RUGGI: quando le notizie non sono notizie !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – In sanità soltanto una cattiva notizia diventa subito notizia utile da sbattere in prima pagina e per aprire i telegiornali. In sanità quando una notizia è buona spesso non diventa notizia ed è destinata ad occupare piccoli spazi nelle pagine interne e i titoli di coda nei telegiornali. Si potrebbe così sintetizzare lo stranissimo rapporto esistente tra la sanità (meglio se pubblica !!), la stampa e la gente. E proprio dalla gente vorrei iniziare questo ennesimo approfondimento sul punto e sulla funzionalità del “sistema sanitario” salernitano che evidenzia sicuramente momenti di sofferenza ma che, comunque, riesce a brillare per non pochi esaltanti episodi, frutto non di casualità ma di corretta e professionale programmazione. Ma è giusto incominciare dalle notizie, opportunamente diffuse dal dr. Carmelo Ventre, addetto stampa dell’A.O.U. (Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona), meglio nota come “RUGGI”: 1) “”E’ stata segnalata alla Struttura Commissariale della Azienda Ospedaliera Universitaria una delicata vicenda che è stata seguita con particolare attenzione e competenza dalla Cardiochirurgia del Ruggi dando poi, grazie alla interazione delle diverse strutture aziendali,  un esito positivo ed assolutamente soddisfacente dal punto di vista clinico. E’ la storia di G.D., “ragazzo difficile”, con storia personale di svariate criticità socio/ambientali. Al culmine di una lite familiare, viene accoltellato con un grosso giravite al di sotto della clavicola sinistra. Soccorso, intubato e stabilizzato presso la Rianimazione dell’Ospedale di Nola, viene accertata la  diagnosi di “Lesione dell’arco aortico con emotorace sinistro” e trasportato, in regime di emergenza, presso la UOC di Cardiochirurgia dell’AOU “S.Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” nella notte tra il 5 ed il 6 luglio. Il paziente viene operato in presenza di notevoli difficoltà, collegato alla macchina per la circolazione extracorporea e durante l’intervento si osserva una lesione che attraversa l’arco aortico e che, miracolosamente indenne fino all’intervento chirurgico, al primo approccio si rompe in maniera subitanea e definitiva. Riparata la lesione, con la protezione della circolazione extracorporea, al primo tentativo di ripristinare la normale circolazione ci si imbatte in una seconda lesione che viene riparata, non senza difficoltà, grazie ad una seconda seduta di circolazione extracorporea. L’intervento ha finalmente termine ed il paziente viene trasportato in terapia Intensiva. Qui, in assenza di sanguinamento post-operatorio, equilibrata la condizione di anemia con numerose trasfusioni, si è provveduto al risveglio del paziente ed alla sua definitiva stabilizzazione. In conclusione, si tratta sicuramente di un esempio di buona gestione clinica, in cui prontezza della diagnosi, integrazione del circuito emergenziale e capacità chirurgica hanno giocato un ruolo positivo; 2) Il secondo episodio riguarda la gestione di un grave incidente stradale avvenuto ad Eboli il 7 luglio durante il quale hanno riportato gravissime lesioni due donne trasferite in urgenza dal presidio ospedaliero di Eboli. La giovane M.M.C. di anni 19, presentava una gravissima lesione a carico del torace ed arto superiore con prognosi riservata. In urgenza la paziente veniva sottoposta ad un primo intervento chirurgico di riduzione delle lussazioni ed allineamento delle diverse fratture per scongiurare la perdita dell’arto, successivamente veniva effettuata la complessa ricostruzione dell’avambraccio, polso e mano. La seconda paziente P.S. di anni 40 presentava gravi fratture alla clavicola, alle vertebre, al bacino ed al femore con significative complicanze. Anche per la seconda paziente veniva effettuato un delicato intervento chirurgico di riduzione della lussazione all’anca, la complessa ricostruzione delle fratture di bacino (per le quali il Ruggi è centro di riferimento) e la riduzione e stabilizzazione definitiva della frattura di femore. Entrambi gli interventi sono stati effettuati dagli operatori del Dipartimento Apparato Locomotore del Ruggi””. Non c’è che dire, due notizie bellissime che, però, hanno trovato poco spazio sui giornali e nelle tv private del salernitano; eppure si tratta di due notizie che possono e devono dare l’avvio anche ad analisi socio-ambientali che attraversano realtà territoriali da sempre dimenticate. Negli ottimi comunicati di Ventre c’è tutto la spazio possibile per ragionati e giusti approfondimenti che dovrebbero far lievitare dibattiti pubblici non solo sulla sanità funzionante ma anche su tutti quegli spaccati sociali che non riusciranno mai a sollevarsi dal loro degrado se non accompagnati da precisi messaggi culturali e non soltanto da progetti pubblici costosissimi che molto spesso arricchiscono persone e/o associazioni ben identificate. Ma ritorniamo all’inizio per cercare di capire, partendo dalla gente comune, perché le buone notizie sanitarie non funzionano. E’ inutile girare intorno al problema che è e resta la “comunicazione della notizia” che balza in prima pagina soltanto se in grado di attirare l’attenzione del lettore e del telespettatore; dunque se la brutta notizia occupa i primi spazi è segno che alla gente comune piace più la brutta notizia rispetto a quelle buone che, in fatto di numeri, superano alla grande le poche brutte; se alla gente piacessero le buone notizie sicuramente i giornali e le tv non esiterebbero ad invertire l’ordine delle scalette di attenzione e diffusione. Non è quindi colpa soltanto della stampa se vengono privilegiate le brutte notizie; la colpa più grossa purtroppo è della gente che, in definitiva, è anche l’utente attento soltanto a brutalizzare i pochi momenti di sofferenza di un “sistema sanitario” che, seppure eccellente, non può funzionare alla perfezione a 360 gradi e per 365 giorni all’anno. Ma perché la gente ama leggere o vedere quasi esclusivamente le notizie di cattiva sanità ? Non è facile rispondere, il panorama delle ipotesi è talmente vasto e per la cui analisi ci vorrebbero pagine e pagine. Io personalmente azzardo una risposta semplice e, forse, abbastanza esaustiva; la gente (che siamo noi) ha paura della sanità intesa come malattia e quindi cerca di enfatizzare gli errori pensando così di poterli esorcizzare e cacciare via dal sistema. In presenza di un errore sanitario tutti diventiamo censori della professionalità e della legalità, anche se un attimo dopo siamo i primi a cercare, in caso di necessità, di muovere tutte le nostre leve di conoscenza per essere assistiti prima, subito e meglio. Quanto accaduto su una spiaggia salernitana qualche giorno fa con alcuni bagnanti che hanno quasi sfasciato un’ambulanza, rea (secondo loro) di essere arrivata in ritardo per soccorrere un quattordicenne in serie difficoltà fisiche, è la migliore conferma delle due facce del problema. Non ne parliamo, poi, quando sui giornali e nelle tv vengono prese di mira le liste di attesa (un altro momento di sofferenza del sistema) che riescono far lievitare le vendite e ad innalzare lo share; in questi casi nessuno fa un sereno esame di coscienza per ammettere che non esiste persona al mondo che non tenti di scavalcare liste e di elargire regalie nei momenti di difficoltà della propria vita. Naturalmente c’è sempre qualcuno che cade nella rete malefica del vile denaro, ma sono tutte eccezioni che confermano la regola di un “sistema sanitario pubblico” che nel 99% dei casi funziona abbastanza bene e regge all’urto sempre più pressante dell’ingiustizia che vorrebbe veder curato meglio chi ha più soldi; un’ingiustizia mascherata maldestramente dal penoso rischio di cadere nel vizietto delle nauseabonde mazzette. La professionalità degli operatori sanitari, non solo quella della cardiochirurgia o del dipartimento apparato locomotore che sono un esempio di eccellenza a livello nazionale, dovrebbe essere celebrata meglio e più spesso per calarlo, a mò di messaggio culturale, nell’immaginario collettivo dei milioni di utenti del nostro SSN (Sistema Sanitario Nazionale).

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