Cardiochirurgia: il sogno non è finito … la risposta di Mastrogiovanni e Panza !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Mentre scrivevo sapevo che l’articolo del 31 dicembre scorso dal titolo “Cardiochirurgia: riflessioni di fine anno … per un anno migliore” sarebbe stato visitato da moltissimi lettori ed avrebbe, inevitabilmente, prodotto commenti, anche sotto forma di post. Mai mi sarei, però, aspettato che addirittura due dei “51 uomini coraggiosi” (quelli che seguirono il prof. Giuseppe Di Benedetto nella costruzione della cardiochirurgia salernitana) si sarebbero presi la briga di postare il loro pensiero in calce al mio articolo. Generoso Mastrogiovanni e Antonio Panza (che nel ’93 erano assistenti cardiochirurghi) lo hanno fatto uscendo allo scoperto e dimostrando un certo coraggio nel proporre il loro pensiero. Eh !! si, perché ormai in questo Paese, seppure notoriamente democratico, ci vuole coraggio nel proporre il proprio pensiero. Dò atto, quindi, e senza condizioni ai due noti cardiochirurghi di essersi esposti senza se e senza ma. Grazie. Detto questo val bene la pena di continuare nei miei quotidiani “esercizi giornalistici rocambolescamente evoluti” per esternare alcune mie personali considerazioni su quanto è già accaduto, su quanto sta accadendo e, soprattutto, su quanto potrà ancora accadere sulla testa dei 51 professionisti che, almeno per quanto riguarda Salerno e la Campania, hanno scritto la storia ed hanno dettato le regole su come una struttura pubblica di alta specialità (che io definisco a tutto tondo “magico gioiello”) debba funzionare per essere e per rimanere al servizio di una sterminata comunità, una comunità sanitaria che da Salerno si estende su tutto il territorio nazionale, ed anche oltre. Da sempre ho l’abitudine di avvicinarmi ad un argomento e di non lasciarlo se prima non sono riuscito a sviscerarlo per poterlo proporre ai miei lettori in maniera completa, correndo a volte anche il rischio di essere frainteso o, peggio ancora, di essere considerato una sorta di banderuola al vento. Io seguo l’accadimento dei fatti e cerco, con le mie ridottissime capacità professionali, di raccontarli aggiungendo il mio pensiero nei casi in cui la conoscenza diretta dei fatti me lo consente. Affermo, quindi, di riconoscermi esattamente nei commenti dei due noti professionisti salernitani, dottori Generoso Mastrogiovanni e Antonio Panza, con una doverosa precisazione: mi riconosco molto di più nel commento del dr. Panza che in quello del dr. Mastrogiovanni. Non perché quello del dr. Mastrogiovanni potrebbe apparire, ad una lettura poco attenta, un po’ troppo sferzante nei miei confronti (ma fa parte del gioco ed a questo sono da tempo abituato ed anche vaccinato), ma perché quello del dr. Panza mi appare semplicemente più costruttivo. Che è quello che per me più conta e che più di tutto perseguo da sempre con la mia azione giornalistica che va letta e seguita nelle varie puntate e nelle molteplici sfaccettature perché, contrariamente a tanti altri (e vi garantisco, tutti più bravi di me !!) che, per ragioni di tempo, di spazi e di commercializzazione della notizia, non possono sviscerare e riproporre in una chiave di lettura più attenta al dipanarsi dei fatti. Invito, dunque, tutti (almeno chi ha la pazienza di farlo) a rileggere i miei precedenti “sette” articoli dedicati in questi ultimi due mesi alla cardiochirurgia salernitana, soltanto così si potrà avere una visione più vicina alla realtà del mio racconto. Non è “disdicevole equiparare una vicenda professionale di assoluta limpidità con una vicenda politica di opaco servizio”; purtroppo qualsiasi nostra azione, anche le migliori, scaturiscono da un fatto o da una storia politica; è vero che non sempre la storia politica recita bene la sua parte e quando essa scade nell’opaco servizio va sicuramente combattuta e fermata. Non conosco direttamente né Mastrogiovanni e né Panza (e di questo me ne dolgo) ma faccio sempre in tempo a chiarire che la mia azione trentennale è incentrata sulla lotta all’opaco servizio della politica, sia quando esso appartiene alla destra che quando appartiene alla sinistra. Dire oggi che la nascita della cardiochirurgia a Salerno è dovuta ad un fatto e ad una storia politica è come dire semplicemente la verità con tutti i suoi meandri limpidi e/o opachi. Non c’entra nulla la vicenda professionale della “squadra Di Benedetto” (assolutamente limpida e professionale) che si è affermata sul campo a disdoro degli intrighi politici che portarono alla sua nascita. “E mai decisione socialista fu più indovinata” ho scritto in un mio precedente articolo; ma quello della cardiochirurgia rimane come un fulgido punto di riferimento anche all’interno dello stesso ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona in San Leonardo dove il resto, o quasi, è come il deserto dei tartari. Dice bene Panza quando scrive “Siamo stati gli artefici di tale eccellenza, che ha avuto quale suo presupposto solo la meritocrazia, l’impegno, le capacità professionali e la dedizione che per alcuni ha raggiunto la vera abnegazione, tuttavia altri pensano di doverci imporre nuove regole di gioco. Da sempre forniamo dettagliate relazioni che chiariscono il reale fabbisogno che permetterebbe al nostro centro di essere un gioiello sempre più brillante: aumentare i posti di terapia intensiva postoperatoria e attivare la terza sala operatoria”. Ecco, secondo me, bisognerebbe prendere spunto proprio da questa considerazione costruttiva del dr. Panza per propagandare innanzitutto all’interno del mondo sanitario salernitano il messaggio che viene da quei 51 uomini coraggiosi; se ci si chiude su se stessi si rischia di far crollare anche il “castello fantastico” creato nel lontano 1993. Capisco che per dei professionisti è difficile soggiacere a chi vuole imporre nuove regole del gioco, peraltro anche smaccatamente ingiuste e molto deprofessionalizzanti; ma questo dovrebbe indurre all’affermazione delle professionalità e non all’elencazione delle presunte incapacità. Non entro, ovviamente, nel merito delle considerazioni sulle spiccate capacità professionali di questo anziché di quello, ricordo soltanto ai miei lettori (ed anche ai dr. Mastrogiovanni e Panza) che in uno dei miei articoli ho addirittura scritto: “Ma ci sono almeno due aspiranti a tale prestigioso incarico, potrebbe essercene qualche altro se la scelta, invece di affidarla solo alla politica, venisse presa sulla base della corretta analisi della valutazioni da parte dell’ O.I.V (prima) e dell’ O.M.V. (poi) di tutti gli aspiranti all’incarico. Sembra, difatti, che in passato siano state effettuate specifiche valutazioni delle quali, come nello stile classico di questo Paese, non si è saputo più niente. Ammesso che esistono è giunto il momento di tirarle fuori e di depositarle sul tavolo dei giochi senza barare; altrimenti non si riesce proprio a capire a cosa servono i nuclei di valutazione e/o le commissioni di indagini”. Per continuare, non è completa l’analisi del dr. Mastrogiovanni quando dicendo “che in una sola persona al comando si sintetizzi il ruolo di controllore e di concorrente ad un ruolo apicale in sanità” aggiunge che questi atteggiamenti in un recente passato sarebbero stati chiamati “conflitto di interesse”; non è solo questo, o soltanto questo, gentile dr. Mastrogiovanni; viviamo purtroppo in una Regione in cui il governatore Vincenzo De Luca da domenica 1° gennaio accorpa in se anche la figura di “commissario straordinario alla sanità pubblica” assommando sia la posizione di controllato che quella di controllore: un fatto gravissimo che la “politica di opaco servizio” ha creato dal nulla per utilizzarlo nella conquista finale del potere. Per questo, e proprio per questo, l’esposizione mediatica personale dei dottori Mastrogiovanni e Panza mi appare come un atto di vero coraggio da prendere come esempio per il futuro. Per chiudere, io personalmente sono stato visitatore ma anche utente della cardiochirurgia salernitana; riporto, tra i tanti, un solo aneddoto: per un’intera notte un oscuro operatore del quarto piano seguì minuto dopo minuto le evoluzioni del mio cuore facendo in modo che non mi sentissi mai solo; e mentre ringrazio ancora oggi quell’anonimo operatore, spero che nulla cambi negli anni che verranno e che chiunque passi per quei reparti non si senta mai solo. Chiudo con una frase postata da una operatrice della cardiochirurgia sul mio profilo fb personale: “Ho letto l’ultimo articolo. Non credo che in molti sarebbero d’accordo a farsi operare dalla politica !!”. Sono perfettamente e totalmente d’accordo con Lei.

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