FARMACIA DI MURIA: UN CONSIGLIO AL GIORNO QUANDO LA CARENZA DI FERRO GENERA ANEMIA

Del dr. Alberto Di Muria

SALERNO – Con il termine “anemia” si indica la riduzione dell’emoglobina, la proteina contenuta nei globuli rossi che trasporta l’ossigeno, al di sotto di un valore prestabilito e variabile in rapporto al sesso e all’età. La diagnosi di anemia deve essere confermata da un test di laboratorio: l’esame emocromocitometrico. Questo test, oltre al numero delle cellule del sangue (globuli rossi, piastrine e globuli bianchi), fornisce informazioni sulle dimensioni, sul contenuto in emoglobina e sulla forma dei globuli rossi, facilitando così l’identificazione del tipo specifico di anemia.

Il ferro si trova al centro delle quattro catene proteiche che formano l’emoglobina, in una struttura denominata eme. E’ proprio a questo metallo che si lega l’ossigeno captato dal globulo rosso durante il transito negli alveoli polmonari.

Ogni giorno un uomo adulto perde circa 1 mg di ferro. Le donne in età fertile hanno una perdita doppia rispetto all’uomo, a causa del ciclo mestruale. La gravidanza rappresenta un’ulteriore causa fisiologica di perdita marziale. La donna perde circa 680 mg di ferro per la quota ceduta al feto e per la perdita di sangue che ha luogo durante il parto. Di conseguenza il fabbisogno della gestante è di circa 0,8 mg al giorno nei primi mesi, 4,4 mg al giorno al quarto-quinto mese e sale a 8-9 mg al giorno nell’ultimo trimestre.

Una dieta completa consente l’introduzione giornaliera di circa 10-20 mg di ferro, ma soltanto una parte di questo, normalmente il 5-10%, viene assorbito. Va precisato che il ferro contenuto negli alimenti di origine animale è assorbito molto meglio rispetto al ferro vegetale perché i primi contengono quote elevate di ferro legato al gruppo eme, che penetra intatto nelle cellule intestinali. Tra le anemie acquisite, indubbiamente quella più importante è legata alla carenza di ferro. In questi casi può essere necessario ricorrere ad un’integrazione farmacologica.

Gli integratori più diffusi contengono compresse a base di sali organici ferrosi, da assumersi preferibilmente a stomaco vuoto per favorirne l’assorbimento. Alcuni farmaci, come le tetracicline, i chinolonici e gli antiacidi, limitano l’assorbimento del ferro e devono pertanto essere assunti a distanza di almeno due ore. Tra gli effetti collaterali degli integratori ferrosi rientrano alcuni disturbi di origine gastrointestinale, come diarrea, stitichezza, nausea, vomito, dolori addominali e colorazione nera delle feci.

Spesso il minerale viene associato a vitamina C, per favorirne l’assorbimento, acido folico e vitamina B12.

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