Elezioni 2018: Piero De Luca … e non finisce qui !!

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Lo stampo è chiaramente deluchiano, e non poteva essere così se a parlare è proprio il primogenito Piero che, alla fine, ce l’ha fatta ad essere eletto in un territorio molto pericoloso come quello casertano pieno zeppo di camorristi e di casalesi.

            Ha scelto una terra difficile, addirittura più difficile di quella siciliana dove si disse che Berlusconi aveva vinto grazie alla mafia (in verità si disse soltanto per il Cavaliere); nel casertano nessuno lo dice pubblicamente (tranne Roberto Saviano) ma tutti pensano che ogni eletto debba passare, forzatamente, per le forche caudine che da quelle parti sono molto conosciute e in cui i sanniti di Gaio Ponzio sconfissero pesantemente i romani.

            Questa volta, però, per Piero De Luca è andata in maniera completamente diversa, e non è ironia la mia. Questa volta ha funzionato l’effetto deluchiano, fatto di trasparenza e di legalità, in quanto il risultato non era scontato e per questo è stato straordinario (lo ha detto lo stesso Piero De Luca nell’improvvisato monologo di 17 minuti –che il suo staff ha cercato di spacciare come conferenza stampa– di martedì pomeriggio 6 marzo 2018). Molti giornalisti e giornali hanno, per la prima volta in assoluto, reagito al modo di fare, molto autoritario ed apodittico, del “giovin signore” e questo i suoi giovani consigliori dovrebbero, se fossero meno succubi e vassalli, suggerirglielo come un campanello d’allarme in quanto tutto ciò che è consentito al padre non è consentito a nessun altro, nemmeno per il figlio. Lo capirà ? Spero di si.

            Rimane sul tappeto la delusione, per non dire la rabbia, delle decine di imprese casalesi che hanno lavorato dal 2006 nella città di Salerno; difatti i bene informati assicurano che nel giro elettorale casertano il candidato non ha mai incontrato e per nessuna ragione i responsabili delle numerose imprese di cui innanzi. Bene !!, molto bravo e molto attento, un atteggiamento che ci fa pensare ad un profilo di alto spessore istituzionale che Piero si appresta ad interpretare nella Camera dei Deputati.

            Vale a poco la sterile discussione, accesa in città, sulle modalità della sua elezione: sul filo del rasoio e/o con il paracadute o, meglio ancora, per effetto del ripescaggio; quello che conta è la realtà di una presenza in Parlamento per rappresentare una zona di territorio della Campania molto difficile e molto inquinata e inquinante, non tanto per la monnezza ma più realmente per l’alta densità mafiosa dello stesso territorio. Ma se nessuno ci prova a rimettere in linea le cose, queste non cambieranno mai; e De Luca junior ci proverà.

            Rimane il rimpianto di una elezione ottenuta in una terra che, se non è lontana, è almeno molto diversa da quella in cui è nato, ha studiato e lavorato e dove ha iniziato a fare politica all’ombra del papà.

            Rimane soprattutto la tristezza dei ringraziamenti espressi in conferenza stampa (fonte salernonotizie.it): “”Ringrazio il segretario provinciale del Pd Enzo Luciano che ha condotto una battaglia serie  con impegno umiltà e dedizione. Ringrazio il sindaco Napoli, i consiglieri e gli assessori che hanno condiviso con noi questo progetto. Ringrazio Caserta, il sindaco, Marcianise” (come se Luciano, Napoli, consiglieri e assessori fossero liberi da qualsiasi vincolo di dominante appartenenza). Dunque Piero De Luca ha ringraziato Caserta e personalmente il sindaco Napoli, gli assessori e i consiglieri, ma non ha ringraziato Salerno che non è vero che l’ha tradito ma semplicemente bocciato. Ha ringraziato addirittura Matteo Renzi ed anche la segretaria regionale Assunta Tartaglione che da tempo è schierata in maniera diversa rispetto al deluchismo del governatore-kaimano, ma non ha ringraziato Salerno. Ammette, comunque, che il dato di Salerno (dove ha preso il 25%, mentre a Caserta ha beccato solo il 10%) è stato utile per l’elezione di alcuni capilista, ma continua a non ringraziare Salerno.

            La gente dimentica facilmente, ma qualcuno dovrebbe spiegarmi perchè il governatore proprio in quel 26 gennaio 2018 in cui Gentiloni era in visita a Napoli (il venerdì prima della pubblicazione delle liste) invece di riceverlo con tutti gli onori preferì correre, meglio dire precipitarsi, a Roma per reclamare la candidatura casertana per il figlio (vero e proprio paracadute) avendo intuito, prima che scoppiasse la tempesta e con l’innato fiuto politico che lo contraddistingue, che seppure da capolista a Salerno non ce l’avrebbe fatta, perché a Salerno il vento iniziava a soffiare in altre direzioni e perché a Salerno … non finisce qui.

            Le polemiche recenti sul presunto rapporto tra il secondogenito di Vincenzo De Luca e la camorra casertana hanno aperto enormi squarci di sfiducia, la struttura deluchiana comincia a vacillare paurosamente, a Salerno la gente si sta svegliando ed è corsa in massa da un’altra parte, ma non per merito degli altri (Nicola Provenza compreso !!). Qui è stato avviato lo sfaldamento di quella struttura politico-dittatoriale che tutti pensavano essere dura e impermeabile come Fort Apache; e tutto è andato per il meglio fino a quando i deluchiani sono rimasti rinchiusi nel loro bumper; non appena sono usciti allo scoperto (e non è qui il caso di ricordare le fritture di pesce – la sentenza napoletana presumibilmente taroccata sulla decadenza del capo – il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta del primogenito e l’indagine per corruzione a carico del secondogenito) si è subito capito che qualcosa cominciava a implodere come era prevedibile anche se non previsto nell’immediato. Un qualcosa che neppure la distribuzione a piene mani delle felpe (maglioni invernali) ha potuto fermare.

            Sicuramente ha contribuito l’inchiesta della DDA di Napoli sui rifiuti, sicuramente c’è stato un’eccessiva campagna di aggressione mediatica (in questo ha pienamente ragione Piero); ma bisogna pur capire che queste cose accadono sempre e comunque quando qualcosa comincia a franare.

            “E non finisce qui …il modello Salerno sta per crollare ” mi ha sussurrato qualcuno del palazzaccio (tribunale !! ndr); del resto è anche la storia a parlare in questo senso, e tutti gli intoccabili (De Luca !! ndr) diventano aggredibili quando il vento cambia direzione, e Salerno non crede più nel modello evocato come un paravento dal giovane rampollo della dinastia deluchiana. E la storia ci dice anche che prima dei magistrati si scuotono sempre i giornalisti; ed a Salerno sta accadendo, anche se in una forma ancora subdola e mistificante. Avrei voluto vederlo il quotidiano “Il Mattino”(il giornale quotidiano più diffuso nel mezzogiorno) se qualche mese fa avrebbe avuto il coraggio di scrivere il “lessico elettorale” dal titolo “Conferenza e Stampa – omissione terminologica” che ha pubblicato a pag. 28 del 7 marzo 2018.

            Spetterà a Piero De Luca ripristinare il giusto equilibrio delle cose con una saggia, poderosa e pubblica azione parlamentare per quanto attiene l’amministrazione della giustizia e l’utilizzo dei mezzi d’informazione nel nostro “bel Paese”; ma non dovrà mai dimenticare che fu proprio il padre negli anni di tangentopoli a cavalcare la tigre dell’aggressione mediatica e giudiziaria. Soltanto così potrà dimostrare, come credo, di non essere stato eletto perché “figlio di …” e di essere portatore di un messaggio nuovo e riformista di cui c’è tanto bisogno. E non si fidi, il giovin signore, di nessuno (dai giornalisti ai commentatori, per finire ai politicanti) e men che meno dei suoi consigliori che, come hanno fatto con il padre, sono abituati soltanto alle farneticanti adulazioni.

            Spero e credo che Piero De Luca, con la forza della sua gioventù e dall’alto della sua innegabile professionalità, lo saprà fare, senza se e senza ma.

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