ALBANESE: l’ Ennio Doris salernitano

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Ogni volta che devo scrivere su Michele Albanese (storico direttore generale della Banca Monte Pruno) aumenta il mio disagio perché, davvero, non riesco più a descrivere il personaggio senza scadere nella retorica o, peggio ancora, nella ripetizione delle tante cose già dette e scritte al di là ed al di fuori della cronaca spicciola.

Michele Albanese, secondo me, è avvicinabile se non proprio sovrapponibile (ma solo per entità di denaro gestito) ad Ennio Doris morto in questi giorni e quasi santificato da melensi omaggi e riconoscimenti che, forse, vanno oltre i suoi limiti terreni, se non per il fatto che negli ultimi anni la sua presenza pubblica è stata dilagante e sempre apprezzata.

Anche Michele Albanese, partito in sordina tanti anni fa al timone di una piccola realtà bancaria di paese avviata verso la conclusione della sua storia, è venuto fuori quasi dal nulla, ha imparato il mestiere di banchiere, ha surclassato tutti gli eredi del mitico zio Michele (Albanese, ndr !!) ed ha assunto le redini della caracollante ex “BCC Monte Pruno” elevandola al rango di “BANCA MONTE PRUNO” con una provvista centuplicata rispetto a quella ereditata; ha accompagnato la sua creatura a superare agevolmente i 50 anni di vita e l’ha rinnovata lanciandola verso il futuro attraverso una squadra (che io sono solito chiamare “i ragazzi di Michele”) di giovani validissimi e preparatissimi che stanno dando alla struttura la giusta dimensione tecnologica e professionale. E la cosa più importante è che il d.g. della Monte Pruno non avuto bisogno del Berlusconi di turno e/o della politica per e e crescere, come invece è accaduto al suo compianto collega.

Il riconoscimento ricevuto a Milano, lo “Aml Training Award 2020”, ha rilanciato la BMP e lo stesso Albanese per aver coltivato con attenzione estrema il tema della formazione specialistica antiriciclaggio fin dai tempi lontani dell’apertura del primo sportello “fuori paese”, a Teggiano, con l’aiuto di Rocco Colombo ed anche di don Andrea La Regina (suoi veri amici di sempre) che gli inculcò il messaggio dell’antiriciclaggio, per finire oggi ad essere un modello positivo per tutti i soggetti destinatari degli obblighi antiriciclaggio.

E quel “Voglio ringraziare tutti i miei collaboratori per l’impegno quotidiano profuso”, è stato pronunciato pubblicamente e con forza per ricordare a tutti che un gruppo di persone come quelle della Monte Pruno, se mosso un minimo comune obbiettivo, può raggiungere, l’impossibile. E’ proprio così, e Michele quei suoi collaboratori se li è costruiti da solo in anni e anni di lavoro in comunione con una eccellente capacita di individuare, acquisire, informare, preparare e lanciare tutti i ragazzi meritevoli a capaci, ben al di là dell’essere bocconiani o luissiani, ma anche di modesta estrazione culturale – sociale – imprenditoriale locale. Con un patto preciso per tutti: “lavorando insieme, rispettando i diversi ruoli, fianco a fianco per offrire la banca veramente a tutti”, ben oltre il cerchio magico di Doris che secondo molti rappresenterebbe proprio questa inclusione globalizzante che spesso le banche, soprattutto quelle di prossimità, non hanno.

A Milano con Albanese è stata insignita con il premio Hr Aml Award 2020 anche la dottoressa Francesca Sessa (responsabile dell’organizzazione e formazione della Bcc Monte Pruno) e sono stati consegnati i diplomi dei Master anni accademici 2019/2020 e 2020/2021 a: Fiorella Della Guardia, Maria De Divitiis, Annarita Carucci.

Ma Michele Albanese, ormai, non si ferma più e già in queste ore parteciperà, con un suo specifico intervento, al congresso nazionale del LAPEC, Laboratorio Permanente Esame e Controesame, e Giusto Processo di Ettore Randazzo. Un congresso organizzato, per oggi e domani, nell’aula magna della Corte di Appello di Salerno dall’avv. Giovanni Sofia (presidente nazionale PAPEC).

Insomma non ci sono limiti di interesse per Michele che, dopo aver trattato in lungo e in largo il difficile argomento del PNRR, adesso si tuffa anche nel difficile e intricato mono della giustizia per portare un po’ di ordine e di organizzazione.

Per tutto questo l’appellativo di “Doris salernitano” gli calza a pennello.

 

 

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