Università e sapere: dove sono ?


Aldo Bianchini

SALERNO – Sarebbe stato molto più semplice titolare questo approfondimento con il titolo “L’università del non sapere” che avrebbe, forse, attirato di più la prima e superficiale attenzione ma sicuramente avrebbe fatto cosa ingiusta nei confronti del “sapere” che comunque nella nostra università c’è ed è anche diffuso in ogni strato. Ma sapere non è soltanto la conoscenza scientifica di ciò che circonda, sapere è anche, se non soprattutto, il modo di confrontarsi e aprirsi verso il prossimo, qualunque cosa esso sia o possa rappresentare. Ci sono delle zone d’ombra, delle piccole macchie oscure che se non individuate e sradicate rischiano di compromettere tutto il tessuto culturale che pervade la più grossa istituzione scolastica che da Salerno/Fisciano coinvolge più Regioni d’Italia. Ho scritto spesso sull’Università e qualche volta anche in maniera molto critica e ben sapendo che “l’Università ideale” rimarrà sempre e soltanto un sogno vorrei, comunque, rivolgere alcune domande al Magnifico Rettore ed a tutti i Direttori di Dipartimento che dovessero sentirsi chiamati in ballo da questa mia lunga riflessione. Prima delle domande è necessario esporre altrettante situazioni che qualcuno potrà considerare, forse, paradossali: SE, in una seduta ufficiale di esami universitari, uno studente supera più che brillantemente la prima parte della prova con i due stretti collaboratori del titolare dell’insegnamento, riportando una valutazione iniziale assai prossima al massimo del punteggio consentito?; SE, pochi minuti dopo, quello stesso studente, si accomoda fiducioso e giustamente ottimista davanti al titolare di quell’insegnamento in attesa di concludere l’esame?; SE, l’aula stracolma di studenti obbliga quello stesso titolare dell’insegnamento a suddividere l’affollatissima seduta di esami in più giorni consecutivi, riducendo al massimo il tempo a sua disposizione per una oggettiva valutazione finale dei propri studenti?; SE, proprio per questo, si avvale di collaboratori certamente qualificati con il compito di valutare e proporre il proprio parere attraverso un voto preliminare?; SE, in considerazione di tutto ciò che precede, l’augusto professore si limita a porre una sola domanda al giovane di belle speranze?; SE, nonostante la correttezza della risposta ricevuta e la più che positiva valutazione dei propri collaboratori, boccia quel malcapitato studente senza possibilità di replica in virtù della risposta sbagliata ricevuta (a suo dire)? ; SE, dal canto suo, il giovane e preparato studente contesta il parere dell’augusto professore, confutando concretamente la bontà della risposta data?; SE, nonostante ciò, quell’augusto maestro di storia, o di letteratura, o di meccanica quantistica o di informatica o più semplicemente di diritto o di procedura penale se ne infischia e ribadisce la propria decisione?; SE, in virtù di ciò lo studente molla tutto e si trasferisce in un’altra Università, naturalmente privata benché a pagamento?; SE, più professori di ruolo della medesima disciplina se ne stanno praticamente a spasso avendo impiegato si e no una mezza mattinata per esaminare nello stesso appello un numero infinitamente minimo di studenti rispetto al loro più augusto collega incalzato da diverse centinaia di esaminandi distribuiti non a caso in molti più giorni rispetto a loro? Non so se il Magnifico Rettore o qualcuno dei direttori di dipartimento si degneranno mai di rispondere, ma non è questo il problema. –La realtà è che l’arbitrio camuffato da libertà di insegnamento resta una indecenza dinanzi ad episodi simili, ove essi realmente accadano. –L’interesse personale soggiace quasi sempre alla presunta incapacità di non sapere gestire le risorse interne di un Dipartimento universitario una volta chiamato Facoltà, allorquando un Direttore dalla parlantina magari suadente e scaltra imbraca l’intera squadra di colleghi, tollerando scempi organizzativi di tal genere, ove questo realmente accada. –Un solo docente costretto (si fa per dire) a lavorare una settimana intera o quasi per completare una seduta di esami pubblici mentre più colleghi di pari ruolo e titolarità del medesimo insegnamento devono grattarsi la pancia a danno della massa studentesca destinata ad una valutazione approssimativa e non sempre equilibrata, è una cosa indecente, ove ciò realmente accada. –Se un rozzo e presuntuoso docente liquida brutalmente quelli che sono stati già promossi dai propri collaboratori, dovrebbe essere liquidato dall’accademia di risulta, presso la quale lo ha probabilmente scaricato quella più illustre di provenienza, ove ciò realmente accada. –In certe Università del non sapere i soliti noti che liquidano in una unica seduta di esami e soprattutto in una sola giornata circa 450 studenti, tutti regolarmente promossi purché abbiano frequentato il corso e acquistato il testo del potentissimo docente libero professionista, naturalmente a tempo pieno, l’aria deve puzzare un po’ troppo, ove ciò realmente accada. –In certe Università del non sapere in cui i soliti noti amati dai poteri occulti dell’onorata area degli intoccabili territoriali in tutti i sensi riducono le loro lezioni di due ore a poco più di un quarto d’ora, divertendosi magari a raccontare barzellette o diritti approssimativi, certificando puntualmente e da sempre il falso nei registri che sono tenuti a compilare e a consegnare a fine corso ai competenti uffici, l’aria deve puzzare un po’ troppo, ove ciò realmente accada. –In certe Università del non sapere in cui quei soliti noti dell’accademia del potere e non del sapere, amati ed intoccabili, svendono l’interesse pubblico a favore di università ideali private, a cui direttamente e/o indirettamente partecipano non senza interessi, tollerando per questo lo smercio di studenti da una parte all’altra, tra pubblico e privato, in virtù del doppio trasferimento mirato al conseguimento facile facile del titolo accademico finale di natura istituzionale, l’aria deve puzzare un po’ troppo, ove ciò realmente accada. –In certe Università del non sapere in cui quei soliti noti dell’accademia del potere e non del sapere svolgono notoriamente e primariamente attività professionale, dedicando gli scarti del proprio tempo accademico a generazioni studentesche puntualmente penalizzate nel loro fondamentale processo formativo, l’aria deve puzzare un po’ troppo, ove ciò realmente accada. –In certe Università del non sapere in cui quei soliti noti dell’accademia del potere e non del sapere mandano gli studenti allo sbaraglio, affidandoli ufficialmente al giudizio di docenti non titolari e tanto meno titolati a valutarli in discipline di cui quegli incaricati improvvisati non sanno nulla, l’aria deve puzzare un po’ troppo, ove ciò realmente accada. –In certe Università del non sapere in cui quei soliti noti dell’accademia del potere e non del sapere usano l’accademia per sfruttare e rimpinguare la clientela dei propri studi professionali e, quindi, i relativi interessi in moneta, moto spesso occulta, l’aria deve puzzare un po’ troppo, ove ciò realmente accada. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano il nostro Magnifico Rettore ideale e gli Amplissimi Direttori di Dipartimento interessati della nostra università ideale, ma come ho già detto difficilmente risponderanno e, forse, è anche giusto che non rispondano se non sanno cosa rispondere.

One thought on “Università e sapere: dove sono ?

  1. Direttore, qualche anno fa ero anche io studente universitario. Lei ha descritto perfettamente lo status quo guardando la faccenda dal lato degli studenti e di questo la ringrazio perché troppo spesso si sente parlare di Università “a misura dello studente” senza mai raccontare queste vessazioni, piccole o grandi, che si è costretti a subire prima di raggiungere l’agognato “pezzo di carta”.

    Per arricchire l’argomento le posso dire che, quantomeno in una certa Facoltà (oggi Dipartimento), nelle sedute ufficiali di esami tra i “collaboratori” di cattedra ci sono tanti figli (“per carità, tutti bravissimi” citando un suo precedente articolo) appena appena laureati, di illustri professionisti, professori e ex professori. Dopodiché si deve sperare nella clemenza degli augusti maestri, e che Dio ce la mandi buona.

    Lei dice:
    “–In certe Università del non sapere in cui quei soliti noti dell’accademia del potere e non del sapere, amati ed intoccabili, svendono l’interesse pubblico a favore di università ideali private, a cui direttamente e/o indirettamente partecipano non senza interessi, tollerando per questo lo smercio di studenti da una parte all’altra, tra pubblico e privato, in virtù del doppio trasferimento mirato al conseguimento facile facile del titolo accademico finale di natura istituzionale, l’aria deve puzzare un po’ troppo, ove ciò realmente accada.”
    Anche questo è vero: ho letto di diversi professori che tengono docenza un po’ di qua e un po’ di là, dove per “di là” intendo università private, quasi sempre peraltro “telematiche”….

    Lei dice:
    “-In certe Università del non sapere i soliti noti che liquidano in una unica seduta di esami e soprattutto in una sola giornata circa 450 studenti, tutti regolarmente promossi purché abbiano frequentato il corso e acquistato il testo del potentissimo docente libero professionista, naturalmente a tempo pieno”.
    Anche questo, ahimè, è tristemente vero. Addirittura, mi hanno detto di alcuni docenti che organizzano feste in discoteca di fine corso…

    Mi fermo qua, dicendo semplicemente che quello che dice è tutto vero!

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