la produzione di energia elettrica);

–       arrestare la costruzione di nuove centrifughe;

–       interrompere i lavori per l’attivazione del reattore di Arak e la produzione di combustile destinata alla centrale;

–       consentire l’accesso ai siti produttivi agli esperti dell’AIEA.

Dall’altra parte i sei paesi negoziatori favoriranno un alleggerimento delle sanzioni, pari a circa 7 miliardi di dollari, che rappresentano solo un’esigua somma delle sanzioni totali imposte alla Repubblica islamica. Inoltre, il Consiglio di Sicurezza e la Germania hanno promesso di:

–       non imporre ulteriori sanzioni nei prossimi sei mesi, se l’Iran si allineerà all’accordo;

–       sospendere sanzioni su oro e metalli preziosi, sul settore automobilistico e sulle esportazioni petrolchimiche;

–       autorizzare l’allocazione di 400 milioni di euro destinati a finanziare gli studi di studenti iraniani all’estero;

–       riattivare gli scambi per l’acquisto di prodotti alimentari e medicali.

Molte altre misure restrittive resteranno in vigore almeno fino all’accordo definitivo.

Alla fine degli anni ’50 l’Iran, allora Persia, inaugura il suo programma nucleare che dopo poco più di 10 anni inizia a seminare dubbi e perplessità. Nel 1979, inseguito alla presa in ostaggio di cittadini americani, gli Usa congelano i beni iraniani sul loro territorio e a partire dal 1987 inizia una serie di interdizioni sugli scambi con la Repubblica islamica. Dopo l’iscrizione del paese islamico nella lista nera dei paesi che sostengono il terrorismo nel ’92, il ’96 è un anno duro per l’Iran, a causa del divieto imposto alle compagnie straniere di investire nell’industria petrolchimica della Repubblica. La scoperta, almeno ufficiale, del programma nucleare iraniano si verifica nel 2002 e l’anno successivo HassanRohani, che presiedeva le negoziazioni, accetta di bloccare il programma, ripreso nel 2005, dopo l’elezione di Amhadinejad. L’embargo imposto nel 2007 (congelamento di beni, sanzioni finanziarie, restrizioni commerciali su beni e tecnologia utile al programma) mette in ginocchio l’economia del paese. L’elezione nel 2013 di Rohani come presidente fa sperare nuovamente l’occidente che nei giorni scorsi ha inaugurato le negoziazioni con l’Iran.

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