Comunità Montane: i sindacati di Accetta

Aldo Bianchini

 

VALLO di DIANO – Il problema della sussistenza o meno delle Comunità Montane è vivo e palpitante; da un momento all’altro potrebbero essere spazzate via come fuscelli dal vento impetuoso della spending review. Non c’è da meravigliarsi, dopo le brutture e gli eccessi consumati da tantissime comunità montane anche quelle virtuose rischiano, purtroppo, la mannaia della soppressione per far posto probabilmente e inverosimilmente ad una <<agenzia di gestione>> che sicuramente porterà altri problemi e nessuna soluzione al problema che è e resta veramente allarmante. Lo sa da tempo l’architetto Raffaele Accetta, presidente della Comunità Montana Vallo di Diano, una comunità montana certamente virtuosa che è riuscita negli ultimi anni a sopperire ai guasti ed alle lentezze del passato, un passato non molto antico. Purtroppo anche la Comunità Montana presieduta con dignità e professionalità da Accetta si è distinta in passato per aver imbarcato nel suo vascello decine e decine di “lavoratori politici” senza alcuna specializzazione politica che non fosse quella dell’appartenenza a questo o quel partito, a questo o quel sindacato (ovviamente quando i sindacati rappresentavano davvero i lavoratori e non come oggi che rappresentano quasi esclusivamente i pensionati, senza nulla togliere a questi ultimi !!); un <<carrozzone politico>>, come si usava dire in tempi andati, questo sono le Comunità Montane che qualcuno, anche in tempi recenti (Ichino docet !!) ha definito come <<refugium peccalavoratorum>>, cioè il <<rifugio dei non lavoratori>>. Ovviamente non tutti, per carità, ci sono tantissimi lavoratori impegnati nella Comunità Montane che danno fulgidi esempi di attaccamento al lavoro, altro che storie. A margine del consiglio generale  per l’approvazione del piano di forestazione e bonifica montana, tenutosi qualche settimana fa a Padula, il presidente Accetta ha manifestato tutta la sua indignazione non solo contro la Regione Campania, uno sfogo comprensibilissimo ma che ha tutta l’aria della battaglia politica visto il colore destrorso della regione, ma ha anche, e giustamente, evidenziato tutta la sua rabbia per la subdola azione dei sindacati che stanno spingendo verso la creazione di un’agenzia con la speranza, forse, di poterla gestire più direttamente; subdola perché i sindacati stanno affondando la loro spada proprio nella spaccatura tra Regione e Comunità Montane con la speranza di aggiudicarsi una battaglia fondamentale per la stessa sussistenza dei sindacati sempre più accanitamente alla improbabile ricerca di una causa che possa giustificare ancora la loro esistenza in vita. Il bravo Raffaele Accetta, dall’alto della sua lunga esperienza e militanza politica, non va oltre e non affonda, sa che la sua esternazione è giusta e tocca un tema concreto, ma sa anche che con i sindacati non si scherza più di tanto perché la loro reazione potrebbe essere ancora più subdola e devastante. Non so se ci riuscirò ma cerco di dare io una mano ad Accetta nel ricordare a tutti qual è stato storicamente il ruolo del sindacato in questo Paese. Un ruolo che certamente è stato importante e che doveva concludersi, se non modificare, subito dopo l’abbattimento della Fiat di Valletta (quello che frustava gli operai sulla catena di montaggio !!) o immediatamente dopo l’approvazione del mitico o famigerato Statuto dei Lavoratori (Legge n. 300 del 20 maggio 1970) di Gino Giugni. Da quel momento in poi i sindacati hanno esaurito presto la loro funzione, perdendo sempre più consensi e non rappresentando più i veri interessi dei lavoratori. Non si sono resi conto che la stagione della <<perequazione>> a tutti i costi era finita, che l’incalzante globalizzazione era ed è tutta incentrata sulla meritocrazia e non più sul famoso detto <<lavorare meno per lavorare tutti>>. Oggi non c’è più spazio per queste antiche ed errate concezioni della difesa ad ogni costo dei diritti del lavoratore, i sindacati non si sono resi conto che il cosiddetto <<diritto dei lavoratori>> non è un benefit che viene regalato ma è una conquista che con grande dignità i lavoratori devono compiere giorno dopo giorno ed alla luce del sole. I sindacati per quarant’anni ed anche oltre sono andati avanti a testa bassa contribuendo, per la loro parte, alla demolizione dell’impianto fondante di questo Paese (economia, lavoro, libertà …) che governi scellerati hanno del tutto distrutto. Ma i sindacati hanno conservato una forza intrinseca, una forza che poggia le sue basi su un certo immaginario collettivo ancora facilmente influenzabile e trascinabile, una forza (soprattutto quella di una CGIL ormai stracolma di pensionati !!) che ha bloccato anche il rottamatore più recente, Matteo Renzi, che di fronte allo sguardo duro della Camusso si intimidisce al punto tale da apparire come un pulcino bagnato, salvo poi a gridare nuovamente che i sindacati se non cambiano sono finiti. Una vergogna !! E’ necessario, quindi, che la politica si svegli e riconquisti il ruolo che le spetta; bene ha fatto Raffaele Accetta a suonare la sveglia; sarà anche un timido segnale di provincia, ma è un segnale che presto potrebbe divenire molto più corposo e importante.

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