Cooperative: l’ordine è tassativo, colpire il “figlio di Zoccola” ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Non so se tutti quei personaggi politici e istituzionali salernitani che hanno, comunque, prodotto occupazione – convenzioni – incarichi – prebende e offerte pubblicitarie a tv, giornali e giornalisti, riusciranno, una volta finita la tempesta, a farsi ed a fare un sereno ed obiettivo esame della situazione ed a valutare attentamente che è stato beneficiato in passato e che in un momento di difficoltà ha agito come una iena affamata di sangue.

La storia passata e recente racconta che quasi mai nessuno è riuscito a fare una disamina attenta di chi potersi fidare nell’esercizio della gestione politica nell’ottica di una informazione serena, libera, autonoma.

Un quotidiano della città, il 30 novembre scorso, ha pubblicato una notizia a dir poco inquietante, non per la notizia in se stessa ma per il modo in cui è stata resa di dominio pubblico addirittura con un titolo in prima pagina “Il figlio del re delle coop seduto davanti al Prefetto” e un altro a pag. 6 “Terremoto al Comune – Summit in Prefettura con il figlio di Zoccola – Stop agli infiltrati”.

Dunque la notizia è che Emanuele (figlio di Vittorio Zoccola presunto ras delle Cooperative Comunali) da semplice indagato nella inchiesta sulle Coop ha avuto l’ardire di presentarsi ad una riunione in Prefettura per tutelare l’interesse dei lavoratori delle cooperative e di quelli che erano stati gratificati da una cooperativa che egli stesso aveva in passato presieduto (2016-2018) e che ora era presieduta dalla moglie Maria Grazia Mosca (anch’essa indagata nella stessa inchiesta), almeno fino all’ 11 ottobre scorso.

La notizia in se non mi ha colpito più di tanto; sono rimasto basito, invece, per come è stata sciorinata sulle sei colonne dedicate al “figlio di Zoccola”.

Veramente, mi sono detto, siamo da terzo mondo se ancora ci ritroviamo a discutere sul fatto che un semplice indagato (senza alcun precedente penale) non possa e non debba poter essere presente ad una riunione dinanzi al Prefetto; anche qui la cattiveria, perché nel titolo si scrive “seduto davanti al Prefetto” mentre nell’articolo scopriamo che il Prefetto non c’era. E che la vice prefetto Fracassi e l’assessore Natella del Comune non hanno minimamente contestato la presenza dell’indagato non riscontrando alcun impedimento formale e sostanziale.

Se poi qualcuno, in questo delicato spaccato temporale, vuole ergersi a ministro di Dio e sanzionare anche l’etica e la morale faccia pure, io starò sempre dall’altra parte da garantista, fino a sentenza passata in giudicato.

Tanto questi “ministri” (cittadini, magistrati, giornalisti, ecc) li aspetto tutti al varco, e vedremo se avranno gli attributi di lanciare le stesse accuse quando dovranno commentare, ad esempio, la presenza del sindaco Napoli, del Presidente Loffredo e/o dell’assessore al personale (fatto dell’ultima ora) in Consiglio Comunale e Giunta o in qualsiasi altra manifestazione politica nell’interesse della cittadinanza, come a sfondo politico era la riunione in Prefettura a tutela del lavoro per diversi operai.

 

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