Ex Marzotto: case e servizi ai privati nell’ottica di un sistema che non cambia ?

Aldo Bianchini

SALERNO – La notizia, questa volta, l’ho letta sul quotidiano “ilmattino.it” (edizione del 24 luglio 2017); una notizia che ha calamitato subito la mia attenzione, e non soltanto perché del problema della destinazione dei suoli della ex Marzotto mi sono più volte interessato in passato e più volte ho indicato quei suoli come una chiave di lettura di “un sistema di potere” esistente a cavallo degli anni 80 e 90, un sistema che è stato poi sostituito da quello deluchiano dal 1994 in poi.

            Ma veniamo alla notizia pubblicata da Il Mattino di Salerno: “””Una città nella città. Parte da qui l’idea alla base della trasformazione dell’area del vecchio stabilimento delle Marzotto Sud in via Generale Clark. All’indomani della notizia dell’aggiudicazione definitiva del lotto, da parte del tribunale fallimentare di Napoli, alla società Iniziative immobiliari, costituita dalla Rcm Costruzioni del gruppo Rainone e dalla società Milara del gruppo Postiglione, è Eugenio Rainone ad anticipare alcuni elementi che saranno la firma del nuovo progetto di riqualificazione urbana di Salerno. Al momento – dice Rainone – sono state definite le linee guida sulle quali lavorare nel rispetto di quanto già precedentemente approvato dall’amministrazione comunale di Salerno ed è stato affidato ad un atelier di architettura di fama internazionale l’elaborazione di un masterplan propedeutico alla fase di progettazione architettonica. Il nostro intento comune è quello di creare il cosiddetto effetto città mediante un’integrazione delle residenze e delle attività commerciali con spazi pubblici e verde urbano, che enfatizzino socialità, aggregazione e rispetto per l’ambiente. I criteri di sostenibilità ambientale e di smart building saranno sicuramente elementi della partita”””.

            Ovviamente il prestigioso quotidiano salernitano non azzarda alcun tipo di riflessione o di approfondimento, proprio lì dove ci sarebbe tanto da dire. A cominciare dal fatto che la storia, quella dell’economia e del potere, si ripete ciclicamente da sempre. Si ripete anche nella denominazione delle società e/o delle associazioni di imprese che costituiscono il vero volano del potere politico ed economico. La nuova società, alla quale il Tribunale Fallimentare di Napoli dopo tante vicissitudini ha assegnato l’aggiudicazione definitiva del lotto, ha quasi la stessa denominazione di quella che sul finire degli anni ’80 fu costituita come “Iniziativa ‘90” e che oggi più indicativamente si chiama “Iniziative Immobiliari”(costituita dal gruppo Rainone e dalla Milara del gruppo Postiglione) che nella sua perfetta sintesi racchiude esattamente il potere economico, imprenditoriale di oggi in rapporto al potere politico locale e regionale.

            Ma di questo nuovo elemento di discussione che si inserisce sempre e comunque nel solco di “Dossier Salerno” (inchiesta giornalistica che sto conducendo da oltre un anno) attraverso la cosiddetta “battaglia del cemento” per la conquista di Salerno.

            Naturalmente prima di andare avanti con  il discorso del sistema di potere è necessario ricordare come e perché nacque la “Iniziativa ‘90” sopra descritta e da me ampiamente riportato nell’approfondimento pubblicato, su questo stesso giornale, il 1° agosto del 2016.

            – La nascita legittima di quello che oggi tutti stigmatizzano come il “sistema di potere deluchiano” sembra essere avvenuta la notte tra il 22 e il 23 maggio 1993 quando a Vincenzo De Luca toccò il compito di sostituire il sindaco dimissionario Vincenzo Giordano che, poi, nella serata del 31 maggio 1993 verrà arrestato. De Luca divenne sindaco sulla base di un accordo partitico tra la DC, il PSI, il PRI, il PSDI e forse anche il PLI (sigle ormai scomparse); un accordo che il neo sindaco fece presto saltare lasciando la città nelle mani di un commissario prefettizio (Antonio Lattarulo, poi additato di essere funzionale ai Servizi Segreti) e riprenderla legittimamente il 5 dicembre 1993 dopo il ballottaggio elettorale stravinto nei confronti di Pino Acocella, espressione dell’ultimo maldestro tentativo della DC di riprendere le redini della città; un tentativo che presto si rivelò come uno strumento nelle mani del gran visir di Nusco … Tra il maggio e il dicembre 1993 erano, però, accaduti fatti molto importanti e c’erano stati clamorosi arresti, primo fra tutti quello del sindaco dimissionario Vincenzo Giordano. C’è anche un momento particolare sul quale nessuno ha mai posto la necessaria attenzione; il 23 giugno 1993 venne arrestato uno dei personaggi più importanti dell’allora PSI; quest’ultimo dal carcere di Fuorni indirizzò al Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, una lunghissima lettera che era ed è agghiacciante per contenuti e per verità storiche; verità che aprono uno squarcio sulla datazione della vera nascita del potere deluchiano, forse anche a sua insaputa. Al centro della lettera, il cui contenuto è tuttora da studiare, il vero problema della caduta rovinosa del sistema precedente e cioè la famigerata “delibera 71/89” che aveva fissato gli standard urbanistici per la successiva progettazione e approvazione del nuovo piano regolatore generale. Una manovra tutta di sinistra che nel privilegiare le esigenze di verde e spazi urbani della cittadinanza metteva (non so quanto in maniera non voluta !!) in gravi difficoltà tutti quelli che avevano già sponsorizzato la cosiddetta imminente “colata di cemento”. Quella lettera, ovviamente, evidenziava anche alcune pecche in quanto non indicava le modalità e i parametri di scelta delle imprese facenti capo alle grandi famiglie da includere nel grande affare del rifacimento urbanistico della città. In quella battaglia senza esclusione di colpi si scontrarono interessi non solo di imprese e di famiglie ma anche di politici importanti che, dall’avellinese e dal napoletano, volevano allungare le mani sulla città di Salerno … Tutto questo Vincenzo Giordano lo aveva capito benissimo ma non aveva fatto neppure un passo indietro di fronte alle pressioni, forse anche del suo partito, che venivano dall’alto a tutela di interessi miliardari; e la delibera 71/89 fu approvata tra malumori, contestazioni e dure prese di posizione sul piano politico. In città spuntarono come funghi diverse società che, con il modello delle scatole cinesi, prefiguravano precisi obiettivi di conquista e nascondevano sapientemente nomi e cognomi di tutti coloro che navigavano in direzione opposta all’amministrazione comunale. In questo anche il PCI non fu secondo a nessuno … In quel periodo su tutto il territorio provinciale furono messi in campo lavori pubblici per circa duemila miliardi di lire tra nuove infrastrutture e rifacimenti urbani che dovevano andare a riparare anche i buchi evidenti lasciati dalla “legge 219 del 1981” che non era riuscita a ridare alle zone devastate dal terremoto dell’80 tutta la loro originalità. Ebbene di quella mostruosa somma di denaro pubblico calata nella realtà salernitana soltanto duecento miliardi (circa !!) furono appannaggio delle società nate in città e ben 1.800 miliardi andarono nelle casse del CCC per conto di tutte le cooperative rosse. Più avanti ritornerò sul CCC, intanto mi preme ricordare a tutti che tra le società cittadine la più importante e potente era senza dubbio quella denominata “Iniziativa ‘90” (che ancora oggi possiede l’area ex Marzotto) costituita da potenti uomini politici nascosti dietro il paravento di precisi prestanomi e grossi imprenditori degli anni ’80; imprenditori che venivano fuori dalla guerra intestina senza esclusione di colpi e che si avvicinavano al primo partito dell’epoca (P.S.I.) in un movimento di trasmigrazione verso la sinistra moderata in danno della D.C. dominata da Ciriaco De Mita e da tutti i politici avellinesi che avevano fatto di tutto, riuscendoci, per mettere l’uno contro l’altro gli unici due politici nostrani: Carmelo Conte e Paolo Del Mese. Il gioco non resse e le grandi imprese, abituate a discorsi ondivaghi fuorvianti, fecero in fretta a pentirsi ed a trasferirsi armi e bagagli verso gli antichi lidi che, nel frattempo, grazie allo strapotere delle Cooperative Rosse faceva incetta di lavori pubblici lasciando agli altri soltanto piccoli contentini –.

            Il seguito alla prossima puntata.

 

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