La giustizia riparativa può diventare il pilastro della giustizia di domani? Un mondo tutto da disciplinare a partire dalla definizione di vittima fino alla formazione dei mediatori.

da Pietro Cusati

 

 

 

 

 

 

Si è tenuto a Milano il convegno :“Giustizia riparativa e formazione della magistratura”, organizzato dall’Università Cattolica di Milano,   il progetto europeo Re-Justice che coinvolge università e centri di ricerca di Belgio, Italia, Grecia e Spagna. L’iniziativa ha avuto il compito di studiare utilizzi e ricadute nella società dello strumento della giustizia riparativa. La giustizia ripartiva coinvolge la società ed ha lo scopo di ricucire i rapporti sociali lacerati  coinvolgendo la persona offesa, l’offensore che si è reso responsabile, offrendo un’occasione di  rimedio. Alla base c’è il concetto di “soddisfazione della vittima” che comunemente si associa alla gravità della sanzione. L’autore incontra la comunità non solo la vittima e la vittima deve sentire la comunità con sé. Tutti coloro che partecipano a un percorso riparatore sono avviati a incontrare una parte di sé attraverso l’altro. Un tema che le riforme in corso stanno facendo entrare a pieno titolo nel nostro sistema penale con la legge 134/2021 che contiene una delega per una disciplina organica della giustizia riparativa: «Si tratta», ha detto il Magistrato Giorgio Lattanzi, Presidente della Scuola superiore di Magistratura e già presidente della Corte costituzionale «di un mondo tutto da disciplinare, a partire dalla definizione di vittima , familiari compresi, per passare all’accesso a programmi di giustizia ripartiva, in ogni stato e grado del processo e durante l’esecuzione della pena, fino alla formazione dei mediatori e alle garanzie in rapporto alle dichiarazioni rese». Il discorso di chiusura è spettato alla ministra della Giustizia Marta Cartabia. “La giustizia riparativa può diventare un nuovo pilastro della giustizia. Certo, deve essere complementare rispetto alla giustizia penale. Anzi, deve essere un elemento trasversale in grado di entrare in qualunque meandro della giustizia penale”. Lo strumento della giustizia riparativa, per la Guardasigilli, può essere utilizzato per risolvere ogni tipo di conflitto: “Ha un orizzonte potenzialmente sconfinato, perciò bisogna accompagnarlo da un percorso formativo su come gestire i conflitti fin dalla scuola dell’obbligo. Un lavoro che ha dei tempi lunghi, ma si tratta un investimento culturale”. “Anche in questo momento ,  riferendosi all’aggressione russa in Ucraina , stiamo assistendo alla disperata ricerca di un mediatore perché abbiamo sempre bisogno di un soggetto terzo che permetta alle parti di avvicinarsi. In questo momento la ricerca di un mediatore è il punto più difficile e decisivo”.

La ministra Cartabia  ha rivolto un invito a tutti gli attori della mondo della giustizia a “far conoscere i dati e le statistiche dei risultati della giustizia riparativa. Dati spesso controintuitivi, che vanno raccolti e fatti conoscere, come vanno fatte conoscere le storie e le esperienze, dalle quali emerge che ciò che nella nostra logica è diviso e contrapposto, nella esperienza è unito”. L’esortazione a sperimentare nuove forme di giustizia riparativa deriva anche dal fatto che è un elemento contenuto nella legge di riforma delega che “non ha incontrato resistenze fino a oggi , dentro e fuori dal parlamento. Io non sono particolarmente ottimista su eventuali momenti di tensione che potrebbero verificarsi quando andremo a chiedere le risorse per l’attuazione, ma siamo in una fase in cui non si è incancrenito il dibattito, come avvenuto per altro. È il momento giusto per intervenire perché scevro da pregiudizi”.

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