Questa volta in una azienda vinicola.

 

 

da Nicola Femminella

 

Le "Tenute del Fasanella"

Un’altra tappa del tour nelle aziende e nelle imprese che operano nelle aree del Cilento da parte dell’on. Michele Cammarano, presidente della Commissione per le Aree Interne della Regione Campania. Questa volta nell’azienda vinicola “Tenute del Fasanella”, ai piedi degli Alburni nel comune di Sant’Angelo a Fasanella. Fondata nel novembre 2003, è condotta da Michele Clavelli ed è ormai una realtà consolidata con le sue strutture produttive, il suo brand identitye e la propria quota di mercato acquisito. Fin dall’inizio il titolare dell’azienda ha coltivato un sogno che oggi risulta realizzato, così come era stato immaginato, quando si era affacciato nella sua mente. I filari di uva splendidamente tenuti e curati nei minimi particolari, si estendono su un terreno di sette ettari; la coltivazione delle viti e la produzione del vino seguono modalità e tecniche ancorate alle tradizioni e ad un forte rispetto dell’ambiente. Anche se Michele non trascura i tempi nuovi, quando questi garantiscono innovazioni che apportano linfa benefica alla buona salute dei vigneti ed elevano la qualità del prodotto, portando con sé apporti efficienti per lo sviluppo dell’azienda. Fin dall’inizio Michele ha adottato decisioni incrollabili che ancora oggi costituiscono l’idea forte della sua attività. In questa azienda si vinificano solo uve di proprietà dell’azienda, perché la filiera “dal terreno alla bottiglia” segua fedelmente ogni passaggio stabilito. Rigorosamente, per garantire gli standard qualitativi del prodotto finale. Né si arresta nella tenuta la ricerca per recuperare e portare a nuova vita i vitigni autoctoni del passato, forse non custoditi negli anni con l’amore dovuto e l’attenzione necessaria. I fiori agli occhielli della casa sono l’Auso, il Fiano, il Primitivo l’Aglianico ma soprattutto l’Aglianicone, poco noto ma sempre più sulla rampa di lancio per affermarsi come un vino di pregio prodotto in Campania e soprattutto nel Cilento, anche se la quantità disponibile è inferiore alla richiesta del mercato. Le sue caratteristiche primarie sono il profumo, il colore, l’intensa luminosità. L’azienda tende ad ingrandirsi, da qui i nuovi impianti di Santa Sofia e Mangiaguerra.

Lo staff de "Le tenute del Fasanella"

Nel congedarsi dal padrone di casa e dai suoi collaboratori, Cammarano ha dichiarato entusiasta: “Un tuffo nel mio passato, tante emozioni e ricordi nella mia visita all’azienda vinicola Tenute del Fasanella … Abbiamo passeggiato tra i filari di uva splendidamente tenuti da Michele che ci ha parlato della qualità, l’amore per la tradizione e il rispetto dell’ambiente. Punti di partenza di un percorso legato saldamente alle radici ma anche concretamente proiettato al futuro attraverso processi di sviluppo e innovazione tecnologica … Ho ribadito a tutti che sarò costantemente al loro fianco e che cercherò con tutte le mie forze di essere punto di riferimento all’altezza delle sfide che ci attendono. Lo dico con orgoglio e un briciolo di commozione: sono proprio i giovani, queste aziende e questi contesti che mi danno la forza, la passione e l’energia che quotidianamente profondo per la missione della mia Commissione, quella di far conoscere questi territori. Desidero ringraziare davvero tutti per la calorosa accoglienza”

Prof. Nicola Femminella - storico e scrittore

Ritengo oltremodo utile queste iniziative che l’on. Cammarano ha deciso di intraprendere nei quattro comprensori del Cilento. L’opportunità storica per le nostre terre registra la possibilità di ottenere risorse finanziarie mai previste in precedenza per il sud. Sono tre le Aree interne, su cinque assegnate alla regione Campania, che hanno già ricevuto finanziamenti cospicui. C’ è un fermento mai conosciuto prima per superare le desuete e dannose insufficienze che il meridione ha mostrato nel progettare iniziative volte ad accelerare il cammino verso un futuro privo delle fragilità accumulate a partire dall’Unità d’Italia. Sono chiare le disposizioni per l’utilizzo dei fondi del PNRR voluti dalla Comunità Europea a favore del sud. Ci sono ancora altre provvidenze della U.E., dei ministeri, della Regione Campania per erodere il divario socio-economico che da tempo immemorabile umilia il Mezzogiorno rispetto alle regioni ricche del nord, per cui non bisogna perdere tali occasioni, ma individuare le vie lungo le quali incanalare le iniziative progettuali per introdurre finalmente i prodomi di quello sviluppo sempre annunciato e mai realizzato, neppure in parte e in forma graduale. Gli attori come Michele, che sulla scena concretamente interpretano il ruolo di pionieri, capitani coraggiosi in campo per cambiare le cose, vanno riconosciuti perché figure emblematiche e a tutto tondo, per cambiare rotta e indicare quella giusta. Sono esempi viventi, da additare ai giovani che non rivolgono lo sguardo al comparto agricolo, nel quale non vedono una possibilità di lavoro, preferendo la vecchia soluzione dell’emigrazione, anche con il diploma conseguito presso l’istituto professionale per l’agricoltura. A quelli invece che nel settore agricolo producono reddito e occupazione è da concedere la parola, per mettere da parte quelle sempre uguali che da decenni i demagoghi di professione rivolgono ai giovani con l’unico risultato di fiaccare le loro speranze. Sarebbe utile realizzare cattedre ambulanti perché imprenditori come Michele e altri, che si sono affermati nei comprensori, possano prendere la parola nei convegni che si organizzano ad ogni piè sospinto e far raccontare loro esperienze. Potrebbero fornire dati concreti sulle azioni poste in essere e stimolare il campo attentivo dei giovani.  È una battuta la mia, un ricordo puramente scolastico, c ma nel 1866 le istituì Camillo Benso Conte di Cavour nelle regioni del nord per promuovere la ricerca e la sperimentazione in agricoltura. Michele parlerebbe ai giovani di idee lungamente coltivate nella mente, di decisioni sofferte e coraggiose, di determinazione ferrea e incrollabile. Di sofferenze e di gioie infinite, di sconfitte e vittorie, che darebbero prova inconfutabile dell’utopia che diventa realtà e di come le vocazioni dei territori, l’amore per le proprie terre e origini possono compiere il miracolo del cambiamento nel Mezzogiorno d’Italia. I giovani hanno bisogno di figure luminose, per mantenere accesa la luce nelle case dei padri.

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