Art. 18: lettera aperta

 

Da Renato Marangon
NOVARA – Mi chiamo RENATO MARANGON. Sono stato assunto presso la Banca Popolare di Novara il 2 gennaio 1978. Ho lavorato presso l’Ufficio Legale della Sede Centrale dal 1995 al dicembre 1997, con mansioni di addetto alle procedure indagini della Magistratura. Nel dicembre 1997 sono stato trasferito all’Ufficio Beni Immobili. In data 21 maggio 2001 l’Azienda ha disposto il mio distacco presso la controllata SOGEPO SpA, poi divenuta ALETTI GESTIELLE SpA. Dal 1° settembre 2003 è venuto meno il distacco presso ALETTI ed il Banco Popolare di Verona e Novara mi ha comunicato la soppressione del posto di lavoro da me occupato in precedenza, con conseguente individuazione del nuovo posto di lavoro presso l’Ufficio Contabilità Fornitori di Novara, proponendomi lo svolgimento di attività contabili, amministrative e di quadratura spese. Ho comunicato al Banco che non intendevo accettare il suddetto incarico nei termini propostimi, esprimendo il desiderio di un reintegro presso l’Ufficio Legale, considerata la mia precedente esperienza lavorativa. In risposta, il Banco mi ha fatto presente, a fine agosto 2003, che l’Istituto intendeva esaminare la mia posizione per adottare diverse soluzioni, fissando d’ufficio un turno di ferie di 10 giorni lavorativi e riservandosi di fornirmi ulteriori comunicazioni. Avevo solo 6 giorni di ferie! Infine, con sua del 29 settembre 2003, il Banco ha dichiarato formalmente il recesso dal rapporto di lavoro con decorrenza immediata, non essendo riuscito ad individuare “alcuna ulteriore posizione lavorativa presso la quale potevo essere proficuamente collocato”. Da parte mia ho intrapreso le opportune iniziative legali a tutela dei miei interessi, dalle quali è scaturita una causa per illegittimo licenziamento e per demansionamento.
In data 7 febbraio 2007 il Tribunale di Novara, in funzione di Giudice del Lavoro, ha condannato il Banco Popolare di Verona e Novara scarl al risarcimento dei danni a favore del sottoscritto, a seguito del demansionamento, senza tuttavia pronunciarsi in merito al licenziamento. Dietro consiglio del mio Legale di fiducia ho proposto ricorso in sede di appello, affinché venissero riconosciute le mie ragioni (soprattutto in tema di LICENZIAMENTO). La Corte d’Appello di Torino – Sezione del Lavoro, in data 15 luglio 2008, ha respinto l’appello principale, mandando assolto il Banco Popolare di Verona e Novara scarl da ogni pretesa e condannando il sottoscritto alla restituzione delle somme ricevute in forza della sentenza di primo grado, oltre alle spese legali per entrambi i gradi di giudizio! Tutto ciò premesso, mi domando in base a quali criteri funzioni la cosiddetta Giustizia oggi, in Italia, considerato che un onesto cittadino è costretto a dibattersi fra le spire di un sistema così tortuoso e perverso, esponendosi in prima persona e sostenendo costi spropositati, nella speranza di veder riconosciuti i propri diritti. Mi chiedo, inoltre: la giustizia da che parte sta? Quali speranze ha un cittadino che si rivolge alla Giustizia, se poi di fatto questa giustizia emana un’ingiustizia, come emerge in modo chiaro e inequivocabile dalla mia vicenda? Il cittadino non ha bisogno di questo tipo di giustizia! Perché certi giudici commettono degli errori così evidenti? Anche un fresco laureato in giurisprudenza sarebbe in grado di rilevarlo. Com’è possibile che due sentenze siano in così netto contrasto tra di loro? Perché è stata trattata la parte economica e non il licenziamento, in entrambe le sentenze? A questo punto non mi restava che rivolgermi alla Corte di Cassazione, una volta ottenute le motivazioni della sentenza. Mi ritrovo solo e disperato: la Banca, con la connivenza dei giudici della Corte d’Appello di Torino, mi ha rovinato: attualmente verso in totale stato di esaurimento e depressione, a parte lo smarrimento conseguente a una tale assurdità. Il mio stato di salute si sta aggravando giorno dopo giorno, unitamente alla mia condizione economica. Tutto ciò premesso, mi resta una convinzione, l’unica certezza in questa triste e squallida vicenda processuale: uno dei due gradi di giudizio ha preso una sonora cantonata; quale dei due?  Non convinto mi sono rivolto alla Corte Suprema di Cassazione, anche quest’ultimo giudizio avvenuto l’11agosto del 2011 con sentenza a mio sfavore, confermando la sentenza della Corte d’Appello di Torino. Così funziona la giustizia in Italia. COSI’ E SE VI PARE….alla Pirandello. Oltre la beffa il danno…

P.S.

Tutto ciò premesso, comunico quanto segue: Mi rivolgo al Sig. Renzi, nonché Presidente del Consiglio, l’ART. 18 ? DOVE? QUANDO ? IN QUALE FILM ? E’ UN LICENZIAMENTO DISCRIMINATORIO. Vorrei chiedere cosa ne pensa dell’Art. 18. Premesso che, i signori i sindacati non hanno mosso un dito a mio favore, anzi non sono intervenuti per nulla.  Assunto e licenziato dopo 28 anni di servizio (licenziamento discriminato), tante vero che il primo grado, il giudice mi ha dato ragione condannando l’Istituto ( 22 mila dipendenti), cui ero dipendente, ad un piccolo risarcimento, però senza minimamente citare il licenziamento, non soddisfatto e consigliato dal mio legale, ho ricorso alla Corte d’Appello, perdendo il secondo grado.
Successivamente ho ricorso presso la Corte Suprema di Cassazione, che hanno confermato il giudizio di 2 grado, di appello di Torino. Vorrei evidenziare che, il contratto dei lavoratori di categoria recita un’altra cosa e cioè: Un dipendente che ha maturato 22 anni di anzianità e 45 anni di età, avendo maturato i requisiti citati, non è soggetto al trasferimento senza il suo consenso. Balle….. Ho rifiutato il trasferimento e loro mi hanno licenziato. Notare che avevo maturato 28 anni di anzianità e 54 anni di età, hanno pensato bene e senza scrupoli di licenziarmi in tronco, (TRATTATO PEGGIO DI UN LADRO), per il solo motivo, che non ho accettato il trasferimento. Sono stato trattato peggio di un ladro/dellinquente. Tutto ciò premesso, sono disponibile raccontare, documentati alla mano e in diretta il tutto senza tralasciare nulla e raccontando tutta la verità, si badi bene, non è solo la mia verità ma, la è VERITA’ DEI FATTI. Desidero, che tutto ciò che dirò sia pubblico e che sappiano tutti come funziona la giustizia in Italia e per qualsiasi ragione.
In allegato invio lettere conseguite tra me e la banca di LICENZIAMENTO…. Distinti saluti.
Renato Marangon Via Righi 33  28100 Novara Cell. ….. E, mail: renato.marangon@alice.it

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