Elezioni 2019: ma che inciucio sulla sanità … il problema è politico e si chiama “De Luca” !!

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – “Il grande inciucio”, così titolano i giornali per pubblicizzare l’ultima boutade del MoV 5 Stelle in merito al ricommissariamento o meno della sanità pubblica della regione Campania.

Messo che un nuovo commissario potrebbe voler significare l’inadeguatezza del governatore De Luca nella conduzione della sanità nei giusti alvei della “virtuosa gestione”, ovvero che la nomina di un direttore generale sacralizzerebbe l’opera meritoria di Vincenzo de Luca, è su questo assioma che la politica nazionale sta combattendo la sua battaglia orami dal giorno dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018.

Storica l’affermazione della ministra alla sanità Giulia Grillo nel corso della sua visita a Napoli che pontificò “De Luca subito fuori dalla sanità”, sono passati undici mesi da quel momento è ancora è tutto come prima, anzi il governatore appare anche più forte e stabilizzato di prima, se proprio vogliamo dire la verità. Il kaimano fa e disfa a suo piacimento sia nelle nomine così come nella riorganizzazione ospedaliera e della ridistribuzione sul territorio dei dirigenti apicali (direttori generali, direttori sanitari e direttori amministrativi).

La verità è che la politica, tutta la politica, non può fare altro che correre dietro a De Luca per prendere, ove possibile, le briciole che il governatore molto attentamente ed astutamente lascia cadere quà e là per tacitare le singole aspirazioni di referenti politici diversi ma mai per dare un benchè minimo riconoscimento ai numerosi partiti o raggruppamenti politici presenti sullo scacchiere nazionale e locale.

E dobbiamo essere onesti intellettualmente nel riconoscere che spesso, molto spesso, le nomine, le riorganizzazioni e le ridistribuzioni il governatore-kaimano le azzecca in maniera incredibile; come, ma solo per esempio, il ventilato ritorno del dr. Attilio Bianchi (ottimo ed immarcescibile manager pubblico) sulla scena sanitaria della provincia di Salerno per andare a governare non più l’Azienda Ospedaliera Universitaria (AOU) ma l’intera Azienda Sanitaria Locale salernitana (ASL). Se De Luca fa anche questo vuol dire che metterà a segno un’altra perla splendente per ridare alla moribonda ASL nuova verve e nuova linfa vitale in una provincia territorialmente tra le più estese d’Italia e con una spesa media complessiva che dà fastidio a molti soloni del nord.

Ma per non divagare è giusto ritornare all’argomento “commissario” per chiarire, una volta per tutte, che la sanità campana (a mio giudizio) non la vuole nessuno in gestione, così come nessuno vuole realmente il governo politico e amministrativo dell’intera regione che è e rimane forse la più difficile tra tutte le regioni esistenti.

E allora mettiamole così; Salvini non ha interesse diretto a gestire la Campania (vuole solo una fetta importante dei suoi voti) ma non vuole lasciare la sanità e la regione nelle mani di Di Maio; quest’ultimo dopo anni di guerra contro De Luca si è reso conto che insistere per il commissariamento della sanità ovvero per la conquista dell’intera regione non è assolutamente conveniente; per lui sarebbe abbastanza facile scavallare De Luca almeno dalla sanità ma sa bene che il difficile viene dopo. E allora cosa fare? Meglio lasciare le cose così come stanno; al di là delle intrusioni a gamba tesa del sottosegretario Massimo Garavaglia, della senatrice Maria Domenica Castellone, della consigliera regionale pentastellata Valeria Ciarambino o di chiunque altro si cimenti, a turno, nell’attacco e/o nella difesa del governatore.

Naturalmente tutto questo scenario non fa altro che favorire l’azione politica di riconversione attivata già da tempo (più volte l’ho già scritto) dal governatore che resosi conto di essere in affanno per la sua rielezione alla massima carica di Palazzo Santa Lucia cerca alleati nel terreno che gli è più consono, cioè a destra; così come ha fatto a Salerno, a suo piacimento, dal lontano 1993 quando con l’accordo a sorpresa con la destra dell’allora Nino Colucci riuscì a sbaragliare le aspirazioni del fresco ed innocente Pino Acocella che, nel ballottaggio, partiva con un vantaggio di ben quattro punti percentuali.

Nel 2006 De Luca trovò facile approdo nell’immaginario politico dell’allora potentissimo Nicola Cosentino e del suo pro console Edmondo Cirielli; poco dopo che quest’ultimo aveva salvato De Luca in Commissione per i procedimenti d’accusa con il suo voto, ci fu lo storico accordo politico tra le liste deluchiane e tutto il centro destra salernitano per far fuori al ballottaggio l’indomito ma candido Alfonso Andria (che De Luca aveva definito in un comizio pubblico come un ragazzino alla prima comunione e con il giglio tra le mani).

Ecco, per Vincenzo De Luca l’esplorazione a destra e gli eventuali successivi accordi “monolaterali” sono roba alla portata di mano e per le quali è divenuto, nel tempo, un espertissimo manovratore.

Chi parla, quindi, di “grande inciucio” o non ha capito niente o fa solo finta di non aver capito niente.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *