Aumenta il prelievo sulle rendite finanziarie


Filippo Ispirato
Il Documento di Economia e Finanza (Def), approvato alcuni giorni fa dal Consiglio dei ministri conferma, come previsto, l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dall’attuale 20% al 26% su interessi, dividendi e plusvalenze, chiamate capital gain in gergo finanziario. Sembra confermato che l’aumento dell’imposta colpirà anche gli interessi sui conti correnti, sui depositi a risparmio ed i certificati di deposito.
Aumento che, come nelle precedenti modifiche, non riguarderà i titoli di stato (Buoni del Tesoro Poliennali, Certificati di credito del Tesoro, Buoni Ordinari del Tesoro e Btp inflazione) e i buoni postali la cui tassazione resterà sempre al 12,5%.

L’aumento, previsto inizialmente per il 1 Maggio del 2014 slitterà al 1 Luglio dello stesso anno, in quanto le banche, le società di gestione del risparmio e gli intermediari finanziari necessitano di un lasso di tempo per aggiornare le procedure informatiche ed organizzative ed adeguarsi alla nuova tassazione.
A difesa di questo ennesimo aumento sul risparmio degli italiani è stato dichiarato che in tal modo ci uniformeremo al prelievo fiscale degli altri paesi europei e l’innalzamento della tassazione fornirà allo stato italiano maggiori risorse per la riduzione del debito pubblico e liberare nuove risorse a sostegno delle fasce della popolazione più deboli; ma è davvero così? La tassazione sulle somme detenute in portafoglio da un risparmiatore è davvero pari solo al 26%? Ci stiamo uniformando davvero agli altri paesi europei?
In realtà le cose non stanno proprio così, la tassazione è in realtà molto più alta in quanto, oltre al prelievo sulla rendita finanziaria del 26%, va pagata anche un’ulteriore tassazione dello 0,20% sul totale delle somme investite, detenute in portafoglio o nel proprio deposito titoli.
Qui di seguito un esempio che potrà chiarire meglio la situazione attuale. Qualora si vogliano investire 30.000 Euro ad un tasso del 2% lordo a 12 mesi, a quanto ammonta il prelievo fiscale?
Innanzitutto gli interessi lordi maturati, pari a 600 euro annui, dovranno essere tassati al 26%, somma che in tal caso è pari a 156 Euro.
Non solo, ma sui 30.000 Euro verrà effettuato nell’anno un prelievo fiscale dello 0,20%, che equivale ad un importo di 60 Euro.
Di conseguenza gli interessi del 2% lordi, che ammontano a 600 Euro, al netto della tassazione (156 Euro + 60 Euro) si ridurranno a 384 Euro, con un rendimento pari a circa l’1,28%.
Il prelievo fiscale totale, in questo caso, sarà pari al 36% e non al 26% come ci si aspetterebbe.
Tutta questa serie di aumenti, che hanno preso il via nel 2010 inasprendosi sempre di più, vanno a colpire uno dei punti di forza dell’italiano medio, ovvero la sua capacità di risparmio, che ha sempre contraddistinto il nostro paese rispetto ad altre nazioni, Germania compresa, che non hanno mai potuto fare affidamento su un risparmio privato tanto solido e consistente.
A chi gioverà tutto questo? Di sicuro non all’Italia, che aumentando il prelievo fiscale sul risparmio non recupererà di certo le somme preventivate dall’aumento della tassazione per il risanamento del debito pubblico; si rischierà solamente, al contrario, una sensibile riduzione dello stock di risparmio privato detenuta dagli italiani.

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