Turismo salernitano: mentalità da orticello e da quartiere

 

 

da Antonio Cortese

(giornalista)

 

Salerno città scalo; sarebbe dovuta essere quella turistica, ma invece in una domenica come quella appena scorsa, in zona stazione ferrovia  – Concordia-porto, migliaia di turisti allo scalo, in stand by a consumare qualche tramezzino o pizza per semplice scalo temporaneo e destinazioni più lontane.

Chi era diretto in costiera amlfitana e chi in sosta mordi e fuggi tra gli ostelli di zona per destinazioni più a sud. Da Praiano a Marina di Camerota l’intera costa é puntellata da torri saracene ignorate dalle amministrazioni; ma non c’era neanche e di certo la fila per il castello Arechi o per il monumentale ambito storico religioso della vecchia Salerno ed altre attrazioni di minore importanza che altrove da sole farebbero eco ed interesse.

 

Ma la notizia che interessa a palazzo Guerra invece é un’altra : il Vestuti “disonorato” per manutenzione e celebrazioni indegne, per cui gli stessi turisti presenti a luce stroboscopica non trovano neppure i gadget della Salernitana come altrove in ogni bar, Tabacchi o rosticceria disporebbero ai visitatori.  Magari siamo più civili che a Napoli,  dove gli ambulanti coi palloncini di Maradona non sono stati rimossi dalla municipale, ma constatare l’assenza totale di un’attenzione che l’amministrazione dovrebbe normalmente dedicare all’incoming é desolante.

 

Dopo tutte le prediche di zio Vincenzo giorno dopo giorno, anno, dopo anno, non c’è un chiosco con la statuetta di San Matteo,  nessuna sciarpa 1919, non un giocattolo di soldati longobardi e saraceni: a Salerno non esiste mica San Gregorio Armeno, ma neanche un ciondolo con l’effige di Gregorio Settimo, no,  esiste solamente il logo delle aziende convenzionate del tipo slogan: “parcheggia e vatténne: facit’ambress, pavat’ e jatevenne!”. Ovvero l’esempio più crudo, scostumato e insipiente nei confronti del turista. La mentalità più spicciola rivelata agli occhi di chi viene da fuori: infatti senza sbagliare uno sguardo d’insieme domenicale,  la maggior parte di questi avventori non sono nemmeno più europei ma statunitensi, australiani e di altri paesi emergenti fuori continente; perché gli europei avranno fatto le somme già per le inadempienze in accoglienza anni prima di questo ordinato e inospitale scalo regionale dove molto difficilmente ritorneranno  i turisti extraeuropei che,  esaurito anche questo trend, preferiranno anche loro mete più durevoli.

 

La mentalità di far funzionare solamente i parcheggi nelle zone prossime alla stazione ferroviaria denota lo spessore ed il respiro  organizzativo simile e sullo stesso piano di quello dei Vùcumprà:  certo non ci sono più marocchini e senegalesi ad insozzare le strade, ma il risultato non sembra sia cambiato.

 

 

 

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