PAGANI: bacchettate per Bottone

di Alberico Gambino

NAPOLI – A chi come me è stato eletto per ben due volte dal popolo, con consenso elettorale straordinario e sempre superiore alle coalizioni che mi hanno sostenuto, mai può sfuggire che il Sindaco è eletto dal popolo.

Dimentica, invece, il sig Bottone che anche un Sindaco eletto dal popolo può trovarsi nella circostanza legislativa di dover lasciare il ruolo “nelle mani di un Sindaco facente funzioni” e, se tanto accade, come è capitato a me nel Luglio 2009, allora anche il Sindaco eletto dal popolo deve decidere se essere come Caligola e nominare senatore un cavallo,  oppure essere se stessi e fare scelte con lucidità e cervello, individuando tra i papabili il più capace ed adeguato al ruolo istituzionale da svolgere.

Purtroppo io, nel Luglio 2009, inconsciamente, scelsi di essere peggio di Caligola e contribuii a creare le condizioni per il declino della mia amata Pagani che, negli ultimi sette anni, è stata governata dalla Commissione Straordinaria per tre anni e dal sig. Bottone per quattro anni.

Coscientemente, poi, il sig Bottone – la cui capacità di autocostruirsi sempre un ruolo di vittima è nota ed è conosciuta da tutti tanto da diventare ormai la barzelletta dell’intera provincia salernitana – omette di spiegare i motivi noti che avrebbero determinato la rottura tra me e lui, motivi che – oltre all’inadeguatezza ed all’incapacità dimostrata che mi obbligarono a revocargli l’incarico di vice sindaco a Febbraio 2011 – sono tutti ed esclusivamente rilevati dalle decine di intercettazioni ambientali e telefoniche e dagli innumerevoli verbali di interrogatorio venuti fuori nel processo Linea D’Ombra.

Sono questi atti che descrivono il connubio forte e indissolubile tra l’imprenditore (bancarottiere secondo la Procura) ed il “sindaco allora non eletto dal popolo” finalizzato a creare, come poi è avvenuto con il supporto anche di altri soggetti di diversa appartenenza politica e partitica, quelle condizioni ambientali irripetibili in cui si è svolta la campagna elettorale del 2014 e che ha visto saldarsi, al ballottaggio e poi dopo in amministrazione, gli stessi interessi e gli stessi uomini che nel 2011 determinarono l’ingiusto scioglimento del Comune di Pagani.

E’ giunto il tempo che questi motivi noti siano realmente conosciuti dai cittadini di Pagani e dell’intera provincia di Salerno attraverso la pubblicazione  – che farò a breve – dei testi delle intercettazioni e dei contenuti dei verbali e delle informative dei Carabinieri depositati nel corso di due processi e ormai ATTI pubblici. 

Ancora e non per ultimo, il sig Bottone dimentica anche di ricordare a tutti che io ho svolto il ruolo di Sindaco per sette anni (dal 2002 al 2009), realizzando opere ed infrastrutture che lui non realizzerebbe in cent’anni di sindacato continuativo, avendo conosciuto, come Presidente del Consiglio, come Vice Sindaco, come Amministratore delegato del mercato ortofrutticolo, come capo corrente di un gruppo, la sola frase: “A noi che ci tocca?”.

In quanto alle ossessioni che possono caratterizzare le persone, io direttamente conosco solo quelle che sono stato costretto a vivere, anche per intervento di Bottone e di vari suoi alleati, dal Luglio 2011 al Marzo 2013, e che non auguro di vivere a nessuno. Non conosco altre ossessioni dirette anche perché non credo che, nel panorama europeo, esista un solo soggetto, dotato di un minimo di intelligenza, che possa vivere ossessioni determinate da presenze insignificanti.

Conosco indirettamente, poi e invece, quelle che caratterizzano la ricerca spasmodica, da parte del sig Bottone, di una collocazione partitica che sia in grado di assicurargli il soddisfacimento di quelle ambizioni personali che cerca inutilmente da una vita e che gli auguro di trovare purchè non a scapito di Pagani e dei cittadini residenti.

Continui a parlare il sig Bottone di risanamento, di dissanguamento pregresso delle casse comunali, continui ad autodisegnarsi il ruolo di vittima,continui a cercare una collocazione partitica, però trovi anche un po’ di tempo per governare il paese che è allo sfascio e che è stanco e stufo di lui.

Se non ne è capace, come sono convinto conoscendolo bene soprattutto per gli unici  programmi di sviluppo che riguardavano solo se stesso e qualcuno del suo gruppo che proponeva nelle stanze chiuse, ci liberi – come città – da una presenza sindacale  oggettivamente insignificante e restituisca la parola agli elettori.

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