PORTO: la dogana dei misteri (2) … “Operazione Tortuga”

Aldo Bianchini

SALERNO – Più di un mese fa, esattamente il 24 febbraio 2020, avevo iniziato una inchiesta sul Porto di Salerno e più specificatamente sul settore delle dogane, un settore abbandonato a se stesso ed in preda al completo disordine in una ingovernabilità totale che lasciava prefigurare gravi e possibilissimi accadimenti di natura giudiziaria.

Il titolo “PORTO: la dogana dei misteri (1)” annunciava, ripeto il 24 febbraio scorso, alcuni possibili avvenimenti tellurici che avrebbero scosso le dogane del porto di Salerno fin dalle sue più profonde fondamenta.

In quell’articolo mettevo in chiara evidenza che nel porto di Salerno, e soprattutto nel settore delle dogane, stava accadendo di tutto e di più da quando a Salerno è stata inopinatamente sottratta la Autorità Portuale che per qualche decennio aveva governato i traffici e i flussi commerciali e turistici alla grande e con  un’ottima organizzazione anche delle dogane.

La mia fonte nel darmi qualche anticipazione verbale mi aveva anche promesso specifica documentazione sui loschi traffici che venivano consumati, quasi alla luce del sole, in quell’ambiente che, proprio perché è ad alto rischio di inquinamento, dovrebbe essere assolutamente pulito e cristallino.

Ma ciò che a Salerno, nelle dogane, prima era un principio rispettato di legalità e trasparenza, dopo l’azzeramento dell’Autorità Portuale era diventato un “non principio” che consentiva una illegalità diffusa anche perché al controllo degli uffici non c’era più nessun dirigente salernitano.

Questa, secondo la mia fonte, la ragione principale del degrado inarrestabile delle dogane, almeno fino a quando nell’aprile 2018 la Guardia di Finanza (che è presente anche lì nelle dogane) incominciò ad indagare sulle razzie all’interno del porto di Salerno per una serie impressionante di atteggiamenti delittuosi che venivano messi a segno con regolarità e facilità.

Dopo la prima puntata, in assenza di precisa documentazione, dovetti sospendere l’inchiesta perché all’improvviso la mia fonte si era fermata.

Non so, al momento in cui scrivo, se la fonte è rimasta anch’essa intrappolata negli squallidi mercimoni che ora appaiono su tutti i giornali dopo la sventagliata di provvedimenti giudiziari cautelari che hanno colpito; credo di no, perché in tutti i contatti aveva mostrato sempre una voglia di legalità e di trasparenza, anche a costo di rischiare la sua posizione e immagine all’interno del modello organizzativo di lavoro che ormai era sfuggito a tutti.

Il pm Elena Guarino, della Procura Antimafia, ha chiesto ed ottenuto dal gip Maria Zambrano (e con l’interessamento diretto del nuovo procuratore capo Giuseppe Borrelli) ben 87 avvisi di garanzia, dei quali 39 agli arresti domiciliari, per 21 il divieto di dimora, e per 9 l’interdizione dall’esercizio della professione (tra i quali due avvocati, il finanziere e il dipendente della Procura presso l’ufficio del registro generale); pochi di Salerno, quasi tutti di Napoli, Avellino e Caserta.

 

Tutto prevedibile perchè il porto di Salerno, dopo la sciagura dell’Autorità sottratta, era diventato un porto abbandonato a se stesso nell’attesa di essere definitivamente fagocitato da quello di Napoli.

Salerno era diventato “un varco senza frontiere” attraverso cui poter far passare di tutto, dagli immigrati alla merce clandestina; e tutto per qualche euro in più.

 

 

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