Giustizia/14: è il turno di Lembo !!

Aldo Bianchini SALERNO – Il dado è tratto. Corrado Lembo è il nuovo capo della Procura della Repubblica di Salerno. Comincia una nuova era per una Procura che da decenni è affidata a magistrati salernitani e che per circa quattro anni è stata nella mani di Franco Roberti, attuale procuratore nazionale antimafia. Cambiare tutto per non cambiare niente (forse !!), sembra essere proprio questo il leit-motiv ispiratore del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) che governa da solo il variegato mondo della giustizia e che a maggioranza (12 voti a favore, otto contrari e quattro astenuti) ha scelto Corrado Lembo piuttosto che Leonida Primicerio anche perché Primicerio ha il torto di essersi allontanato troppo poco da una Procura che lo ha visto protagonista nel bene e nel male di molti eventi giudiziari che hanno segnato profondamente la famosa o famigerata <<svolta di Salerno>>, cioè tutta quella serie impressionante di inchieste che venti anni fa sfasciò e poi ricompose il quadro politico per metterlo (forse non volutamente !!) nelle mani dell’uomo che da quel tempo è solo al comando del vascello che sta da poco navigando in mari tempestosi. Insomma, come dire, la bussola della Procura della Repubblica di Salerno sembrerebbe rimanere orientata a sinistra; non è una mia teoria ma è la storia stessa di questa Procura a dirlo, non a caso manda spesso i suoi figli migliori al CSM e tutti sono stati (almeno fino ad ora) di estrazione di sinistra. Cosa può voler dire questo dato storico: niente e tutto al tempo stesso. C’è un dato di fatto insopprimibile, e cioè che la Procura salernitana ha bisogno urgente di serenità e obiettività, di autonomia e di indipendenza (cose che ogni magistrato possiede, o dovrebbe possedere, nel suo dna !!) perché questi ultimi venti anni sono stati molto tempestosi e battagliati e non soltanto per le clamorose inchieste giudiziarie create, sostenute e portate a compimento, ma anche per le fratture interne che hanno portato praticamente alla decapitazione di tutti quelli che nel tempo ne avevano assunto la leader-schip. A cominciare da quel maledetto 16 aprile 1980 con la barbara uccisione del procuratore Nicola Giacumbi per mano delle BR, Giacumbi aveva sostituito Nicola Lupo che per limiti di età ed anche per timore di attentati era andato via dalla magistratura. Un cambio della guardia rimasto sempre avvolto dall’alone del mistero, mistero ulteriormente infittitosi dopo l’uccisione (anche questa molto misteriosa !!) per strada nella zona di Pastena il 28 luglio 1981 del brigadiere Antonio Caputo (39 anni), capo delle guardie carcerarie, che era stato l’autista personale del procuratore Lupo prima che questi lasciasse il posto a Giacumbi. Per non parlare della <<guerra di Stato>> tra la procura salernitana di Luigi Apicella e la procura di Catanzaro con il coinvolgimento del CSM e di tutto il mondo della giustizia per via delle risultanze delle oltre settanta spontanee deposizioni che l’allora pm Luigi De Magistris aveva reso nelle mani del pm salernitano Gabriella Nuzzi. Prima ancora c’era stato il lungo interregno di Ermanno Addesso (il cosiddetto “procuratore buono”) rimasto forse per troppo tempo alla guida di una importante procura in un momento davvero difficile. Sotto la sua guida c’era stato di tutto: l’assassinio dei due carabinieri a Faiano, l’inizio di tangentopoli, l’incriminazione degli on.li Conte e Del Mese, gli arresti eccellenti di alcuni magistrati tra i quali Alfonso Lamberti, Cono Lancuba, Nicola Boccassini e Anacleto Dolce. Il procuratore buono non si accorgeva che alle sue spalle divampavano battaglie senza esclusione di colpi che portarono all’inevitabile isolamento del procuratore capo di una procura dove non mancavano le infiltrazioni dirette o indirette dei PM milanesi di Mani Pulite. Dopo Addesso, tra contrasti indescrivibili, giunse a Salerno Gelsomino Cornetta proveniente da Potenza dove aveva dovuto gestire il difficilissimo caso della scomparsa di Elisa Claps e la complessa vicenda del pm Felicia Genovese che per prima aveva indagato sulla scomparsa. Fu subito ostracizzato dalla maggioranza della procura, una battaglia che lo accompagnò fino alla prematura morte; una battaglia senza esclusione di colpi bassi come la tentata incriminazione di Rosa Sergio (moglie di Cornetta) magistrato GIP del Tribunale che in parte aveva ostacolato, soltanto per vederci chiaro, la Direzione Distrettuale Antimafia per l’inchiesta “California” che vedeva tra i maggiori imputati l’ex ministro Carmelo Conte. Forse qualcuno volle ciecamente vedere a tutti i costi una relazione tra l’inchiesta “California” e la presunta amicizia del procuratore Cornetta con l’ex ministro. La Procura di Salerno è stata capace anche di sacrificare, sull’altare della conquista del potere, alcuni dei suoi uomini migliori; a cominciare da Alfredo Greco (autore dell’inchiesta su Edoardo Agnelli, figlio dell’avvocato, poi suicida), passando per Michelangelo Russo e Luciano Santoro (che scoprì un covo della P2 di Gelli a Salerno), per finire allo stesso Leonida Primicerio bruciato anch’egli nel contesto di una sfida che probabilmente non avrebbe mai voluto. Ma la nostra Procura è capace anche di ribaltoni, non ultimo quello del recupero dopo alcuni anni del pm Michelangelo Russo (uno dei tre Di Pietro di Salerno), già a capo della Procura di Lagonegro ed autore della clamorosa inchiesta sul cardinale Michele Giordano di Napoli. Insomma tante storie che dovrebbero essere raccontate, una per una, e con molta attenzione. Ma ora cosa ci si aspetta dal nuovo procuratore Corrado Lembo originario di Campagna ? Forse soltanto la normalità e l’assoluta equidistanza dai fatti e dalle persone per garantire quel senso di giustizia che la gente comune, nel suo immaginario, vede sempre più lontano. Non un ombra, soltanto un piccolo velo sull’immagine del nuovo Procuratore per via del figlio Andrea da poco dimissionario dalla direzione provinciale del Partito Democratico. Ma la garanzia dello stato di diritto ci impone di credere che i figli non possono pagare le colpe dei padri e i padri non devono pagare le scelte dei figli; oltretutto siamo di fronte ad una scelta politica sacrosanta e legittima. Avremo comunque tempo per conoscere meglio il nuovo Procuratore e per analizzare, non giudicare, il suo operato. Intanto ha già parlato, anche se solo al telefono, con brava collega de Il Mattino, Petronilla Carillo, e mi è piaciuta in particolare un’affermazione; <<Sono orgoglioso di essere diventato procuratore distrettuale nella mia provincia, credo che sia il giusto coronamento di una carriera che svolgo ormai da quarant’anni>>. Un procuratore che mette al primo posto il <<senso di appartenenza>> è davvero un ottimo inizio per un lungo viatico. Ha parlato anche di giornalismo, ovviamente, ma questo lo vedremo nel prossimo articolo.

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