USA/ RUSSIA/UCRAINA: ma Trump esiste ancora ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Prima di addentrarmi nella baraonda della guerra tra Russia e Ucraina mi sembra giusto capire le ragioni o le non ragioni della lunga inerzia degli USA (meglio dire dell’amministrazione Biden) che, in quest’ultimo anno, dopo l’Afghanistan sembra si stia avviando alla seconda, e forse non ultima, Caporetto consecutiva per la vicenda della Ucraina, e per meglio comprendere le ragioni o le non ragioni del conflitto Russia-Ucraina.

In questi ultimi giorni ho letto di tutto e di più (fortunatamente non seguo i social): affermazioni, certezze, ipotesi, sentenze, storicizzazioni fasulle, e soprattutto inappellabilità del pensiero, quasi come se esistesse al mondo una sola parte in causa. Lo scacchiere mondiale è talmente vasto, variegato e contraddittorio fin dai tempi remoti che lascia stupiti la sicurezza di alcuni osservatori (siano essi giornalisti e/o storici ed anche docenti universitari) nel tranciare giudizi definitivi del tipo: Biden sugli altari, Putin nella polvere.

Come sempre, e più semplicemente, al centro della guerra c’è la difesa dei confini (minacciata dalla presenza di missili occidentali sul territorio ucraino) e soprattutto l’interesse economico e commerciale; buona parte di esso passa per Odessa (che i russi vogliono strappare definitivamente all’Ucraina) che storicamente è il crocevia commerciale marittima tra oriente e occidente. Ma ci allungheremmo troppo nel discorso, e io non sono uno storico come quelli che imparano a memoria alcune paginette e le recitano alla grande cambiando spesso soltanto le denominazioni.

La domanda posta nel titolo non è casuale; alla luce di quanto sta accadendo tra America e Russia per i porti che Putin vorrebbe per se (giustissimo anche sul piano storico geografico) viene naturale anche pensare che Joe Biden nel momento di peggiore popolarità voglia cercare di risalire la china attaccando, almeno a parole, l’odiata Russia. Ed anche alla luce della notizia, ripresa dalla Fox/News, che a pagare l’agenzia internazionale (quella che attaccò Trump dal 2017 in poi per la questione che a mezzo web gli elettori americani erano stati condizionati, portando il presidente ai limiti dell’impeachment)  sia stato un giro di società a mò di scatole cinesi riconducibile ai democratici ed allo stesso staff di Barack Obama, è giusto capire cosa ne pensa il popolo americano, cioè quella maggioranza che è la cosiddetta “pancia dell’America” per gran parte sconosciuta agli osservatori internazionali che vivono negli alberghi a cinque stelle delle metropoli statunitensi.

Per buona parte del popolo americano l’ex presidente Trump esiste ancora, anzi ogni giorno che passa cresce sempre di più nella popolarità e nei sondaggi, e c’è già più di qualcuno che lo vede addirittura di nuovo alla Casa Bianca.

Le magliette propagandistiche che vedete non sono altro che la rappresentazione plastica di ciò che sta accadendo: insulti contro Biden e consensi in favore di Trump; ovvero presa d’atto della maggioranza degli americani che il Partito Democratico è sempre più guerrafondaio del Partito Repubblicano.

Qualcuno potrà dire che le magliette non contano assolutamente niente; è vero, però intanto le magliette appaiono in ogni manifestazione pubblica e/o sportiva, addirittura nei tornei di tennis o nelle grandi partite di basket e finanche nel Super-Bowl 2022. E nessuno dei grandi protagonisti dello sport americano parla contro questo fenomeno; soltanto qualche anno fa si erano spregiudicatamente schierati contro Trump.

Ma qual è la ragione di questo crescente fenomeno che sta attraversando gli States da New York a Los Angeles ?

Non è necessario fare voli pindarici, basta citare su tutto un solo elemento che favorisce la  contestazione: il costo delle benzine al gallone nell’arco  di un anno è passato dai 2,10 dollari con Trump ai 4,30 dollari con Biden; con pesante ricaduta sui beni di largo consumo alimentare con prezzi  praticamente raddoppiati.

L’America, quindi, sta attraversando una crisi molto simile a quella del ’29; una caduta pesante e pericolosa per un Paese che vive dii consumi; sicuramente non è solo colpa di Biden ma per la gente comune conta poco, è lui il presidente che non ha retto in politica estera ed è precipitato con la politica economica nazionale, certamente pagherà in termini elettorali anche per la sua eventuale ricandidatura.

Intanto la guerra prosegue, almeno sulla carta, mentre si annunciano già incontri bilaterali per la pace.

 

 

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