Enrico Quaranta: un uomo, una storia !! Il 16 marzo, in occasione dell’anniversario della morte di Enrico Quaranta, il Vallo finalmente ricorda. Un pensiero per Sabrina, la figlia.

Aldo Bianchini

SAN PIETRO al TANAGRO – Il 16 marzo di trenta anni fa moriva Enrico Quaranta, un personaggio che ha fatto nel bene e nel male la storia politico-economico-sociale dell’intero territorio del Vallo di Diano, e non solo. Moriva nella clinica Mediterranea di Napoli dove era stato ricoverato, qualche giorno prima, per un banalissimo intervento chirurgico. Dimenticare la sua figura e la sua opera, così come hanno fatto diverse istituzioni ed autorità locali, non solo è da stupidi ma anche da superficiali. Con tutti i difetti tipici dell’uomo di potere Enrico Quaranta, che piaccia o no, ha un posto ben preciso nella storia del Vallo di Diano. Anzi, con tutta franchezza, si può ben dire che la “storia del Vallo di Diano” si è fermata ai suoi tempi ed ai tempi di Gerardo Ritorto (morto a soli 44 anni il 15 maggio 1982 in uno strano incidente stradale nel tratto autostradale compreso tra gli svincoli di Battipaglia e Pontecagnano mentre andava a Napoli; un incidente stradale che ancora oggi grida vendetta !!). La loro fu una scuola di vita e di politica; quasi tutti gli amministratori valdianesi di oggi si sono formati a quella scuola e quasi tutti hanno fatto finta di dimenticare. Bella riconoscenza !! Era il 1963 quando, a seguito della fusione tra PSI e PSDI, venne alla luce il PSU; due giovani rampolli politici approdarono alla corte di Luigi Angrisani che riuscì a portarli entrambi in Parlamento: Enrico Quaranta e Lucio Mariano Brandi, esattamente il 28 aprile 1963 uscirono alla grande dalle urne e varcarono per la prima volta la soglia di Montecitorio il giorno 6 maggio 1963. L’alleanza ebbe breve durata e i due deputati lasciarono Angrisani per approdare alla corte di Giacomo Mancini nel rifondato PSI. Storica la collera di Angrisani che nel noto ristorante romano “Coriolano” fece volare per aria un tavolino; è il 1968 e da quel momento dichiarò una guerra personale contro Enrico Quaranta reo, secondo lo stesso Angrisani (meglio noto come “zio Luigi”), del tradimento. La battaglia continuò durante la campagna elettorale del ’72 e finì con la vendetta di Quaranta nel ’76; di questo ne parlerò tra poco. Ma Quaranta va avanti e per ben sei legislature di seguito viene eletto con sempre maggiori suffragi elettorali; trasforma il Vallo di Diano in un “laboratorio socialista” che viene additato a modello in tutto il Paese. Conquista tutto il Vallo (sindaci, comunità montana, banche, consorzi, ecc.) ed anche la presidenza della Provincia con entrature anche negli assessorati regionali. Elargisce del bene verso tutti e fa bene a tutti, in tanti ora fanno finta di non averlo mai conosciuto. Vergogna !! Il 16 marzo 1984 muore, stranamente ed improvvisamente, in una clinica partenopea dove era stato sottoposto ad un delicato ma routinario intervento chirurgico. Ai suoi funerali, celebrati in pompa magna a San Pietro al Tanagro dove era nato il 2 gennaio 1928, arriva anche da Roma nientemeno che Bettino Craxi, presidente del Consiglio dei Ministri.; oggi invece arri8veranno Rino Formica e forse Bobo Craxi il figlio di Bettino. Era schietto e diretto, amava parlare senza tanti fronzoli, andava subito al sodo ed alla radice di ogni discussione, faceva parlare tutti ma i suoi ordini non si discutevano, era capace quando occorreva di usare anche gli schiaffi. Gli aneddoti sul suo modo di fare politica sarebbero migliaia ed è impossibile raccontarli. L’unico aneddoto vero è che iniziò la sua carriera politica da povero e la concluse più povero di come era partito. Da trent’anni anni riposa nel suo paese d’origine dal quale non si era mai completamente allontanato. La sua vita politica è stata, comunque, sempre travagliata. Anche la sua prima elezione, quella del 28 aprile 1963 fu oggetto di aspre contestazioni (vennero denunciati addirittura brogli elettorali !!) e fu convalidata soltanto l’ 11 dicembre 1964, dopo oltre un anno durante il quale il compianto Enrico non rimase inoperoso e presentò in Parlamento, nel ’63, ben 12 progetti di legge che arrivarono fino a 58 nell’84, epoca della sua prematura scomparsa. Fu anche sottosegretario di stato  dal 7 dicembre al 3 agosto 1983 (lavori pubblici) e dal 9 agosto 1983 al 16 marzo 1984 (alla Presidenza del Consiglio).  Non ho avuto con Enrico Quaranta un rapporto molto diffuso, per quel poco che l’ho conosciuto in momenti diversi ne ho tratto l’opinione che mi trovavo di fronte ad un uomo che amava il comando più di se stesso e che, comunque, sapeva gestirlo in maniera eccellente. La morte di Gerardo Ritorto, suo fedelissimo, lo aveva lasciato solo e sconvolto in un mondo politico e giudiziario che cercava di aggredirlo da tutte le parti. Clamoroso l’attacco che gli portò l’allora giudice istruttore Domenico Santacroce (poi divenuto capo della Procura della Repubblica di Sala Consilina); era l’epoca in cui Santacroce dava la caccia agli assassini del boss Alfonso Rosanova ucciso la sera del 19 aprile 1982 mentre era ricoverato in una stanzetta al quarto piano dell’ospedale Da Procida di Salerno (un commando composto da almeno quattro uomini entrò nella stanza e con due mitragliette fece  fuoco sul ricoverato uccidendolo all’istante). Qualche mese dopo il feroce assassinio il giudice istruttore ricevette una delazione da parte di un presunto pentito che affermava di aver saputo da altri camorristi che prima dell’assassinio Enrico Quaranta si era incontrato con Alfonso Rosanova e che, forse, a quell’incontro andato presumibilmente a vuoto era da collegare anche la morte di Gerardo Ritorto in quello strano incidente stradale del 15 maggio 1982: esattamente 26 giorni dopo l’attentato in ospedale in danno di Rosanova. Tutte congetture, ovviamente, che Domenico Santacroce pose comunque al centro di una sua memorabile e contestatissima sentenza istruttoria. La cosa fece andare su tutte le furie l’allora potente senatore del PSI che denunciò pubblicamente quello che lui riteneva essere un abuso da parte del giudice istruttore e fece tappezzare tutta la città di Salerno e molti paesi della provincia di manifesti (fondo bianco e scritta in nero) contro Domenico Santacroce; anzi chiese ed ottenne dal suo partito l’apertura di una indagine da parte del CSM e il giudice fu trasferito a Palermo. Ma allora erano altri tempi e le battaglie contro i magistrati potevano anche essere vinte. Quella fu, probabilmente, la sua ultima grande battaglia; il suo fisico era già minato dalla malattia che dopo poco più di un anno lo portò a morte. Per uno strano segno del destino gli fu risparmiata, comunque, la parabola discendente del suo potere politico terreno; da tempo, difatti, era già cominciata la battaglia politica più aspra ed il rampante ed ambizioso “astro nascente” della politica provinciale, Carmelo Conte, già aveva preso a randellate alcuni avamposti del potere socialista quarantiano. La corsa di Conte verso la conquista della leader-schip del potere assoluto ed indiscusso venne di certo agevolata dalla morte di Gerardo Ritorto, prima, e da quella più importante di Enrico Quaranta, poi; ma le avvisaglie di una stagione infausta per i cosiddetti “quarantiani” era comunque già cominciata. Se ne rese conto anche il fedelissimo di Enrico, Vincenzo Giordano, che riuscì per qualche tempo ad opporsi validamente all’ondata innovatrice dei “contiani” e che alla fine dovette cedere e convincersi che l’unificazione del partito era ormai cosa inevitabile. Sul piatto della bilancia, però, da buon quarantiano Vincenzo Giordano (che Quaranta amava chiamare “sitting bull” per la sua capacità di rimanere giornate intere seduto nella segreteria provinciale del partito che in definitiva era anche quella del senatore !!) buttò la carica di sindaco di Salerno. E così fu, il partito si riunì intorno a queste due importanti figure (Conte e Giordano) che insieme partorirono quello che è passato alla storia come “il laboratorio laico e di sinistra” che portò il PSI salernitano ai vertici nazionali con quel famoso, e per certi versi famigerato, 33% di consensi alle elezioni amministrative del 1990. Ma anche quello fu un esperimento di breve durata; dissapori e veleni avevano dilaniato già prima del nascere il mitico laboratorio. C’era stata la scissione di Battipaglia nel 1988 tra i “contiani” e gli avversari “curciani” (che facevano capo al compianto Francesco Curci) con una stragrande maggioranza in favore di Conte. Anche in quel caso ci furono polemiche e si dissero le stesse cose che oggi sono state dette contro Vincenzo De Luca per la straripante vittoria alle ultime primarie in favore di Renzi; brogli e illegittimità vennero denunciate ma mai effettivamente perseguite nelle sedi opportune. Esattamente come adesso. Ma era arrivata soprattutto l’attenzione della Magistratura sulle scelte che per quel periodo storico erano davvero epocali con una prospettata marea di “grandi lavori pubblici” da eseguire a Salerno città ed in tutta la provincia con un attenzionamento particolare nei confronti dell’alto e medio Cilento. Poi arrivò tangentopoli e fu davvero la fine. In pratica l’era contiana del dopo Quaranta durò all’incirca otto anni; assolutamente niente rispetto al ventennio (dal 63 all’84) in cui Enrico Quaranta aveva dominato in lungo e in largo nel Vallo di Diano, a Salerno, in Regione ed anche nei palazzi romani, riuscendo a far nascere e crescere anche dei delfini, cosa che Conte non è stato capace di fare. Ma la storia sarebbe molto lunga e ci impegnerebbe oltre ogni ragionevole proposito. Il mio ricordo diretto di Enrico Quaranta del suo potere e della sua potenza può essere cristallizzato in tre momenti distinti: il primo nel 1972 il secondo nel 1974 e l’ultimo nel 1976. Il primo momento fu durante la campagna elettorale del 72 in un famoso comizio nella piazza centrale di Sala Consilina “zio Luigi” (l’on. Luigi Angrisani, ndr !!) sventolò  uno slip femminile alludendo alla consorte di Enrico Quaranta; ero presente e rimasi allibito da tanta volgarità che andava ben oltre quella spocchiosa e soltanto propagandistica di Lino Iannuzzi che definì “capponi” tutti gli altri candidati al Senato nel collegio di Vallo/Sala di quella tornata elettorale. La sera successiva a Polla il deputato di San Pietro al Tanagro rispose con veemenza al suo diffamatore. Ricordo le parole di attacco del comizio di Quaranta: “Quel porco di Nocera Inferiore ieri sera ha infangato il mio onore e l’onore della mia famiglia”; la famiglia, una sorta di sacralità per Enrico che non perdonò mai al suo avversario quella bassezza. La guerra tra i due finì nel 1976 (elezioni politiche anticipate) quando Enrico Quaranta riuscì a bloccare i voti dell’intero Vallo di Diano andando anche a sconvolgere gli assetti elettorali in alcuni paesi dell’agro nocerino-sarnese e spedì a casa per sempre l’odiato avversario che dovette, così, allontanarsi dalla vita politica parlamentare. Luigi Angrisani era nato a Bracigliano il 3 gennaio 1905 ed era stato eletto al Senato per la prima volta nel 1953; morì il 14 ottobre del 1978; nella sua lunga carriera parlamentare aveva ricoperto 19 incarichi di governo ed aveva presentato 73 progetti di legge. Ma in quella tornata elettorale Quaranta compì un’altra grande operazione politico-elettorale riuscendo a far fuori quello che un tempo era stato il suo principale alleato nella guerra contro Angrisani, alludo a Lucio Mariano Brandi che non fu eletto per una manciata di voti. Insomma in quella tornata elettorale Enrico Quaranta prese tre piccioni con una fava (come si suol dire !!): sconfisse Angrisani e Brandi e fece eleggere lo straniero Antonio Landolfi che era molto portato direttamente da Bettino Craxi che nel frattempo aveva dato inizio alla rivolta dei quarantenni (all’epoca Quaranta aveva 48 anni essendo nato nel 1928). Per fare ciò dovette, probabilmente, supportare (si parlò di un accordo diretto tra i due !!) e sopportare l’elezione di quello che fatalmente diventò il suo accanito rivale negli anni successivi: Domenico Pica. Il secondo momento ci fu nell’ottobre del 1974 quando il senatore Aniello Giuliano (PSDI, ma molto vicino a Quaranta) non riusciva a contattare il nuovo Prefetto di Salerno Francesco Lattari; lo accompagnai allora nel vicino studio di Quaranta (sempre in Via Diaz che allora era considerata a Salerno la “via degli onorevoli”). Quest’ultimo prese la cornetta del telefono e chiamò la Prefettura ed al suo interlocutore lapidariamente disse: “Sono Enrico Quaranta, passami il Prefetto”. Soltanto così Aniello Giuliano riuscì a mettersi in contatto con il Prefetto. Un esempio, anche banale se volete, di come Enrico Quaranta sapeva gestire il potere che gli veniva dato dalla gente. Nel 1976 fu l’ultima volta che vidi da vicino Enrico Quaranta; avevo accompagnato nel Vallo di Diano il senatore Giuliano che si era definitivamente schierato nel PSI di Quaranta; andammo a cena a San Pietro al Tanagro nel ristorante dei socialisti (il Mirage). C’erano, tra gli altri, anche Gaetano Arenare, Carmelo Conte, Enrico Zambrotti e diversi altri esponenti di primo piano di quel grande partito. Alla fine della riunione mentre in macchina tornavamo verso Salerno il senatore Giuliano al mio entusiasmo per come era andata la riunione rispose gelandomi: “Non hai capito niente, quello (alludeva a Quaranta) stasera mi ha fatto fuori”. E così fu; eravamo soli in macchina e rimanemmo in silenzio fino a Salerno; quella per me rimane ancora oggi come una grande lezione di politica vissuta. Ad oltre vent’anni dalla sua morte ho avuto l’occasione di conoscere “da vicino” la figlia Sabrina, giornalista Rai molto affermata a Roma ed anche autrice di programmi televisivi di ricerca di nuovi talenti e di momenti storici passati. Ho apprezzato molto la grande considerazione in cui, nel triste e commosso ricordo, tiene il padre del quale trova il modo di parlarne sempre e comunque; <<non posso dire la stessa cosa per i tantissimi “presunti amici e sostenitori” di mio padre>> mi disse nel corso di una visita, insieme al suo compagno, nella sede storica della “mia tv” a Capezzano. Alcuni di quei tantissimi presunti amici e sostenitori saranno presenti oggi nel corso della cerimonia, voluta e allestita a San Pietro al Tanagro da  Domenico Quaranta –sindaco in carica e nipote del mitico senatore-, per l’intitolazione a sua memoria dell’aula consiliare. Nel contempo a Salerno, nel Bar Moka, si svolgerà un’altra manifestazione di commemorazione, nel segno di una domenica (16 marzo 2014) interamente dedicata al compianto senatore Enrico Quaranta. Poco, troppo poco per ricordare la figura, forse, più illustre sicuramente del Vallo di Diano e tra quelle più significative dell’intero panorama politico passato e presente della nostra Provincia.

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