Papa Francesco: la libertà religiosa è un diritto inalienabile

Da Luca Roncolato

ROMA – Il diritto alla libertà religiosa e il contestuale rispetto per la fede altrui è stato uno dei temi dominanti di questo Natale 2014: già nel corso della benedizione Urbi et Orbi del giorno di Natale il Pontefice aveva ricordato tutti i bambini maltrattati, uccisi, violentati, così come adulti e anziani, per manifestare un credo differente da quello professato dalla maggioranza degli abitanti di una data zona.

Si tratta di una “brutale persecuzione“, aveva precisato nel messaggio antecedente all’Urbi et Orbi, patita dai “nostri fratelli e sorelle dell’Iraq e della Siria” nonché dagli “appartenenti ad altri gruppi etnici e religiosi“. Per questo Bergoglio ha richiesto a Dio la grazia di mutare “l’indifferenza in vicinanza e il rifiuto in accoglienza, perché quanti ora sono nella prova possano ricevere i necessari aiuti umanitari per sopravvivere alla rigidità dell’inverno, fare ritorno nei loro Paesi e vivere con dignità“.

Questo è un miracolo possibile solamente attraverso il “dialogo”, unica via in grado di “superare i contrasti e costruire una duratura convivenza fraterna” ma anche grazia ad un altro dono di Dio, la mansuetudine.

È infatti la “mansuetudine” che permette di trasformare i cuori: si tratta – ha detto – di un “potere divino” capace di togliere “la durezza dai cuori di tanti uomini e donne immersi nella mondanità e nell’indifferenza, nella globalizzazione dell’indifferenza“.

A questo appello, ha fatto eco, nel corso del messaggio prima dell’Angelus nella Festa di San Stefano, primo martire della Chiesa, pregando per “quanti sono discriminati, perseguitati e uccisi per la testimonianza resa a Cristo“.

Il “sacrificio di questi martiri di oggi – sono tanti, tantissimi! -, si rafforzi in ogni parte del mondo l’impegno per riconoscere e assicurare concretamente la libertà religiosa, che è un diritto inalienabile di ogni persona umana“.

I cristiani perseguitati sono “nel cuore di Cristo e della Chiesa“, così come Santo Stefano che, “con il suo martirio” onora “la venuta nel mondo del Re dei re, offrendogli in dono la sua stessa vita, come faceva nel servizio per i più bisognosi“.

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