RAVELLO: il passo indietro di De Masi

Aldo Bianchini 

RAVELLO – Da quando stoltamente la sinistra l’ha buttata in rissa politica per la Fondazione Ravello (una delle più prestigiose al mondo) non c’è più tregua; questa la verità, che piaccia o meno. Se, poi, su tutto questo lerciume ci metti una figura come quella del sociologo Domenico De Masi la rissa diventa insanabile ed evidenzia pubblicamente tutto lo squallore possibile. Chi non ricorda, ad esempio, le invereconde battaglie della sinistra contro Renato Brunetta; una sinistra silenziosa fino a quando Brunetta era ministro, una sinistra aggressiva non appena Brunetta concluse il suo mandato ministeriale. Dall’ormai deluchiano palazzo Santa Lucia, appena insediatasi la nuova giunta, parte l’ordine perentorio: Domenico De Masi sarà il nuovo presidente della Fondazione Ravello. Sembrava così cessare, come per incanto, uno spettacolo davvero indecoroso di agguati e ripicche che andava avanti da più tempo. Niente di più sbagliato, semmai qualcuno pensava che De Masi potesse essere un birillo nelle mani del kaimano di Santa Lucia. Ho incontrato l’ultima volta, in ordine di tempo, il sociologo professor Domenico De Masi nella zona dei templi di Paestum, esattamente il 29 ottobre scorso, giorno dell’inaugurazione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico; mi accorsi che era lì in veste assolutamente privata e, quindi, non invitato; passeggiava da solo mentre il governatore pontificava nel tempio paleocristiano osannato da una massa di servitori sciocchi. Lo avvicinai e lo intervistai (è noto che a me non piacciono le interviste, anche perché probabilmente non le so fare !!); l’ intervista potete leggerla spostandovi nel settore “web tv” sempre sulla prima pagina di questo giornale e cliccare sul primo video. Alla mia domanda sull’evidente e imbarazzante decadimento strutturale della Borsa, per via dei fondi che mancano, chiesi all’illustre intervistato il suo parere sull’utilità di una simile manifestazione che comunque assorbe centinaia di migliaia di euro di finanziamento pubblico. Il sociologo e presidente della Fondazione Ravello fu lapidario: “Se non ci sono risultati tangibili è una spesa inutile che la Regione non può consentire”, questo in sintesi il suo pensiero. E mentre lui continuava ad aggirarsi da solo sotto le due sfere della BMTA mi ritrovai a pensare come fosse possibile che un personaggio del genere non solo non era stato invitato ma che si aggirava da solo senza andare a prostrarsi alla corte di De Luca che pure aveva avallato la sua nomina in capo alla Fondazione Ravello che da sempre è sotto l’attenzione mediatica del mondo intero. La risposta alle mie perplessità è arrivata, puntuale come un orologio svizzero, qualche giorno fa: “La politica nella cultura non ci deve essere, nessuno ha mai interferito nelle scelte della Fondazione, neanche Bassolino durante il mio primo mandato. Ora, invece, per ogni cosa mi si rispondeva che bisognava chiedere alla Regione perché ci mette i finanziamenti. Ma scherziamo ? La Fondazione è del tutto autonoma, quanto ai finanziamenti ai miei tempi oltre il 60 per cento veniva da sponsor privati. Non sono il presidente adatto”. Probabilmente il pur bravo De Masi non aveva valutato il valore aggiunto della presidenza De Luca che ha accentrato nella sua figura anche il più piccolo movimento sul territorio, figuriamoci negli Enti e nelle Fondazioni che loro malgrado dovranno vivere di luce riflessa e che i loro rappresentanti dovranno genuflettersi dinanzi  al capo supremo. E poi non mi vengano a dire che De Luca “poteva non sapere” cosa andava combinando il suo braccio destro Nello Mastursi. E se De Luca poteva non sapere per Nello sicuramente poteva anche non sapere che Domenico è un personaggio molto particolare e certamente portatore di una dignità non comune;

dignità che mise in risalto già nel 2008 quando, da presidente del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, scrisse all’allora ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo per mettere a disposizione il suo mandato nelle mani del nuovo ministro, in linea con lo “spoil system” che allora cominciava ad affacciarsi all’orizzonte politico: ““Per sua natura, la carica da me ricoperta non è legata cronologicamente alla legislatura e al Ministro da cui deriva. Reputo tuttavia giusto che, per cortesia personale e per correttezza professionale, io rimetta il mio mandato nelle Sue mani. Il Suo gradimento, infatti, rappresenta la condizione indispensabile affinché la Presidenza del Parco possa operare con la necessaria tranquillità e autorevolezza. Trasformo la remissione del mandato in formali dimissioni. Con il suo gesto De Masi mise in crisi un intero ministero con l’aggravante che essendo a vocazione di destra perse ancora molto più tempo della sinistra prima di decidersi a decidere. Un atto, quello del sociologo,  difficilmente eguagliabile da altri, anzi probabilmente da nessun altro; la dignità non si acquista al mercato.

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