TERMOVALORIZZATORE: la Cassazione santifica De Luca ?

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Finalmente la Cassazione, almeno in questi ultimi anni, ha svolto il suo compitino alla perfezione, ovvero si è limitata all’esame di legittimità di una sentenza e non è entrata nel merito; come da incarico espressamente assegnato dalla legge. Purtroppo di questi tempi i ruoli si vanno sempre più invertendo e non di rado sia le Corti di Appello che la Cassazione rinnovano i processi ed entrano nel merito degli stessi. Non è stato così per il governatore della Campania Vincenzo De Luca che era stato condannato in primo grado per la vicenda tuttora inquietante e inesplorata della realizzazione del termovalorizzatore (alias inceneritore di rifiuti) di Salerno; per lui un trattamento particolare da parte dei giudici della Suprema Corte. Non solo non sono entrati nel merito ma hanno aggiunto la chicca importantissima del “contesto ambientale in cui i fatti si erano svolti”; vale a dire che la Cassazione, forse per la prima volta, si è preoccupata di esprimere il proprio parere sulle esigenze temporali a tutela della salute pubblica nel momento in cui esplodeva l’emergenza rifiuti che da e per un certo periodo di tempo stava affliggendo l’intera Campania. La Cassazione, cioè, giustifica l’azione di De Luca quasi come se il termovalorizzatore esistesse già e bisognava imprimere allo stesso un cambio di direzione per l’emergenza e da qui le nomine contestate di Domenico Barletta e Alberto Di Lorenzo nell’ambito di quel famoso “staff” che doveva coordinare la volontà politica dell’allora sindaco De Luca. Ma all’epoca, forse qualcuno lo ha dimenticato, del termovalorizzatore non c’era neppure l’ombra e, quindi, il sindaco De Luca nella sua qualità di “commissario governativo” agiva utilizzando i suoi poteri per la riorganizzazione del settore. Ma di quale settore parla la Cassazione non è dato sapere; difatti, ripeto, all’epoca non esisteva alcun impianto ma esisteva, questa si, l’esigenza di avviare la costruzione dell’inceneritore che, comunque, non sarebbe affatto servito per impattare l’emergenza rifiuti. Non si capisce, poi, cosa c’entra la “raccolta differenziata” che già esisteva da anni con la costruzione del termovalorizzatore, a meno che non si voglia (come si intuisce dalle motivazioni) trovare l’ennesima chicca giustificativa per la prorompente azione deluchiana pro inceneritore. E potrebbe anche passare questa valutazione della Corte se non fosse, però, che in pochi mesi (subito dopo le nomine !!) Vincenzo De Luca cambiava radicalmente posizione e decretava l’inutilità del termovalorizzatore per una città in cui (a suo dire !!) il problema rifiuti era già stato risolto con la raccolta differenziata. Ma se tutto questo fosse vero a De Luca bisognava e bisogna, almeno, assegnare una medaglia d’oro. Fatto sta che per l’ennesima volta quando la giustizia deve sentenziare su De Luca lo fa in maniera alquanto surreale. Il problema del termovalorizzatore, è bene ricordarlo, è invece un altro ed è legato ai prezzi clamorosi che il Comune ha pagato per gli espropri (otto milioni di euro solo ad un’azienda agricola !!) sui quali, purtroppo, non ha affondato le sue indagini neppure il pm Roberto Penna che, comunque, riuscì a portare a processo De Luca, Barletta e Di Lorenzo per quello che lo stesso ex sindaco definiva sarcasticamente “un reato linguistico”. Bisognerebbe chiedersi, ma nessuno l’ha fatto, a cosa sono serviti gli espropri e perché sono costati tanto alle casse pubbliche. Ho scritto tanto su questa vicenda e sarebbe troppo lungo cercare di ricostruire tutta la vicenda; ricordo soltanto le tappe fondamentali. Il 16 gennaio 2008 De Luca viene nominato commissario governativo per la realizzazione del secondo termovalorizzatore della Campania: la lotta strenua da lui fatta fino a qualche giorno prima contro i commissariamenti sui rifiuti viene accantonata. De Luca si mette all’opera e individua l’area dove realizzarlo; con astuzia viene scelta una zona a ridosso dei comuni confinanti a sud e est con la città, Cupa Siglia: se l’inceneritore porrà dei problemi alle popolazioni, saranno quelle confinanti con Salerno a soffrirne e non i suoi concittadini. Il sindaco nomina il suo staff, comincia gli espropri, avvia la gara d’appalto, vola in America incontrare il grande architetto Franck O. Gehry, ideatore del Guggenheim di Bilbao: anche per la monnezza ci vuole un archistar. Diventa un protagonista di numerose trasmissioni televisive: l’Italia vede in lui una radicale alternativa al disastro napoletano. La prima gara, però, va deserta. Per un’opera di ben 200 milioni di euro non si presenta nessuna impresa. Perché avviene ciò? Semplicemente perché le condizioni poste dal sindaco sono contrarie a qualsiasi logica di mercato: nel bando viene richiesto alle imprese di versare 32 milioni all’ente appaltante; in altri termini, chi vince la gara deve fornire al Comune di Salerno i soldi che non ha per acquisire un cospicuo pacchetto di azioni così da controllarne la gestione” (fonte Isaia Sales del 3.8.2011 su Il Corriere del Mezzogiorno). Ma la cosa più eclatante è la campagna pubblicitaria pro-termovalorizzatore che in prima persona il sindaco conduce dalle frequenze di Lira Tv con editti apodittici del tipo “entro venti mesi il termovalorizzatore sarà una realtà in una grande città europea” (la citazione dell’Europa non manca mai nella megalomane ed oligarchica visione futura della città di De Luca). Non mancano i talk-show su altre tv private, ben prezzolate, con la presenza a turno di “tutti gli uomini del sindaco” impegnati in una campagna a tutto campo pro-termovalorizzatore. Addirittura Vincenzo De Luca mette su un pullman buona parte della sua maggioranza (assessori compresi) e li spedisce a Brescia a vedere e toccare con mano il termovalorizzatore realizzato nel centro urbano di quella città. Al ritorno i missionari sembrano tutti esaltati e perfettamente eruditi sulle qualità e sulle convenienze dell’impianto che non produce alcun rischio per la salute e per l’ambiente. Passa qualche mese e tutto cambia; il termovalorizzatore non s’ha più da fare. E perché ? nessuno lo ha mai spiegato se non con la rabbia deluchiana per il fatto che le competenze stavano passando dal Comune alla Provincia allora retta da Edmondo Cirielli. Con l’ennesimo decreto legge in materia, Berlusconi sta per ufficializzare il passaggio dei poteri commissariali a Cirielli, ma Mara Carfagna (già in rottura con Edmondo, ministro in carica, che all’epoca stava per sposare Marco Mezzaroma interessato forse ai mega appalti salernitani e sicuramente alla Salernitana Calcio che rileva con il cognato Claudio Lotito … povera Salernitana che all’ombra della guerra del cemento viene sbatacchiata da una parfte all’altra !!) vuole che tali poteri restino nelle mani del sindaco non fidandosi di Cirielli e temendo l’influenza su Salerno tramite lui di Nicola Cosentino (suo avversario romano per le grazie di Berlusconi !! ma non ancora in odore di camorra). La ministra continua così una lunga tradizione di sostegno a De Luca degli esponenti del centrodestra. Si assiste addirittura a un colpo di scena inedito nella storia delle relazioni istituzionali tra maggioranza e opposizione in Italia. Il segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, scortato da Vincenzo De Luca, si presenta a Palazzo Chigi durante la seduta del consiglio dei ministri e per la prima volta nella storia della Repubblica (grazie ai buoni uffici della Carfagna) viene interrotto il consiglio dei ministri per ascoltare le ragioni di De Luca: lasciare la costruzione dell’inceneritore in mano alla Provincia vuol dire favorire la camorra e i Casalesi (fonte Corriere del Mezzogiorno del 3.8.2011). Un tale interessamento di Bersani dimostra il ruolo che De Luca ha assunto (in quel momento) nelle correnti interne al Pd e  l’interesse per gli inceneritori (e per le ditte che li costruiscono) nella politica dello stesso Pd. Come da buon metodo italico si arriva a un compromesso: i poteri passano al presidente della Regione Caldoro, il quale a sua volta può delegarli. E, infatti, li delegherà a Cirielli. Apriti cielo: “”De Luca per ripicca prende una decisione che ha dell’incredibile: trasforma in zona artigianale l’area che lui stesso aveva destinato alla costruzione dell’inceneritore, dicendo che se l’inceneritore lo costruisce lui quell’area va bene, se lo costruisce la Provincia quell’area non è più disponibile sicuramente l’appalto sarà pilotato dalla camorra. In altri termini, o l’inceneritore lo faccio io o non si fa; o De Luca o camorra”” (fonte memoriale di Isaia Sales). E la magistratura ? silenziosa assiste a più cambi di destinazione d’uso di intere aree senza battere ciglio. E per non farla lunga ripeto la domanda iniziale: “La Cassazione ha santificato De Luca ?”, io credo di no, lo ha semplicemente giudicato ancora una volta in maniera surreale; in questo, ovviamente, favorita dalla carenza delle indagini svolte dalla magistratura salernitana.

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