DIETE A CONFRONTO

 

da Maria Giovanna Santucci

inviata Welfair 2021 intervista al Prof. Dr. Eugenio Luigi Iorio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo il titolo del workshop svoltosi lo scorso venerdì nell’ambito di Welfair 2021, quest’anno dedicato al tema “Ritorno al futuro”.

“Dieta” è sostantivo di genere femminile, di chiara origine greca (δίαιτα), che significa tenore o regola di vita ovvero modo di vivere. Di solito, tuttavia, si usa il termine dieta per riferirsi alle abitudini alimentari. In realtà, qualcuno vede nell’etimologia anche il sostantivo latino “dies”, “giorno”. Pertanto, quantunque usato per indicare un periodo più o meno esteso di restrizioni alimentari, il concetto di dieta ci riporta ad un regime alimentare praticato quotidianamente, in maniera continuativa e costante. In tale contesto, la dieta, quale diretta espressione o riflesso di periodi storici o dello stile di vita di particolari popolazioni, può anche ergersi a modello di riferimento. È il caso della dieta delle Blue Zone. Non l’ennesima trovata di un spregiudicato quanto bizzarro nutrizionista della serie “sette chili in sette giorni”, e neanche l’ultimissima arrivata, essendo praticata, senza saperlo, da arzilli centenari sparpagliati nel nostro pianeta. Facciamo un passo indietro nel tempo, con l’aiuto di uno dei relatori dell’evento, Eugenio Luigi Iorio, medico, presidente dell’Università Popolare di Medicina degli Stili di Vita di Ascea (Salerno), da tempo impegnato nel campo dell’invecchiamento di successo.

 

Come nascono , quante sono e dove si trovano le Blue Zone?

La storia delle Blue Zone è contesa fra diversi gruppi di ricerca. Iorio ne ha individuato due. Quello di Poulain e Pes, e quello di Dan Buettner. Sarebbe stato il team di Dan a definire il criterio di inclusione di una popolazione in una blue zone: la presenza di persone con almeno 100 anni in percentuale 10 volte superiore a quello riscontrato negli Stati Uniti. Approfonditi studi epidemiologici e demografici, basati, tra l’altro, sul rigoroso controllo dei certificati di nascita (e, purtroppo, di morte), hanno decretato, alla fine, le cinque blue zone DOC: Sardegna (Italia), Ikaria (Grecia), Okinawa (Giappone), Loma Linda (California) e Nicoya (Costa Rica).

 

Quali sono i pilastri dello stile di vita?

Gran parte del segreto dell’invecchiamento di successo ascritto ai longevi delle Blue Zone è riposto nella capacità di queste persone di modulare favorevolmente i fenomeni ossido-riduttivi, sottolinea Iorio. Infatti, i quattro pilastri dello stile di vita, da cui dipende una vecchiaia in salute, alimentazione, esercizio fisico, performance mentali/spirituali, relazioni favorevoli con la natura e le persone che ci circondano, sono tutti modulabili dal nostro sistema redox. La dieta delle Blue Zone, in particolare, fornisce sostanze, quali, per esempio, i polifenoli, ampiamente distribuiti in frutta e verdura, che diventano parte attiva del complesso network di reazioni di ossido riduzione, preposte al controllo di vie adattive di segnalazione e di difesa. In molti casi, queste sostanze segnale, a contenuto calorico nullo, stabiliscono relazioni bidirezionali con il nostro microbiota intestinale mediate dal sistema redox e ciò porta al potenziamento dell’attività di alcuni polifenoli o all’espressione di ceppi batterici “favorevoli”. Altre sostanze, quali, gli acidi grassi poliinsaturi della serie omega 3, presenti in molti pesci, in alcune varietà di frutta secca con guscio, nelle alghe, etc. contribuiscono al controllo dei processi infiammatori. Tutto questo sta oggi portando alla graduale affermazione della nutraceutica e ai cosiddetti gero-protettori. Ma questa è tutta un’altra storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

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